Il Movimento 5 Stelle vive un dissidio interiore ambientalista: in Europa chiede lo stop ai pannelli fotovoltaici sui terreni per l’agricoltura, in Italia lavora per aumentare l’energia verde prodotta dal sole, anche con pannelli sui terreni agricoli. Il governo Conte non si schiera ma intanto, nel decreto Semplificazioni, dopo otto anni ha reso di nuovo possibile incentivare la costruzione di impianti fotovoltaici anche su aree classificate come agricole, anche se degradate. Il Gestore dei servizi energetici li ha inclusi per la prima volta nel bando del 30 settembre, il costo dei nuovi incentivi sarà – come da prassi – scaricato nelle bollette.

Lobbisti e politica

I lobbisti del fotovoltaico non aspettavano altro. In Italia è da sempre possibile mettere pannelli sui terreni rispettando alcuni vincoli di salvaguardia ambientale, ma una legge del 2012 ha stabilito che non potessero essere incentivati dallo stato, per evitare che la produzione di energia facesse concorrenza a quella agricola. La mossa era stata dettata dal rischio di peggiorare il consumo di suolo e di portare a un’esplosione dei costi in bolletta.

Elettricità Futura, associazione di elettrici di cui fanno parte tutti i grossi produttori di energia elettrica a partire da Enel, insieme ai produttori di energia solare, ha cercato di opporsi prendendo spunto dalle previsioni di aumento di produzione di energia verde contenute nel Piano nazionale integrato energia e clima varato dal ministero dello Sviluppo economico a gennaio. Da subito ha chiesto di includere in parte i terreni agricoli in disuso.

Il presidente della Commissione Industria del Senato, Gianni Girotto (Cinque stelle) appoggia le loro richieste e si dichiara a favore dell’incentivazione. Per lui i benefici sono anche per gli agricoltori: «se ho dei terreni agricoli che l’agricoltore non vuole coltivare, l’imprenditore agricolo deve avere gli stessi diritti di un imprenditore industriale».

I lobbisti cominciano a vedere qualche risultato. Il decreto-legge Semplificazioni attualmente in discussione al Senato prevede che vengano stabilite aree sulle quali non si possono mettere pannelli, quindi su altre invece si potrà con procedure semplificate. Un emendamento approvato, appoggiato anche da Girotto, permette l’incentivazione di impianti fotovoltaici realizzati sulle ex discariche o cave esaurite anche se bonificate e accatastate come terreni agricoli. Il primo passo per superare il divieto di incentivi ai pannelli su terreni agricoli.

M5S contro M5S

I Cinque stelle di Bruxelles sono in allarme e hanno chiesto al commissario all’Agricoltura Janusz Wojciechowski di mettere uno stop ai pannelli. Gli eurodeputati Ignazio Corrao, Piernicola Pedicini ed Eleonora Evi hanno presentato il 22 giugno un'interrogazione alla Commissione che parte dal caso di Gela. Una società serba ha chiesto infatti l’autorizzazione a costruire un parco fotovoltaico nella piana di Gela in Sicilia dalla potenza di 160 megawatt che coprirebbe l’equivalente di oltre cinquanta campi da calcio. La società, spiega la testata specializzata Staffetta Quotidiana, è la Agroenergia srl, che fa capo un italiano, Tiziano Giovannetti, nato a Macerata ma residente a Belgrado, che opera da anni nel fotovoltaico.

I Cinque stelle europei, oltre a lanciare l’allarme sull’ «accaparramento delle terre agricole europee da parte di investitori stranieri», chiedono la salvaguardia delle superfici agricole. Il commissario ha risposto che i terreni sono «un bene limitato e speciale» e la normativa consente restrizioni «se proporzionate all'obiettivo di tutelare interessi pubblici legittimi». Per i Cinque stelle italiani l’interesse pubblico da tutelare è prima di tutto quello di produrre energia verde e non la tutela del suolo: «Ci sono sensibilità differenti», dice Girotto e riparte dal programma energia del 2017: «Facemmo una domanda apposita che parlava di terreni marginali. Non abbiamo specificato che cosa i intendeva, però si parlava di terreno». In quell’occasione «la stragrande maggioranza degli attivisti disse ok, li possiamo usare». La questione, conclude, «è una cosa politica di cui devo parlare con i miei colleghi di partito prima e di maggioranza poi. Anche fossimo d’accordo come Movimento 5 Stelle, bisogna decidere con la maggioranza». E lui assicura: «ci sto lavorando».

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