Una ricerca e una nuova scoperta di vino vecchio di cinquemila anni in un’antica tomba egiziana ha portato gli archeologi a una conclusione sorprendente. Vi sarebbero le evidenze che il luogo di sepoltura ad Abydos, nell’Egitto centrale, possa, in realtà, essere il luogo di riposo finale di un “re-donna” dimenticato dell’Egitto: Meret-Neith. 

Molto prima, dunque, della più nota regina Hatshepsut. Suo marito, il re Djet, e il figlio, re Den, furono tra i sovrani della prima dinastia dell’antico Egitto, ma recenti scavi suggeriscono che anche lei potrebbe aver detenuto un tale potere, piuttosto che essere semplicemente la “moglie-regina di Djet”.

Se ulteriori ricerche lo confermassero, sarebbe la prima donna sovrana dell’antico Egitto, anche se alcuni esperti contestano l’ipotesi perché affermano che «mogli e figlie non erano generalmente considerate in termini di successione reale», soprattutto agli inizi della storia d’Egitto. La scoperta della sua tomba colma di beni degni di un reale, tuttavia, comprese centinaia di vasi di vino sigillati, suggerisce che Meret-Neith fosse senza dubbio una figura molto influente con «livelli di autorità insolitamente alti».

Le giare piene di semi d’uva, alcune delle quali straordinariamente ben conservate e ancora nella loro condizione originale, sono tra le più antiche testimonianze di vino mai scoperte.

Tutto ciò è stato portato alla luce da un gruppo di archeologi guidati da Christiana Köhler dell’università di Vienna, la quale ha detto: «Il vino non era più liquido e al momento non siamo riusciti a determinare se fosse rosso o bianco. Si tratta probabilmente della seconda più antica testimonianza diretta del vino».

Reggente?

Grazie ad accurati metodi di scavo e a diverse nuove tecnologie archeologiche, gli esperti hanno anche potuto stabilire che il complesso tombale di Meret-Neith è stato costruito in diverse fasi e in un periodo di tempo relativamente lungo.

Portato alla luce per la prima volta dagli archeologi nel 1900, si è scoperto che era stato realizzato con mattoni di fango, argilla e legno e comprende tombe di 41 cortigiani e servi. Questa è un’ulteriore prova di grande potere, ma non l’unica. Le iscrizioni scoperte all’interno della tomba infatti, suggeriscono che Meret-Neith ricoprì una serie di importanti incarichi governativi intorno al 3000 a.C., incluso un ruolo nella conservazione del tesoro.

Stando a chi sostiene l’ipotesi di Köhler, Meret-Neith potrebbe aver governato come reggente durante la giovinezza del figlio Den, il che sarebbe stato sufficiente perché questa regnante possa aver ricevuto un maestosa tomba nel primo cimitero reale egiziano, ad Abydo.

A caccia di elementi nuovi

L’universo è inondato da miliardi di sostanze chimiche, ma stando ad alcuni scienziati ne abbiamo identificato una quantità minima rispetto a quelle possibili. Quel che è interessante è il fatto che essi ritengono che i composti chimici non ancora scoperti potrebbero aiutare, ad esempio, a rimuovere i gas serra o innescare una svolta medica, proprio come ha fatto la penicillina, o a chissà quali altre importanti applicazioni.

Da quando il chimico russo Dmitri Mendeleev mise a punto la tavola periodica degli elementi nel 1869, che è fondamentalmente una scatola di Lego per i chimici, gli scienziati hanno scoperto le sostanze chimiche che hanno contribuito a comprendere il mondo, in senso lato, che ci circonda.

Avevamo bisogno della fusione nucleare (che si ottiene “sparando” atomi l’uno contro l’altro quasi alla velocità della luce) per creare l’ultima manciata di elementi. Ebbene l’elemento 117, tennessine, è stato sintetizzato nel 2010 in questo modo. L’ultimo della tavola periodica, l’oranesson 118, era stato sintetizzato prima, nel 1999. Ma per comprendere l’intera scala dell’universo chimico, è necessario conoscere anche i composti chimici.

Alcuni sono presenti in natura: l’acqua, ad esempio, è composta da idrogeno e ossigeno. Altri, come il nylon, sono stati scoperti durante esperimenti di laboratorio e vengono prodotti nelle fabbriche.

Gli elementi sono costituiti da vari tipi di atomi e gli atomi sono costituiti da particelle ancora più piccole inclusi elettroni e protoni. Tutti i composti chimici sono costituiti da due o più atomi. La domanda che ci si è posti non appena si sono compresi i primi mattoni della chimica e che ancora oggi si pongono i chimici è: «Quanti composti chimici possiamo creare con i 118 diversi tipi di blocchi Lego che conosciamo attualmente?».

Possiamo iniziare creando tutti i composti a due atomi. Ad oggi ci sono 6.903 composti a due atomi. Esistono circa 1,6 milioni di composti a tre atomi come H2O (acqua) e CO2 (anidride carbonica), ovvero più o meno la popolazione di Milano. Una volta raggiunti i composti a quattro e cinque atomi, avremmo bisogno che tutti gli abitanti della Terra per avere un’idea di quanti sono.

Ma questa è una semplificazione, ovviamente. La struttura di un composto e la sua stabilità possono renderlo molto complesso e difficile da realizzare. Il più grande composto chimico prodotto finora è stato realizzato nel 2009 e ha quasi tre milioni di atomi. Non siamo ancora sicuri di cosa faccia, ma composti simili vengono utilizzati per proteggere i farmaci antitumorali nel corpo finché non arrivano al posto giusto.

La chimica ha delle regole ferree, anche se a volte vengono in qualche modo sorpassate. I solitari gas nobili (tra i quali neon, argon, xeno ed elio), che tendono a non legarsi con nulla, a volte in realtà formano composti. L’idruro di argon, (ArH+) non esiste naturalmente sulla Terra, ma è stato trovato inaspettatamente nello spazio. E a qual punto gli scienziati sono stati in grado di riprodurlo sinteticamente in laboratori che replicano le condizioni dello spazio profondo.

Si capisce allora che, se si includono ambienti estremi, il numero di possibili composti aumenta, forse a dismisura. Al carbonio normalmente piace essere legato da uno a quattro altri atomi, ma occasionalmente, per brevi periodi di tempo, sono possibili anche cinque legami. Si immagini un autobus con una capacità massima di quattro persone. Ma immaginate l’autobus a una fermata, la gente sale e scende; mentre le persone si muovono, per breve tempo, sull’autobus possono esserci più di quattro persone. Alcuni chimici trascorrono tutta la loro carriera cercando di creare composti che, secondo le regole della chimica, non dovrebbero esistere. E a volte hanno successo.

Un’altra questione con cui gli scienziati devono confrontarsi è se il composto che desiderano produrre possa esistere sulla Terra o solo nello spazio e in ambienti estremi. Spesso la strada che intraprendono i chimici è quella di produrre composti correlati a quelli già noti.

Esistono due modi principali per farlo. Il primo consiste nel prendere un composto noto e modificarlo un po’, aggiungendo, eliminando o scambiando alcuni atomi. Un altro è prendere una reazione chimica nota e utilizzare nuovi materiali di partenza. Questo si ha quando il metodo di creazione è lo stesso, ma i prodotti possono essere molto diversi. È come costruire una casetta sostituendo i mattoncini Lego con quelli di un’altra marca. Entrambi questi metodi sono metodi di ricerca ad “incognite note”.

Incognite sconosciute

Tornando all’esempio del Lego, costruire una molecola è come costruire una casa, poi una casa leggermente diversa, o comprare nuovi mattoncini e aggiungere un secondo piano. Molti chimici trascorrono la loro carriera esplorando una di queste case chimiche. Ma come potremmo cercare una chimica veramente nuova, cioè a “incognite sconosciute”?

Un modo con cui i chimici apprendono nuovi composti è osservare il mondo naturale. La penicillina fu trovata in questo modo nel 1928, quando Alexander Fleming osservò che la muffa sulle sue “piastre di Petri” impediva la crescita dei batteri. Oltre un decennio dopo, nel 1939, Howard Florey scoprì come coltivare la penicillina in quantità utili, utilizzando ancora la muffa.

Ma ci volle ancora più tempo, fino al 1945, perché Dorothy Crowfoot Hodgkin identificasse la struttura chimica della penicillina. Questo è importante perché parte della struttura della penicillina contiene atomi disposti in un quadrato, una disposizione chimica insolita che pochi chimici avrebbero potuto immaginare ed è difficile da realizzare.

Comprendere la struttura della penicillina significava sapere che aspetto aveva e poter cercare i suoi cugini chimici. Al giorno d’oggi è molto più semplice determinare la struttura di nuovi composti rispetto ai tempi di Florey o Fleming.Ma anche se un chimico mettesse a punto teoricamente una struttura completamente nuova e non correlata a nessun composto conosciuto sulla Terra, dovrebbe comunque realizzarla per capire se può esistere realmente.

Capire che un composto chimico potrebbe esistere non dice quali condizioni sono necessarie per realizzarlo. Ma per molti composti utili, come la penicillina, è più facile ed economico “coltivarli” ed estrarli da muffe, piante o insetti. Ed è per questo che gli scienziati che sono alla ricerca di “nuova chimica” spesso cercano ancora ispirazione negli angoli più remoti del mondo che ci circonda, dai deserti fino alle giungle più fitte ed è per questo che ancor più “conveniente” per tutti noi proteggere questi mondi.
 

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