Le lobby non mollano e l’Ue vacilla. Si può sintetizzare così la storia della tassonomia europea.

Ad aprile ambientalisti associazioni e imprenditori green di tutta Europa avevano gioito per l’esclusione di gas e nucleare dalla tassonomia, ossia la classificazione dell’Ue che definisce quali attività possono essere considerate green con l’obiettivo di spingere sulla decarbonizzazione.

Una esclusione che sembrava logica visto che il gas è una fonte fossile, quindi non può essere considerato un’attività green. Considerazioni del tutto simili si possono fare sul nucleare per i problemi legati a sicurezza e scorie. Ma consapevole di scontentare alcuni stati membri e potenti gruppi di interesse, la Commissione europea si era affrettata a precisare che avrebbe continuato a esaminare i due temi per arrivare a una proposta ad hoc.

Complici l’aumento dei prezzi del gas, il conseguente caro bollette, la pressione delle lobby e la richiesta di dieci stati membri guidati dalla Francia, sembra spuntarla il partito dell’atomo e del gas. All’ultimo Consiglio europeo la presidente Ursula von der Leyen, che pure si è imposta da subito per l’impronta green con cui ha voluto caratterizzare il suo mandato, ha affermato che abbiamo bisogno di più rinnovabili aggiungendo però che «accanto a questo abbiamo bisogno di una fonte stabile, il nucleare ad esempio, e, durante la transizione, anche il gas naturale».

Tanto è bastato per configurare una apertura e per fare tornare allo scoperto i sostenitori di gas e atomo anche da noi. Con il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani che ne ha approfittato per ribadire che occorre studiare e fare ricerca con un atteggiamento non ideologico ma laico e con Matteo Salvini che, in crisi di consensi e di nervi, ha addirittura ipotizzato una proposta di legge per «superare il No al nucleare pulito e sicuro di ultima generazione». Sfugge al segretario della Lega, come agli altri, che il nucleare pulito e sicuro non esiste. Soprattutto sembra ignorare che il nucleare è impraticabile anche per questioni di tempi e costi.

Armi di distrazione di massa

Gli unici reattori in costruzione in Europa, con tecnologia Epr, quelli di Olkiluoto in Finlandia e di Flamanville in Francia, sono in costruzione da circa 15 anni con costi lievitati, quindi hanno tempi incompatibili con la transizione e gli obiettivi climatici europei. Resta poi irrisolto il problema delle scorie visto che a oggi una tecnologia per produrre energia atomica senza produrre scorie non esiste.

Mi domando poi dove vorrebbe Salvini realizzare una nuova costosissima centrale nucleare che sarà pronta forse nel 2040 in un paese dove ancora non è stato deciso dove mettere le scorie della passata stagione nucleare e in cui i comitati bloccano anche la realizzazione di impianti innocui come pale eoliche o biodigestori anaerobici per i rifiuti organici.

Anziché usare armi di distrazione di massa, concentriamoci sulla soluzione che già oggi abbiamo: rinnovabili, sistemi di accumolo, smart grid, efficienza e innovazione.

Intanto l’Onu dice che abbiamo raggiunto un nuovo record di gas serra in atmosfera e che neanche la pandemia ha rallentato le emissioni climalteranti. Tanto che il segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale, Petteri Taalas, ha messo in guardia sulla possibilità di centrare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi avvertendo che «siamo davvero fuori strada».

Spero che sia la spinta che mancava al nostro governo per dire finalmente basta a nuovi investimenti fossili, programmare subito nella legge di Bilancio il taglio graduale dei sussidi fossili e prevedere non solo l’uscita dal carbone ma dal carbonio e quindi da tutte le fonti fossili. Abbiamo le conoscenze e le tecnologie per farlo. Indispensabile anche giocare la partita in Europa e impegnarsi affinché nucleare e gas restino escluse dalla tassonomia. È anche quanto chiede la petizione al presidente del Consiglio Mario Draghi e ai ministri Cingolani e Luigi Di Maio promossa dall’Osservatorio per la Transizione ecologica–Pnrr che tutti possono firmare su change.org.

Con buona pace di quanti, stati o corporation, vorrebbero frenare la necessaria transizione energetica.

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