Ha ragione il premier Mario Draghi, quanto sta avvenendo in Ucraina ci mette di fronte a delle scelte. E se non vogliamo più essere complici di un meccanismo per cui con il gas contribuiamo a finanziare la guerra di Vladimir Putin, dobbiamo prepararci alle conseguenze di uno stop alle importazioni dalla Russia di gas.

Presa questa decisione oramai ineludibile, il bivio di fronte a cui ci troviamo è tra guardare al passato, con le fonti fossili e nucleari del secolo scorso a difendere il nostro stile di vita, oppure accelerare nella direzione che l’Europa ha già scelto da tempo.

Quella di una transizione climatica giusta, nella quale decarbonizzazione e riduzione delle disuguaglianze viaggiano veloci e di pari passo. Questa seconda prospettiva è l’unica che ci permette di ridurre la dipendenza dall’estero e mettere al riparo imprese e famiglie.

Dobbiamo dunque prepararci a fare a meno del gas russo accelerando lo sviluppo delle fonti rinnovabili e le politiche di riduzione dei consumi energetici in tutti i settori.

Ci saranno conseguenze sulla spesa energetica e l’inflazione ma, come ha spiegato Stefano Feltri su queste pagine, non metteranno in ginocchio il paese.

Disuguaglianza energetica

Se ci sarà attenzione da un lato alle imprese che rischiano di trovarsi con prodotti non più competitivi e a chi è più povero.

I rincari dei prezzi di generi alimentari e bollette non hanno infatti per tutte le famiglie gli stessi impatti.

Per questo, dopo tanti decreti omnibus per far fronte alla guerra in Ucraina, è il tempo di un provvedimento dedicato alla povertà energetica. Ossia a come aiutare coloro che dopo i rincari di questi mesi devono scegliere quali servizi essenziali tagliare e che il condizionatore se lo sognano.

Nel 2019 erano oltre 2,2 milioni le famiglie in difficoltà a pagare le bollette di luce e gas, ma nella pandemia la povertà in Italia è cresciuta ed è il momento di occuparcene in modo serio.

Il governo ha fatto bene ad allargare la platea di coloro che possono accedere agli sconti del bonus gas e luce per tutto il 2022, ma ora si deve pensare a una riforma strutturale perché ancora troppe famiglie che ne avrebbero diritto rimangono fuori – mentre magari rientra nelle soglie Isee chi evade le tasse – e il meccanismo  penalizza quelle con bambini.

Occorre inoltre introdurre politiche attive che vedano protagonisti enti locali e associazioni del terzo settore, sperimentando nuove forme di collaborazione tra Stato e Comuni per lavorare nelle periferie più difficili.

Perché ci sono realtà dove occorre bussare alle porte di anziani che vivono soli o di famiglie a rischio sfratto per informarle di queste opportunità di risparmio, in quartieri dove ci sarebbe bisogno di avviare profondi processi di riqualificazione energetica e urbana. Il problema è che proprio questo tipo di interventi si sta purtroppo fermando.

Mentre tutti i partiti chiedono la proroga del Superbonus  edilizio per le villette, nessuno si rende conto che lo stop dell’incentivo nel 2023 per gli interventi di edilizia residenziale pubblica rende impossibile programmare interventi da parte delle aziende che gestiscono un patrimonio di oltre 700mila alloggi. Perché nel pubblico gli appalti hanno tempi più lunghi e non si fa in tempo.

Nel pacchetto di provvedimenti per far fronte alla crisi dare certezze a questi interventi dimostrerà l’attenzione del Governo Draghi nei confronti delle situazioni di disagio sociale.

Negli altri paesi europei proprio l’edilizia pubblica è oggi il più interessante laboratorio di innovazione energetica e sociale, con interventi che puntano ad azzerare i consumi delle abitazioni e a fare a meno del gas con il passaggio a impianti a pompe di calore e solare fotovoltaico.

I compiti del governo

La Commissione europea ha stabilito priorità di accesso ai finanziamenti per interventi che vanno in questa direzione e non si capisce cosa stia aspettando il governo a mettere assieme una struttura di supporto agli Enti Locali che metta assieme ministeri, Cdp, Enea, Gse.

Tra qualche mese la battuta del presidente del Consiglio sui condizionatori tornerà di attualità, perché le analisi epidemiologiche ci raccontano che non solo le nostre città diventano sempre più calde ma che aumenta il numero dei morti durante le ondate di calore estive.

Si muore di più nei quartieri abitati dai poveri, dove invece di piazze e giardini abbiamo palazzi e asfalto. È di loro che dobbiamo occuparci per non far crescere solitudine e paura del futuro.

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