Uno dei problemi centrali nelle politiche di adattamento climatico è la mancanza di forza lavoro qualificata e specializzata per i green job. Un rapporto della rete C40 ha analizzato le proiezioni e i vuoti nella forza lavoro nelle città di 25 paesi (Italia inclusa). Le policy consigliate sono due: investimenti nella formazione e rimozione delle barriere che ostacolano la libera circolazione dei lavoratori
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Nella diserzione e nell’incertezza sulla posizioni degli stati nell’azione climatica, la Cop30 potrebbe essere la conferenza sul clima dell’Onu nella quale si afferma definitivamente il ruolo centrale delle metropoli e dei sindaci come guida della transizione. La rete C40 delle città più impegnate organizzerà un summit degli amministratori locali a Rio, prima dell’inizio dei lavori e parte del programma ufficiale di Cop30 in Brasile.
Il nodo del lavoro
C40 ha appena diffuso un rapporto che non solo evidenzia uno dei problemi centrali della transizione (la mancanza di forza lavoro qualificata e specializzata per i green job), ma che detta anche la linea: le migrazioni non sono solo un effetto della crisi climatica, ma possono essere anche una cruciale misura di adattamento. Il rapporto ha analizzato le proiezioni e i vuoti nella forza lavoro nelle città di 25 paesi (Italia inclusa).
L’analisi parte da una serie di numeri: da qui al 2040 ci sarà un boom nei settori dell’energia pulita e dell’elettrificazione, la metà dei nuovi posti di lavoro in settori come costruzioni, trasporti, gestione dei rifiuti saranno green job, ma in questi quindici anni fino a sei milioni di posizioni libere nel mondo rischiano di rimanere vacanti perché tra invecchiamento della popolazione e crisi demografica non ci saranno abbastanza persone per svolgerli.
Il consiglio di policy climatica con cui i sindaci si presenteranno alla Cop30 è duplice: da un lato una massiccia campagna di investimenti nella formazione, dall’altro rimuovere il più possibile le barriere inutili (e, questi sì, ideologiche) alla libera circolazione dei lavoratori migranti. Il potenziale di crescita economica per le metropoli, quello che rischia di essere sprecato a causa di politiche irrazionali sulle migrazioni, è di 280 miliardi di dollari.
Nello studio si legge: «Con i giusti investimenti, un’azione per il clima inclusiva può creare abbastanza posti di lavoro per tutti». Nessuno ruberà il lavoro a nessuno nel settore dell’energia pulita, anzi. Se non interveniamo ora, la transizione rischia di incagliarsi sulla secca delle risorse umane.
Il gap
L’intervento della rete di città C40 in vista di Cop30 si inserisce in un dibattito in corso da tempo. Lettura fondamentale sull’argomento: Il secolo nomade della giornalista britannica Gaia Vince. Non si tratta solo di un problema futuro da prevenire, la carenza di forza lavoro incide già sullo sviluppo presente.
Alla fine del 2024 uno studio di Confartigianato aveva stimato in 828mila lavoratori qualificati il gap di manodopera per i green job in Italia, poco più della metà di tutta la manodopera richiesta in questa sfera dell’economia, un problema che colpisce soprattutto le piccole imprese italiane, che stanno facendo una fatica enorme a trovare personale con le competenze del futuro.
Ci sono settori in cui il gap professionale prende le sembianze di una voragine, come quello delle costruzioni (fondamentale per la transizione), 62 per cento di vuoti nell’assunzioni, seguito dal manifatturiero (53 per cento) e dal settore dei servizi (49,7 per cento).
Su base europea, dal 2020 a oggi la media dei posti vacanti nei settori centrali della transizione energetica, eolico e fotovoltaico, è raddoppiata. Serve tutto, dagli ingegneri energetici agli installatori, dai tecnici della rete ai progettisti, passando per project manager specializzati. Si parla spesso del collo di bottiglia della burocrazia e delle approvazioni, ma quando (o se) quel fronte sarà sbloccato, rimarrà il buco del personale da riempire. Secondo una stima di marzo 2025 della Commissione europea, l’investimento richiesto in formazione è tra 1,1 e 1,4 miliardi di euro.
L’allarme che i sindaci portano alla Cop30 è che la riqualificazione del personale esistente è una condizione necessaria ma non sufficiente. Le politiche migratorie sono una leva strategica in mano all’Europa per dare nuova linfa alla sua transizione energetica. Come ha spiegato Vittoria Zanuso direttrice esecutiva del Mayors Migration Council, «C’è un potenziale enorme, ma per sbloccarlo dobbiamo creare corridoi regolari per i migranti in modo da riempire i gap».
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