Quando lo scorso maggio la provincia di Alessandria ha modificato le delibere ambientali del polo chimico Solvay, ha approvato l’uso, la produzione e lo scarico nel fiume Bormida di un particolare tipo di Pfas, l’Adv, senza che nessuno avesse idea di che cosa fosse e quanto fosse pericoloso. Fino ad allora infatti non c’era traccia di questo composto nella documentazione ufficiale delle autorità locali. E nonostante l’azienda abbia più volte ripetuto come la provincia ne fosse a conoscenza, l’Adv non è presente nelle autorizzazioni ambientali concesse negli ultimi dieci anni. 

Lo stesso composto chimico infatti si trova da novembre 2020 sotto indagine da parte del dipartimento di Stato del New Jersey. Nel 2019 i ricercatori dell’autorità ambientale americana, Epa, hanno scoperto che un altro stabilimento Solvay, quello di West Deptford, stava rilasciando l’Adv nell’ambiente. Neppure loro avevano idea di che cosa fosse. 

L’Epa, scoperta questa nuova contaminazione, ha chiesto dei campioni al Cnr, che monitora gli scarichi del polo chimico di Spinetta. Campioni dai quali è emerso non solo come « l’Adv fosse usato da entrambi gli stabilimenti, e quindi esclusivamente dalla Solvay» ma come «in Italia fosse presente in concentrazioni rilevanti nel fiume Bormida fin dal 2012» dice Sara Valsecchi, ricercatrice Cnr.

Come c’era finito in America? Secondo le ipotesi dell'autorità giudiziaria americana, Solvay lo avrebbe importato dall'Italia in piccole dosi non dichiarabili fin dal 2011 per sostituire un altro Pfas, il Pfna. Un composto dismesso solo l’anno prima, dopo che era finito sotto esame dell’Epa e del dipartimento di Stato. 

Cosa sono i Pfas

I Pfas, e in particolare dell’Adv, sono molecole formate da uno dei legami più forti della chimica organica, quello tra carbonio e fluoro. Le proprietà che ne derivano consento di usarli per comporre polimeri speciali, resistenti all’acqua, alle alte o basse temperature.

Proprio questa resistenza li rende pericolosi per l’uomo e per l’ambiente. Maggiore infatti è la lunghezza della catena di atomi di fluoro e di carbonio, maggiore è la persistenza nell’ambiente e la tossicità per l’organismo umano. 

Finora la ricerca si era concentrata su molecole con una catena di 6 o 8 atomi di carbonio. Gli scienziati americani invece, grazie alla ricerche condotte in New Jersey sono risaliti alla composizione dell’Adv, o meglio al clorocarbossilato di perfluoropolieteri. Registrato presso l’autorità Europea per la sicurezza alimentare, Efsa, sotto la denominazione di  “prodotto Solvay” può contenere anche più di 10 atomi di carbonio. 

Secondo il Cnr la multinazionale belga produce l’Adv in Italia dagli anni ‘90. Nonostante sappia con certezza almeno da trent’anni che si tratta di un prodotto tossico, e dal 2010 che si sta accumulando nei corpi dei lavoratori. Sono gli stessi ricercatori dell’azienda nel 2019 a comunicare all’Epa «associazioni statistiche positive» tra le concentrazioni di questi composti nel sangue e la possibilità che i lavoratori sviluppino problemi cardiaci, alla tiroide e una diminuzione della risposta immunitaria.

Il 15 settembre Arpa Piemonte ha annunciato i nuovi risultati della campagna di monitoraggio delle acque. L’Adv è stato trovato nel livello più profondo dell’acquifero in valori che indicano una possibile compromissione della falda. Si tratta di dati parziali che risalgono solo a quest’anno: prima non ce’erano  gli standard per trovarlo nel terreno e nell’acqua. Tuttavia la stessa autorità ambientale ne ha pubblicato le concentrazioni in falda a partire dal 2019. Tant'è che secondo fonti interne alla stessa Arpa le concentrazioni di Adv potrebbero essere più elevate di quelle comunicate ufficialmente. 

Secondo l’azienda «a West Deptford, Solvay non ha mai prodotto o commercializzato coadiuvanti di processo a base di Pfas e ha volontariamente eliminato il loro uso prima di qualsiasi obbligo legale». Ma non li ha prodotti soltanto perché li importava dallo stabilimento italiano.

Tracy Carluccio, attivista americana del Delaware Riverkeeper Network, un'associazione che si batte per la tutela della qualità delle acque, spiega: «Solvay non ha smesso di usarlo volontariamente ma solo dopo che il governo dello stato del New Jersey  ha fatto causa nel 2020».

Dallo giugno l’azienda ha smesso di usare ogni tipo di Pfas in America. In Piemonte invece l’Adv è stato condonato a patto che venga dismesso entro il 2023. 

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