Come ogni estate, dopo la prima ondata di calore si è ripresentato il dilemma dell’aria condizionata: colpevole climatico o cura climatica? Lusso o necessità salvavita? Trasformarci in una società che necessiterà sempre di più di rinfrescare gli ambienti per salvare vite umane sarà una delle sfide più complesse del futuro a medio termine: l’aria condizionata è sempre più un asset energetico, tecnologico, ma anche geopolitico.

Secondo il 2021 Lancet Countdown, già oggi evita la morte prematura di 200mila persone nel mondo. Eppure secondo la Iea, oggi solo il 5 per cento degli indiani e il 9 per cento degli indonesiani (due paesi che raggiungono temperature estreme) ha accesso a impianti per rinfrescarsi casa. La corsa di questi paesi per uscire dalla «cooling poverty» (termine coniato da una nuova ricerca del Cmcc, il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, la «povertà del fresco») sarà – con l’intelligenza artificiale – uno dei temi energetico-climatici dei prossimi trent’anni. Per soddisfare l’aumento del picco di domanda elettrica per l’aria condizionata l’India e il suo miliardo e mezzo di abitanti avranno bisogno di un terzo dell’elettricità in più.

I numeri dei consumi

Secondo una ricerca della University of Oxford, in uno scenario intermedio di aumento delle temperature (tra +1.5°C e +2°C), l’energia richiesta dall’aria condizionata entro il 2050 sarà l’equivalente di quello che erano i consumi elettrici di Stati Uniti, Unione europea e Giappone sommati nel 2016. Un continente e mezzo di energia elettrica solo per avere meno caldo.

Già oggi rappresenta il 7 per cento dei consumi elettrici globali e il 3 per cento delle emissioni: l’impatto del fresco è uguale a quello di tutti gli aerei del mondo. L’accesso globale all’aria condizionata di massa e la sua trasformazione da lusso del nord globale a standard collettivo per la vita su un pianeta che si riscalda sarà una delle più radicali trasformazioni dei nostri sistemi energetici, e qualcosa a cui non siamo probabilmente ancora pronti.

Secondo la ricerca del Cmcc (pubblicata sul Journal of Environmental Economics and Management) la «cooling poverty» è l’indicatore emergente più importante della povertà energetica globale. Dimmi quanti gradi puoi togliere al caldo di fuori e ti dirò qual è la tua classe sociale. Le famiglie ad alto reddito destinano tra lo 0,2 e il 2,5 per cento del proprio budget all’aria condizionata, mentre quelle più povere possono arrivare a spendere fino all’8 per cento. Non sarà di per sé un freno, perché la sua diffusione passerà dal 28 per cento (oggi) al 55 per cento nel 2050, ma nei paesi africani rimarrà inchiodata al 15 per cento.

La trasformazione

L’accesso all’aria condizionata è una trasformazione che non coinvolgerà soltanto le economie emergenti, ma anche le città del nord Europa, che dovranno trovare il mondo di ripensare spazi e strutture. Alle latitudini centro-settentrionali del nostro continente, il problema è sempre stato tenere le case al caldo d’inverno, non al fresco d’estate. Con le ondate di calore da crisi climatica contemporanea, vivere a Londra o Monaco d’estate sta diventando sempre più difficile: le temperature non saranno alte come a Roma, Atene o Siviglia, ma devono essere affrontate senza nessun aiuto nella climatizzazione.

Nel Regno Unito solo il 5 per cento delle case ha un sistema di raffrescamento, in Germania soltanto il 3 per cento. Quando la crisi si è aggravata, il tasso di penetrazione non è migliorato, perché nel frattempo è intervenuta la crisi energetica post-invasione dell’Ucraina. Un ulteriore problema delle case in Europa settentrionale è che sono state costruite per tutt’altro clima d’estate, mai con la ventilazione come priorità edilizia.

Nonostante tutti i freni (costo dell’energia, povertà, edilizia) i prossimi trent’anni vedranno una moltiplicazione degli impianti di aria condizionata, con un balzo di consumi elettrici confrontabile solo con quello richiesto dai server per l’intelligenza artificiale. Le due chiavi per sminare questa bomba climatica sono rinnovabili ed efficientamento energetico.

Secondo il Cmcc l’uso del fotovoltaico come fonte di elettricità per l’aria condizionata può ridurre il consumo del sistema di un quarto. E secondo il rapporto Iea politiche di efficienza energetica possono ridurre la domanda di energia del 45 per cento rispetto agli impianti di oggi. Un mondo così caldo avrà sempre più bisogno di aria condizionata ma un’altra aria condizionata è possibile.

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