Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul “rapporto 161” di Ninni Cassarà e Francesco Accordino


Sempre nel mese di agosto, mentre si svolgevano le indagini sulla scomparsa di INZERILLO Giuseppe e di PECORELLA Stefano, il gruppo di mafia che aveva perseguito l'eliminazione del clan INZERILLO e BONTATE, con i risultati sin qui esposti, apriva un t altro fronte, colpendo improvvisamente un'altra grande famiglia di mafia “tradizionale”, il cui potere nella provincia di Palermo era stato indiscusso per vari decenni.

Il 19 agosto 1981 a Villagrazia di Carini veniva ucciso il noto mafioso BADALAMENTI Antonino cugino del boss BADALAMENTI Gaetano, quest'ultimo considerato un uomo di grandissimo prestigio nel panorama mafioso tanto che gli veniva attribuita la carica di presidente del tribunale della mafia.

L'omicidio di BADALAMENTI Antonino, la cui posizione all'interno della famiglia mafiosa di Cinisi era analoga a quella di Girolamo TERESI all'interno della famiglia di Villagrazia e di DI MAGGIO Calogero e Santino INZERILLO all'interno della famiglia di Passo di Rigano, stava a dimostrare che il cosiddetto gruppo emergente, dopo aver disarticolato le due più grosse famiglie di mafia della città di Palermo, aveva indirizzato la sua azione verso la zona occidentale della provincia, colpendo duramente il clan BADALAMENTI che sino a quel momento, aveva controllato l'aeroporto di Punta Baisi centro nevralgico necessario a tutte le famiglie per il traffico delle sostanze stupefacenti.

A riprova di quanto sopra il 18 settembre, in Cinisi, veniva teso un agguato contro DI MAGGIO Procopio, DI MAGGIO Giuseppe e IMPASTATO Nicolò (quest'ultimo cognato del succitato BADALAMENTI Antonino, elementi di spicco della stessa famiglia BADALAMENTI, i quali scampavano fortunosamente alla morte. Il successivo 22 settembre, in Palermo, veniva ucciso IMPASTATO Luigi mentre il giorno 1 ottobre, in Carini, cadeva sotto i colpi dei killers GALLINA Stefano, ambedue elementi di spicco della mafia di Carini. La decimazione del clan BADALAMENTI proseguiva nei giorni immediatamente successivi con il con tentato omicidio di MAZZOLA Salvatore, avvenuta in Cinisi il 3 ottobre 1981 e con l'assassinio di MISURACA Calogero perpetrato in Palermo il 7 ottobre 1981.

A proposito di quest'ultimo omicidio giova ricordare che, a seguito delle pubblicazioni delle fotografie degli individui arrestati nella villetta di via Valenza, ove era in corso un summit mafioso, perveniva segnalazione anonima nel corso della quale un ignoto cittadino dichiarava di aver riconosciuto nella effigie di VERNENGO Ruggero, uno degli assassini di MISURACA. L'anonimo specificava che il VERNENGO al momento della consumazione del delitto vestiva con giubbotto di pelle color marrone che, nel corso della successiva perquisizione domiciliare, veniva effettivamente rinvenuto e sequestrato, nonostante l'opposizione della madre.

Era logico dedurre che anche la sequela di omicidi perpetrati nei confronti degli aderenti alla famiglia BADALAMENTI, non avrebbe potuto essere attuata se non vi fosse stato l'accordo di un gruppo mafioso che aveva influenza nella stessa zona, anche se prima subordinato alla stessa famiglia dominante.

L'omicidio di BUCCELLATO Antonino consumato in Castellammare del Golfo in data 30 settembre 1981 e i successivi omicidi perpetrati in Alcamo e Santa Margherita Belice in pregiudizio di personaggi legati alla famiglia RIMI, osservati anche dal punto di vista dei rapporti di parentela che legavano il BUCCELLATO sia a BADALAMENTI Gaetano che a RIMI Natale e Filippo stavano a dimostrare che era stato sovvertito uno status consolidatosi in decenni di egemonia mafiosa e che le cosche appartenenti alla cosiddetta mafia emergente avevano attuato un piano di concreta destabilizzazione delle famiglie più in vista e che più contavano.

Attuata prima l'eliminazione delle cosche BONTATE e INZERILLO nella città, e successivamente della cosca BADALAMENTI nella provincia, l'azione era stata proseguita colpendo la famiglia di RIMI di Alcamo, il ché importava il controllo e la gestione di buona parte della Sicilia occidentale. Dall'esame complessivo degli eventi si cominciava cosi a delineare con una certa chiarezza la nuova mappa delle famiglie che si erano impossessate direttamente della città di Palermo e, tramite opportune alleanze della Sicilia occidentale.

Esse venivano individuate nei GRECO e PRESTIFILIPPO della zona Ciaculli e Croceverde; nei MARCHESE e TINNIRELLO di piazza Torrelunga, corso Dei Mille e Sperone; negli SPADARO e nei SAVOCA della Kalsa; nei RICCOBONO di Partanna Mondello; negli SPINA e ANSELMO della Noce; nei GRECO - GARGANO di Bagheria; nei PIPITONE di Villagrazia di Carini particolarmente legati ai mafiosi di San Lorenzo e Partanna Mandello e nel gruppo corleonese da lungo tempo trapiantato a Palermo e saldamente collegato con le famiglie di Ciaculli, di corso Dei Mille e San Lorenzo.

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