Si avvicina il primo inverno in cui la fornitura di gas è messa a rischio dal conflitto ucraino, e il governo tedesco guarda molto da vicino i consumi di gas di privati e aziende. Che, emerge dai dati, sembrano pronti a fare la loro parte e nella prima settimana di ottobre hanno ridotto del 30 per cento i consumi rispetto alla media degli anni precedenti. Difficile individuare la ragione: senza dubbio i cittadini sperano di risparmiare qualcosa, considerato l’aumento spropositato dei prezzi dell’energia, ma non è da escludere che anche la campagna del ministero dell’Energia per il risparmio abbia contribuito a una riduzione nei consumi. 

Secondo i dati della Bundesnetzagentur, l’ente che gestisce le infrastrutture per la distribuzione del gas, nella prima settimana di ottobre ha registrato un calo del 29 per cento dei consumi dei privati. Il presidente Klaus Müller ha comunque segnalato che le temperature erano 0,7 gradi più alte rispetto alla media della stessa settimana del 2021. Il dato, però, vale anche per i consumi delle imprese, che possono essere considerati indipendenti dall’effetto delle temperature.

Ma anche considerando i consumi previsti tenendo conto dell’andamento delle temperature, la situazione è migliore delle previsioni. Per averne prova basta guardare a un’elaborazione del Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung da cui emerge che, a settembre, nonostante le temperature più fredde il consumo di gas è aumentato, ma meno delle attese. Insomma, nonostante le temperature più fredde, cittadini e imprese hanno scelto di aumentare il termostato meno di quanto gli esperti avevano previsto. 

L’intervento pubblico

Dopo una serie di iniziative, anche contraddittorie, per stabilizzare il mercato, come la sovrattassa in bolletta per sostenere le aziende energetiche, poi eliminata in extremis, l’esecutivo ha raggiunto il livello di stoccaggio necessario per guardare all’inverno con serenità e ha licenziato un pacchetto di aiuti da 200 miliardi di euro per tutelare i consumatori, annunciando il pagamento di una parte della bolletta di dicembre di tutti i cittadini.

Recuperare il gas necessario a sostenere la quota russa non è stata cosa semplice. Robert Habeck, il ministro dell’Energia, responsabile di questo compito, ha dovuto anche fare i conti con la sua cultura verde in questo contesto. Ora, governo ed esperti guardano già all’inverno 2023, quando la difficile situazione di quest’anno potrebbe replicarsi. Il rischio è che il contesto peggiori ulteriormente, visto che quest’anno, almeno per un periodo, il gas russo era continuato a fluire. 

Oltre a prendere accordi anche con governi controversi, come quelli dei paesi della penisola arabica, Habeck ha chiesto ai cittadini di risparmiare gas quasi tutte le settimane. Un appello diretto, che sembra aver sortito qualche effetto, insieme all’aumento delle bollette. Il prezzo è arrivato a 23,8 centesimi per kilowattora dopo aver toccato a inizio settembre il picco di 40 centesimi per kilowattora. Un anno fa, la stessa quantità di gas costava appena 9 centesimi. Per avere un’idea, in Italia il prezzo è di 50 centesimi per kilowattora. 

Fin dall’inizio della legislatura, molti esperti hanno apprezzato le scelte comunicative del ministro, che durante tutta la crisi energetica ha proposto un’immagine di sé in cui non nasconde i dubbi che lo attanagliano quando prende decisioni lontane dai suoi valori. Habeck ha condiviso riflessioni sulla scelta di rivalutare il carbone come fonte d’energia o quella di mantenere in funzione le centrali atomiche che sarebbero dovute essere spente a fine anno. Si è anche mostrato molto empatico nei confronti di chi soffre di più dei prezzi alti. In questo contesto, insistere sulla necessità di risparmiare, secondo i commentatori è stata una scelta importante per mantenere alta l’attenzione sulla questione anche durante l’estate, quando l’emergenza appariva lontana. 

Le parole del ministro

Già a giugno il ministro aveva lanciato una campagna per convincere i cittadini a ridurre i consumi. Il titolo: 80 milioni insieme per risparmiare energia. Sul sito si trovano una lunga serie di consigli per limitare gli sprechi e consumare meno, a casa, sul posto di lavoro e grazie all’efficientamento degli edifici (per cui ci sono anche agevolazioni pubbliche).

A luglio Habeck spiegava che «possiamo tutti dare un contributo, e lo stiamo già facendo, a meno che non facciamo finta di non vedere e sentire cosa sta succedendo». Ad agosto i calcoli del ministero dell’Energia prevedevano che senza un calo dei consumi di circa il 20 per cento il rischio stati di necessità si faceva tangibile. E a quel punto Habeck ha imposto indicazioni rivolte sia alle pubbliche amministrazioni che ai privati. Come è stato ordinato anche in altri paesi, il riscaldamento negli edifici pubblici non potrà superare i 19 gradi e andrà evitata l’illuminazione per soli motivi estetici delle opere d’arte, oltre a una serie di altre limitazioni su caldaie e insegne luminose per «dare l’esempio e indicare la via anche ad altri settori con una serie di iniziative facili da mettere in pratica». Per i privati le indicazioni sono meno nette: gli affittuari non avranno più l’obbligo di raggiungere una certa temperatura minima nei loro appartamenti e sarà vietato riscaldare piscine private. 

Un pacchetto che agli occhi degli ambientalisti come Luisa Neubauer dei Fridays for Future è fin troppo poco di fronte alla gravità della situazione. Solo il 4 ottobre, in un comunicato i Fff denunciavano che «è un disastro che il governo continui a non intraprendere nessuna misura seria per risparmiare energia in tutti gli ambiti». Che sia troppo poco oppure no, i consumi sono più bassi delle attese. 
 

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