Tra Parigi e Berlino c’è maretta. La prova tangibile è arrivata con il rinvio del vertice bilaterale che ogni anno raccoglie i ministri dei due governi per un allineamento sui principali temi politici. Dopo che nel 2021 i due esecutivi si erano confrontati solo in videoconferenza, soprattutto a Parigi l’attesa per un incontro fruttuoso a Fontainebleu era grande. Ma ora, l’indisponibilità dei ministri tedeschi ha portato a riprogrammare l’incontro per il prossimo gennaio. 

La ragione ufficiale addotta dal portavoce del cancelliere sono i problemi logistici di quattro dei ministri che avrebbero dovuto partecipare all’incontro, ma non era ancora mai successo che uno dei due partner disattendesse una delle regole fissate dal contratto di Aquisgrana. Le ragioni vanno cercate più in profondità che nelle ferie d’autunno che alcuni dei ministri vogliono sfruttare per passare qualche giorno con i loro figli. 

L’energia

In cima alla lista delle questioni su cui Parigi e Berlino, storicamente asse portante dell’Unione europea, non vanno d’accordo c’è Midcat, il gasdotto che dovrebbe collegare Spagna e Germania: la Francia non accetta di essere declassata a paese di passaggio ma punta a un ruolo da protagonista sfruttando i suoi rigassificatori. Ma quando a inizio mese Olaf Scholz ha visitato Pedro Sanchez a La Coruna i toni suoi e degli sherpa che lo hanno accompagnato erano molto determinati. Le due parti hanno firmato un piano d’azione bilaterale, una prova di affinità che avrebbe desiderato portare a casa anche il governo francese di minoranza, in difficoltà nelle ultime settimane. 

Invece, già lo scorso 3 ottobre, quando Emmanuel Macron è volato a Berlino, è rimasto deluso dalla timidezza tedesca. Ma i problemi energetici non finiscono con Midcat: Francia e Germania hanno bisogno di una strategia comune per lo sviluppo futuro. Le loro divergenze si misurano anche sul progetto del price cap europeo al prezzo del gas: mentre Macron è disposto a sostenere la proposta italiana di Mario Draghi, Scholz rimane scettico anche sull’ultima proposta che riguarda un limite temporaneo. 

Per il momento, le unisce un accordo che assicura a Parigi, in difficoltà per la manutenzione delle centrali atomiche, energia tedesca e, viceversa, vede arrivare nel Saarland il gas francese, essenziali nei mesi freddi dell’inverno senza metano russo. Ma quando si guarda agli anni a venire, le opinioni divergono: mentre il governo semaforo spinge, sull’onda degli azionisti di governo Verdi, per un addio definitivo a carbone e gas a favore delle rinnovabili, Oltralpe si continua a contare sul nucleare per assicurare la fornitura di energia. 

La difesa

L’altro dossier che punge è quello della difesa. Il primo problema è quello del Fcas, il nuovo caccia che Germania e Francia dovrebbero realizzare insieme alla Spagna. Parigi è preoccupata dello scetticismo di Berlino. Angela Merkel aveva spalleggiato il progetto nonostante l’opposizione di una parte dell’industria aeronautica tedesca, ma restano sul tavolo problemi di brevetti tra le aziende che partecipano al progetto. 

Ancora più problematica è la vicenda dello European Sky Shield Intiative, un sistema di difesa antiaereo europeo promosso da Scholz e atri 15 partner. Non ne fa parte la Francia, ufficialmente perché ha un suo sistema di difesa autonomo. La stampa francese sottolinea invece come lo scudo promosso dalla Germania utilizzerà soprattutto sistemi tedeschi, americani e forse israeliani (Scholz ha ribadito negli ultimi mesi il suo interesse per le tecnologie dell’Iron dome), mentre Parigi vorrebbe veder implementata l’idea di sovranità europea in questo contesto. La Francia, tra l’altro, sta sviluppando insieme all’Italia il sistema di difesa antiaereo di media portata Mamba, e ha dunque deciso di non partecipare al progetto. 

È solo l’ultimo di una lunga serie di divergenze che all’Eliseo non hanno mancato di notare: dal no di Berlino al lancio di un satellite militare, che ha portato Parigi ad aprire una collaborazione con SpaceX, alla decisione di Berlino di acquistare 35 aerei F-35 dall’americana Lockheed, un brutto segnale per il progetto comune Fcas. Nell’ultimo Consiglio europeo a Praga, poi, Scholz non ha nemmeno nominato la collaborazione tra Germania e Francia. A Parigi la dimenticanza non è passata inosservata. Ora, il risentimento comincia a crescere, e non è detto che la visita che Scholz ha proposto per mercoledì per tamponare il caso basti a rasserenare gli animi. 

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