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Oggi parliamo dell'effetto di elezioni regionali sul governo nazionale, del beneficio che traggono i partiti di destra dalle crisi e di come un gruppo di chierichetti cattolici ha lanciato un segnale pesante sul problema degli abusi nella chiesa cattolica.

Partiamo da Hannover. Gli abitanti della Bassa Sassonia, oltre a parlare il tedesco più corretto (Hochdeutsch), hanno votato ieri per rinnovare il parlamento regionale. Il risultato ha sorriso a Spd e Verdi, che insieme conquistano la maggioranza assoluta e possono porre fine al governo di grande coalizione che governava il Land fino a quel momento.

Rischio liberali

Nonostante il risultato positivo per due terzi dei partiti che fanno parte del governo federale, socialdemocratici e verdi sono preoccupati. I grandi sconfitti del voto sono infatti i liberali, il partner più piccolo del "semaforo" che governa a Berlino: la Fdp non sarà presente nel prossimo parlamento di Hannover perché non ha superato la soglia di sbarramento del 5 per cento. Una circostanza che mette in difficoltà il partito e il ministro delle Finanze Christian Lindner, che teme che la sua formazione sia percepita come troppo "di sinistra". Vi raccontiamo tutto il contesto e le possibilità che si aprono adesso per Lindner e i suoi qui.

Eppure, i liberali alle elezioni federali dell'anno scorso avevano portato a casa un buon risultato, soprattutto tra i giovani. Il feeling con gli under 30 si era creato per la scelta dei liberali di privilegiare temi come sviluppo digitale e la libertà di scelta sulle iniziative per il contenimento del Covid. La taz dedica un lungo approfondimento al lavoro dei deputati più giovani del partito e indaga il rapporto con la formazione giovanile del partito e il riallineamento nella nuova, complessa situazione geopolitica.

Slancio AfD

A votare nel weekend non è stata solo la Bassa Sassonia. Gli elettori si sono espressi anche a Cottbus, in Brandeburgo, dove andavano al ballottaggio per il governo della città Spd e AfD. La città, secondo le valutazioni dei servizi segreti, è un punto di snodo dell'estrema destra regionale.

Il socialdemocratico Tobias Schick ha sconfitto Lars Schieske raccogliendo i due terzi dei voti, ma l'attesa era stata dominata dal timore di commentatori e opinione pubblica della possibilità che il partito estremista potesse vincere per la prima volta il governo di una città. Secondo gli opinionisti è stata proprio questo timore a mobilitare parecchi elettori: l'affluenza è aumentata di un paio di punti percentuali tra il primo e il secondo turno. Dopo che al primo turno Schick aveva preso il 31,8 per cento dei voti e Schieske il 26,4, tutti gli altri partiti avevano assicurato il loro sostegno a Schick, chiudendo un cordone di sicurezza intorno agli estremisti.Durante il conteggio dei voti a Hannover hanno voluto inscenarsi come vincitori anche i dirigenti di AfD. Il partito di estrema destra ha potuto raddoppiare i propri consensi approfittando della crisi di inflazione e carobollette e cavalcando lo scontento della popolazione rispetto alle politiche del governo. Le ragioni, scrive la taz, sono da cercare nell'incertezza della coalizione semaforo e dell'inconsistenza della Linke, in crisi da tempo.

Secondo gli esperti, ha potuto sfilare voti soprattutto alla Cdu. Ad approfittarne vorrebbe essere soprattutto Tino Chrupalla, il capo del partito di destra, che cerca argomentazioni per scalzare il suo rivale interno Björn Höcke.

Il capo di AfD in Turingia continua a spingere il partito sempre più verso l'estremismo, agendo nell'ombra. Lo Spiegel ha seguito il capo occulto alle manifestazioni che organizza: «Sul palco Höcke annuncia che oggi discuterà soprattutto del fatto "se” i tedeschi continueranno a sopravvivere. La crisi energetica porterebbe con sé “fame e caos”. Höcke si riferisce al governo come “gabinetto degli orrori berlinese”, i “partiti vecchi” vorrebbero “le anime dei nostri figli” e i media starebbero portando avanti “pura propaganda di guerra”». Sono questi i toni con cui Höcke si rivolge al suo pubblico, ma i suoi colleghi propongono già soluzioni pratiche alla crisi energetica: tornare ad acquistare il gas dalla Russia.

Occhi su Madrid

In realtà, per far fronte alle forniture di gas, per il momento il governo tedesco si è attrezzato con accordi con partner anche controversi, come gli stati della penisola arabica. In futuro, il punto di riferimento di Berlino potrebbe però essere, accanto allo storico partner francese, Madrid. Si sono infatti riaperte nelle ultime settimane le trattative per completare il gasdotto Midcat, pianificato nei primi anni 2000 tra Francia e Spagna ma mai completato. Parigi, però, non vede di buon occhio la nuova alleanza. Qui tutti i dettagli.

Eredità in crisi

Resta sotto accusa la politica energetica di Angela Merkel. In un editoriale, Susanne Beyer spiega perché quasi nessuno sente la mancanza dell'ex cancelliera, che pure era stata salutata con affetto da tutto l'arco parlamentare, perfino dagli ex avversari.
Un anno dopo, il clima è cambiato, e l'opinione pubblica conserva un ricordo meno positivo delle scelte che hanno impostato il rapporto con Mosca nei sedici anni merkeliani e che ora stanno procurando tanti problemi al paese. Nonostante il giudizio definitivo sul suo operato non sia ancora stato determinato, sembra che l'eredità della cancelliera sia stata intaccata.
Ad aggravare la situazione è il fatto che Merkel continua a non prendere le distanze da quelle decisioni, né professa l'autocritica che invece piacerebbe finalmente vedere a una parte dell'opinione pubblica. Nell'ultima occasione pubblica, sfruttando l'arteficio di un impossibile dialogo con Helmut Kohl ha preferito dare consigli al governo in carica sul valore da dare alle minacce di Putin, raccomandando attenzione alle parole sulle armi atomiche e l'importanza delle relazioni con Mosca, se il governo russo dovesse tornare pronto ad abbracciarle in futuro.

Relazioni pericolose

Per il momento, però, i legami con Mosca restano un problema per chi ne è sospettato. A farne le spese è stato Arne Schönbohm, capo del Bundesamt für Sicherheit in der Informationstechnik, l'ufficio dei servizi segreti specializzato nella protezione delle reti informatiche. Nel circolo Cyber-Sicherheitsrat Deutschland, che aveva fondato lo stesso Schönbohm nel 2012, era infatti entrata di recente un'azienda riconducibile a un'impresa di cybersicurezza di un ex agente del Kgb. Dopo le rivelazioni di un'inchiesta di Zdf Magazin Royal che hanno approfondito l'identità dei membri, la ministra dell'Interno Nancy Fraeser starebbe cercando il modo più veloce per ricollocare Schönbohm altrove. Trovate qui tutti i dettagli della storia.

Polemica a messa

Un centinaio di chierichetti di Colonia in viaggio di gruppo ha protestato apertamente durante la messa officiata nella basilica di San Paolo da Rainer Maria Woelki contro il cardinale. I chierichetti gli hanno rivolto le spalle per protestare contro il cardinale, da tempo criticato per la gestione dei casi di abusi sessuali nella comunità di Colonia. L'anno scorso Woelki era stato esonerato per diversi mesi da papa Francesco, che più tardi gli aveva chiesto di offrirgli le sue dimissioni, su cui però il papa non ha ancora deciso.
Dopo la protesta dei chierichetti, il cardinale ha detto di essere convinto che «dal loro punto di vista le intenzioni fossero buone», ma di essere triste del fatto «che venga a questo scopo venga utilizzata la messa».

Presidenza sicura

Si è conclusa al primo turno la sfida per la presidenza della Repubblica in Austria. Con il 55 per cento dei voti, il presidente verde uscente Alexander Van der Bellen ha conquistato la riconferma senza dover affrontare il ballottaggio. Secondo arrivato il candidato della FpÖ Walter Rosenkranz, terzo il dottore-punker Dominik Wlazny, meglio noto come Marco Pogo, del partito della Birra, che ha beneficiato della sua campagna elettorale social conquistando molti voti giovani.

Secondo il quotidiano viennese Der Standard, il risultato non supera la mera riconferma di Van der Bellen, nonostante l'inconsistenza dei concorrenti del presidente uscente. Come ragione la testata individua gli scarsi consensi del governo in carica, formato da conservatori e Verdi, che negli ultimi sondaggi non raggiunge neanche lontanamente la maggioranza, fermandosi al 31 per cento dei consensi. Ma i voti di destra, finora polarizzati dalla FpÖ, rischiano di defluire verso la concorrenza, ancora più estremista, di Gerald Grosz della BzÖ.

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