Un sospiro di sollievo per i ballottaggi delle elezioni comunali, ma parte già un’altra settimana intensa per il governo tedesco, sul piano interno e anche quello della politica estera. Friedrich Merz ormai a ogni elezione locale deve aspettare con il fiato sospeso: alla fine, attraverso alleanze larghe e mobilitazione dell’elettorato anti-AfD si riesce sempre a evitare il peggio, ma non è detto che sia una strategia che può durare. 

Risolverla con l’economia

In una giornata in cui i dati segnalano che il numero assoluto di disoccupati torna sotto la soglia dei 3 milioni, il cancelliere Merz convoca in riunione i suoi ministri a Villa Borsig, nella zona nord di Berlino. L’obiettivo è rimettere finalmente in moto l’economia tedesca, da mesi al tappeto, con un ampio programma di abbattimento della burocrazia (che la Spd vuole evitare di trasformare in deregolamentazione fatta e finita) e digitalizzazione. All’orizzonte c’è anche un impegno più sistematico per quanto riguarda la battaglia per la dilatazione dei tempi della trasformazione energetica in campo automotive. Un dossier grazie al quale Merz può guadagnare punti agli occhi del potente settore automobilistico e per il quale può contare anche sul sostegno di Francia e Italia, ansiosi di guadagnare tempo anche per le proprie industrie nazionali. 

Il cancelliere prima di entrare in riunione ha fatto un passaggio anche sull’accordo per la pace in medio oriente presentato ieri alla Casa bianca, assicurando il sostegno di Berlino alla soluzione dei due stati – condizione essenziale per il riconoscimento dello stato palestinese – e la disponibilità di aiutare «in campo politico, in campo umanitario e nella ricostruzione». Tenuto conto del fatto che la Germania è rimasta, insieme all’Italia, l’ultimo dei paesi europei più rilevanti a non procedere al riconoscimento della Palestina, paradossalmente, Trump potrebbe essere più incline ad ascoltare Berlino. 

Ma l’appuntamento a Villa Borsig serve anche per una questione d’immagine. Già a fine agosto i parlamentari dei tre partiti di governo si erano mostrati pubblicamente a una grigliata di team building: tutto per dare l’immagine di una coalizione unita. Anche in questo caso, la riunione dovrà essere prova del fatto che Cdu/Csu e Spd lavorano bene insieme: effettivamente, nelle ultime settimane sono riusciti a portare a casa l’elezione dei tre giudici costituzionali che in estate era rimasta appesa a causa dei dubbi dei cristianodemocratici sulla candidata di orientamento progressista, in parte accresciuti da fake news rilanciate dalle reti dell’estrema destra. Nei sondaggi, la maggioranza continua a soffrire: l’insoddisfazione è quasi ai livelli del governo Semaforo, dopo neanche sei mesi in carica. E anche il giudizio sui rapporti reciproci tra i partiti di governo è tutt’altro che generoso: il 77 per cento degli interpellati nell’Ard DeutschlandTrend ritengono che i due partiti si comportino male l’uno con l’altro. 

AfD sull’uscio

Come accade sempre più spesso, anche alle elezioni comunali in Renania settentrionale-Westfalia AfD è arrivata al secondo turno salvo poi andare a sbattere contro la mobilitazione di un elettorato ampissimo che l’ha sconfitta ovunque. La Spd ha perso Dortmund, che governava da tempo immemore, a favore della Cdu, ma il peggio è stato evitato. Resta il fatto che continui a mancare una ricetta concreta per arginare l’ondata di successi dell’estrema destra. 

Un’interessante analisi della Tagesschau indaga con quali strategie l’AfD stia riuscendo a penetrare sempre di più nel tessuto dei piccoli e medi comuni, arrivando a far traballare il muro di fuoco dei partiti tradizionali verso destra. Secondo i politologi con cui ha parlato la testata, infatti, l'estrema destra punta su due aspetti: innanzitutto si mostra all’elettorato come approcciabile e presenta candidati vicini alla popolazione, dimostrando che gli uomini e le donne di Alice Weidel sono «uno/a di noi». Contemporaneamente, si propone ai partiti democratici come partner di fatto su singole questioni di merito, mostrando di essere in grado di portare avanti questioni di merito sul territorio in maniera efficace. Aprendo canali di collaborazione, per quanto “one shot”, AfD può puntare a scavare anche le fondamenta della Brandmauer

Non possiamo non raccontarvi l'esito finale (almeno fino all’appello) della vicenda dell’ex collaboratore di Maximilian Krah, già capolista alle elezioni europee per AfD e nel frattempo rientrato al Bundestag come deputato: il suo collaboratore Jian G., accusato di essere una spia per conto del governo cinese, è stato condannato per aver sottratto tra il 2019 e il 2024 documenti confidenziali dal tribunale di Dresda a quattro anni e nove mesi. La procura aveva chiesto sette anni e mezzo, mentre su Krah è in corso un procedimento separato per concussione e riciclaggio legato a possibili pagamenti da Pechino. 

Il fascino discreto di Weimar

Continuano gli sforzi del governo Merz di mettere in piedi un legame sempre più saldo con i partner francesi e polacchi. Ieri la riunione dei ministri degli Esteri del triangolo a Varsavia è stata l’occasione per i capi di governo (oltre a Merz, Emmanuel Macron e Donald Tusk) per prendere posizione sulle elezioni in Moldavia. La vittoria dei filoeuropei, scrivono i tre leader, dimostra che, nonostante le interferenze russe «gli elettori moldavi hanno mostrato di nuovo che non permetteranno che il loro futuro nel segno di pace e libertà sia tolto loro. Ci impegneremo a continuare a sostenere lo sviluppo democratico della Moldavia, le sue riforme e la crescita economica, come anche il rafforzamento della resilienza della Moldavia, in particolare sulla strada che la porterà all’Unione europea». 

Può sembrare una dichiarazione di circostanza, ma assieme all’impegno del ministro Johann Wadephul, che ha chiesto una maggiore cooperazione in materia di difesa, si tratta di un posizionamento molto forte in Europa dell’est. Che, alla luce delle ultime violazioni dello spazio aereo sui paesi baltici e in Scandinavia, oltre che sul mare del Nord, è la risposta tangibile a una richiesta urgente da soddisfare. Wadephul ha assicurato che la Nato è all’erta e vigila su ogni centimetro dell’Alleanza, ma ha ammesso che la difesa del territorio dai droni dovrà essere migliorata. Ogni promessa è debito. 

Non si può più dire niente?

Oltre allo sbarco oltreoceano di Bernd das Brot, il personaggio per bambini della tv tedesca che affascina anche gli adulti e di cui vi avevamo parlato qui, che è stato intervistato dal comedian John Oliver nel suo late show, dobbiamo parlare di un altro comico tedesco che ha creato un caso in Germania. 

Jan Böhmermann, il comedian che aveva citato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan in una delle sue poesie satiriche portando la Germania sull’orlo di una crisi diplomatica con Ankara qualche anno fa, ha allestito una mostra al Haus der Kulturen der Welt a Berlino. Le installazioni stanno facendo discutere perfino a sinistra, dove certe provocazioni molto aggressive comunque non stanno piacendo (come si legge per esempio in questa recensione della taz), ma il comico ha dato scandalo invitando al festival che si tiene al Hkw il rapper Chefket, accusato di antisemitismo. La ragione sta in una maglietta indossata dall’artista in occasioni pubbliche, che rappresenta l’immagine di uno stato palestinese che include anche il territorio d’Israele. Il ministro della Cultura Wolfram Weimer ha criticato duramente l'esibizione e in un primo momento Böhmermann ha replicato che avrebbe garantito lui stesso che la manifestazione non avrebbe assunto coloriture problematiche. 

Quando poi si è mobilitata anche la comunità ebraica per bloccare il concerto, per altro pianificato per il 7 ottobre, Böhmermann e la sua squadra hanno deciso di rinunciare, sottolineando in una comunicazione pubblica che il team Royal non ha intenzione di lasciare alcun dubbio sul posizionamento della compagnia che si muove intorno al comedian. 

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