La proposta di chiedere alla Corte costituzionale di vietare il partito di Alice Weidel sarà calendarizzata a stretto giro dal parlamento. Il rischio boomerang è dietro l’angolo, mentre i partiti tradizionali sono occupati con loro stessi (e con l’Ucraina)
Ci siamo quasi, ormai mancano soltanto un mese e pochi giorni alle elezioni federali. La campagna elettorale anche questa settimana ci regala perle fotografiche, ma non vanno persi di vista i contenuti. Quindi passiamo da colazioni a base di Weißwurst, i classici salsiccioni bianchi bavaresi, alle raffinate portate che vengono servite a Davos, ce n’è un po’ per tutti.
In attesa di calendarizzazione
È notizia di poche ore fa il fatto che con un’adesione molto alta alla richiesta di calendarizzazione, un gruppo di oltre cento deputati è riuscito a far calendarizzare per la prima volta la discussione generale su un possibile divieto di AfD. Non è detto comunque che la discussione della proposta abbia esito positivo: anche nei partiti tradizionali, infatti, molti non sono sicuri che vietare il partito sia la strada migliore per sottrargli sostenitori. Anzi, con consensi ormai oltre il 20 per cento l’effetto boomerang è dietro l’angolo: e poi, una volta deciso dal Bundestag, l’esposto passa alla Corte costituzionale che successivamente dovrà fare le proprie valutazioni. Insomma, la strada sarebbe comunque ancora lunga.
I firmatari puntano sull’urgenza dovuta alle elezioni anticipate, ma secondo alcuni deputati sarà difficile dimostrare l’incostituzionalità del partito. Per questo motivo, un gruppo di parlamentari guidato dall’ex ministra verde Renate Künast ha presentato una controproposta che chiede invece un esame approfondito che individui eventuali elementi di incostituzionalità.
I partiti tradizionali non possono neanche contare sui servizi segreti interni, che da sempre dedicano un’attenzione particolare alle attività di AfD. In realtà il direttore Thomas Haldenwang aveva previsto una rivalutazione dello status del partito di Alice Weidel per il 2025, che attualmente è considerato “caso sospetto di estremismo di destra e ostilità alla Costituzione”. Se i servizi dovessero decidere per un upgrade, si raggiungerebbe la certezza. La rivalutazione sarebbe diventata necessaria dopo che sul finire dell’anno scorso in Turingia AfD ha creato il caos nel parlamento regionale, ritardando parecchio l’elezione del presidente. Con l’imminenza del voto, però, prevale il principio della Chancengleicheit, la parità delle possibilità per tutti i partiti in corsa, che potrebbe essere danneggiata da un’azione dei servizi segreti.
Sfuggita dalle mani
Una delle chicche fotografiche che vi segnalavamo in apertura è questa. Annalena Baerbock «molla», scrive la Bild, Olaf Scholz. Al di là dei meme (vi lasciamo qui quello che ci è piaciuto di più) che sono fioriti su questa foto-base, da cui in realtà è tagliato l’interlocutore di Baerbock, il ministro del lavoro Hubertus Heil, l’immagine è diventata il simbolo di una faglia che si sta allargando sempre di più tra la ministra e il cancelliere, e di conseguenza tra Verdi e Spd.
In un’intervista a Politico, la ministra ha criticato la linea contraddittoria del governo (e quindi di Scholz) sull’Ucraina: «La Germania in questo momento non viene considerata una forza trainante della politica pacifista in Europa, e questo mi fa soffrire». Secondo Baerbock, in campagna elettorale «per alcuni conta soltanto la prospettiva nazionale, o meglio come guadagnare velocemente qualche voto alle elezioni». Il riferimento è chiaro. «Per me fare politica responsabile significa non piazzare la propria bandiera al vento ed eventualmente cambiarle verso in campagna elettorale».
Nelle scorse settimane erano filtrati scontri sull’opportunità di stanziare un ultimo pacchetto di aiuti per l’Ucraina prima della fine della legislatura: Scholz, descritto come freno alle intenzioni di Baerbock e del ministro della Difesa Boris Pistorius, venerdì ha detto è disposto a sostenere nuovi aiuti per Kiev soltanto se saranno finanziati con una sospensione del freno del debito. In altre parole, con un indebitamento extra, «come hanno fatto praticamente tutti gli altri paesi che aiutano l’Ucraina» ha detto il cancelliere, e come avrebbe voluto fare a novembre, quando però la rigidità del ministro delle Finanze gliel’ha impedito, dando via allo scontro che ha fatto cadere il governo.
Per altro, senza la Fdp che ha lasciato il governo, il governo ha bisogno di una sponda nella Cdu per approvare il pacchetto da tre miliardi al Bundestag. I cristianodemocratici sono tra i più convinti sostenitori della causa ucraina e hanno già promesso di offrire anche i missili Taurus qualora dovessero vincere le elezioni, ma non sono disposti a mettere la faccia su un’iniziativa di Scholz. E così, nonostante sul principio in realtà Cdu, Fdp, Verdi e Spd sarebbero tutti d’accordo, il via libera appare bloccato dalle accuse reciproche.
Weißwurst e Weizenbier
Un’altra immagine che ha segnato il fine settimana è stata quella che ritrae insieme i capi di Cdu e Csu, Friedrich Merz e Markus Söder. Ciascuno impugna un bicchiere lungo di quelli che si usano per servire la Weizen: il setting appare bavarese, ma nonostante l’occasione fosse una colazione a base di Weißwurst, in pieno stile meridionale, il setting era nordico. L’appuntamento elettorale era infatti a Brilon, luogo di nascita di Merz, in Renania settentrionale-Westfalia.
Sembrerebbe, per una volta, una partita in casa per il candidato cancelliere, ma il menù importato appare, come tutti i dettagli, rivelatore. Un’approfondita cronaca dell’evento pubblicata dallo Spiegel racconta come in quest’occasione il bizzoso bavarese si sia trattenuto dalle punzecchiature che in genere riserva a Merz. Certo, ultimamente il governatore della Baviera aveva ipotizzato che forse Merz fosse andato in letargo, visto che di lui non si sentiva più nulla. Ma stavolta, nonostante il nervosismo tangibile di Merz – che assiste di settimana in settimana a un trend negativo per il suo partito, con un certo sospetto che quei voti fluiscano direttamente nel paniere di Alice Weidel – è andato tutto bene.
Söder si presenta stavolta come whip, pronto a arringare le folle – le Bierzeltreden, i comizi da tenda della birra sono la sua specialità, scrive il settimanale – anche alle Schützenfesten, le feste del tiro a segno com’era quella organizzata a Brilon. Ma la campagna elettorale è lunga e gli umori di Söder cambiano molto in fretta. Armin Laschet si lecca ancora le ferite a ricordare la sua campagna elettorale sabotata brutalmente dal gigante di Norimberga.
Questa sponda dell’Atlantico
«Schiena dritta» è la raccomandazione di Olaf Scholz ai leader europei nei rapporti da tenere con gli Stati Uniti di Donald Trump. La linea del cancelliere muove dall’inamovibilità delle frontiere, per esempio per quanto riguarda le ambizioni di Trump su Groenlandia e Panama.
Ma Scholz vorrebbe vendere anche più fermezza nella difesa dell’Ucraina, soprattutto nel lungo termine. Le stelle polari del rapporto che il cancelliere portare nel rapporto con il nuovo presidente sono ricomparse anche nel suo discorso a Davos. «Abbiamo bisogno di chiarezza e affidabilità. Due cose che servono soprattutto per quanto riguarda pace e sicurezza» ha detto, parlando dell’Ucraina.
Ironicamente, anche il suo sfidante Friedrich Merz propone esattamente la stessa cosa: un’Europa unita che possa fronteggiare alla pari le mosse degli Stati Uniti. Il candidato cancelliere vede nel secondo mandato di Trump un’occasione per il vecchio continente: «Credo che Trump sia prevedibile. Fa quello che dice, quindi credo possiamo metterci nell’ottica che avremo molta più chiarezza nelle prossime settimane». L’Europa, dal canto suo, dovrebbe puntare sulla propria capacità difensiva: «Questa è l’ultima chiamata per passare all’azione». Ancora più sentito l’auspicio dell’ex cancelliera Angela Merkel: «L’Europa è la nostra assicurazione sulla vita. Non siamo in grado di cambiare Trump, ma possiamo reagire. Anche noi siamo un fattore importante». Tradotto: perfino Trump non riuscirà a fare a meno dell’Europa.
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