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Le prime settimane del nuovo anno portano notizie che rimbalzano dalla vita quotidiana alla politica nei palazzi e viceversa. I fatti di capodanno, di cui vi abbiamo parlato la scorsa settimana, per esempio, hanno avuto una ricaduta sull dibattito pubblico: per giorni si è discusso quanto fossero "tedeschi" gli autori delle barricate sulle strade di Berlino.

Sperano di avere una rilevanza simile gli ambientalisti che stanno manifestando per tenere al suo posto il paesino di Lützerath, che il governo vorrebbe rimuovere per ampliare l'estrazione di carbone, mentre secondo gli editorialisti conservatori il tetto nazionale al prezzo del gas deciso da Scholz dovrebbe a sua volta fare i conti con una realtà che non è più la stessa di quando è stato introdotto.

Dopo la martora c’è il leopardo?

Il fatto della settimana è stato senza dubbio la svolta in campo internazionale del governo Scholz. Da un atteggiamento di freno all'azione della coalizione internazionale che sostiene l'Ucraina, Berlino è passata a promettere a Kiev la consegna di blindati per il trasporto per le truppe modello Marder.

La decisione se inviare o no "Offensivpanzer" in Ucraina si è trascinata per gran parte dell'anno, e più volte Scholz è stato accusato di immobilismo da opinione pubblica e critici. Arrivati a quasi un anno di conflitto, il cancelliere non ha più ragioni da contrapporre alle argomentazioni degli alleati francesi e americani. Scholz compie così l'ultimo passo di una difficile emancipazione della Germania dal legame per la Russia.

Un processo lungo, che si è consumato durante l'anno, passando dalla sostituzione del gas in arrivo da Mosca all'apertura di una discussione interna alla Spd sul rapporto con la Russia in termini diversi dalla rigidità che il partito aveva adottato finora. La decisione di fornire i Marder, seppure subita, offre l'occasione a Scholz di fare il salto di qualità offrendo a Kiev anche i Leopard, mezzi ancora più adatti alle operazioni offensive.

Una decisione che secondo l'editorialista Sebastian Fischer dello Spiegel potrebbe segnare un cambio di passo nella guerra e mettere sufficientemente sotto pressione gli invasori per raggiungere una soluzione.

Capodanno pericoloso

Al centro del dibattito sociale è rimasta anche la questione che riguarda gli scontri della notte di capodanno. A innescare il dibattito, la richiesta della Cdu berlinese di conoscere i nomi di battesimo degli arrestati con la cittadinanza tedesca. La domanda dei deputati del parlamento cittadino ha provocato aspre critiche da parte di Spd, Verdi e Linke, che vedono tra le righe pregiudizi razzisti.

La narrazione della Cdu è stata però ripresa dalla stampa di destra: la Welt scrive che 45 delle 145 persone arrestate sono di nazionalità tedesca, ma che tra di loro ci sarebbero undici che avrebbero anche una seconda nazionalità. Tre turchi, due libanesi, un tunisino, un rumeno, un giordano, un iracheno e un francese. Un'ultima persona avrebbe una seconda nazionalità non chiara. La questione non è secondaria e sostiene il ragionamento dei conservatori, che hanno attribuito agli immigrati gran parte della responsabilità degli scontri e hanno accusato il governo nazionale e quello berlinese di aver fallito nella politica d'integrazione.

Lützi resta?

Mentre in Italia gli ambientalisti provano ad attrarre l'attenzione dell'opinione pubblica sulla loro causa gettando vernice arancione sul Senato, i loro compagni tedeschi in questi giorni si stanno dedicando alla difesa del paese di Lützerath nella Renania settentrionale-Vestfalia. La comunità, secondo i piani di Land e governo, dovrebbe far posto alle escavatrici che estraggono il carbone, e la rimozione del paese è un caso aperto da anni.

Gli attivisti cercano di bloccare le macchine con proteste pacifiche e picchetti, organizzano passeggiate di presidio da settimane. In questi giorni hanno attirato migliaia di persone, arrivando a organizzare un concerto e montando barricate. Il destino del paese si deciderà domani, quando i poliziotti del Land e i loro colleghi di 14 regioni tenteranno di sgomberare il paese con idranti, cavalli e unità cinofile.

Trame bavaresi

A inizio anno tradizionalmente i partiti tedeschi si riuniscono per una Klausur, una valutazione del passato più recente e un brainstorming per affrontare al meglio i mesi a venire. Lo ha fatto la Spd, ma anche la Csu. Il partito bavarese deve affrontare quest'anno le elezioni regionali in Baviera: i conservatori sono già in ampissimo vantaggio, ma Markus Söder ha voluto rincarare la dose e sottolineare il rischio di importare anche a livello locale un mini-semaforo: ai suoi occhi, il caos. In realtà, la prospettiva di un governo semaforo regionale è nel migliore dei casi inverosimile: la Fdp è fuori dal parlamento regionale e attualmente sembra improbabile che possa tornarvi e in ogni caso è altamente improbabile che Fdp, Verdi e Spd possano raccogliere più voti di Csu e Freie Wähler, una formazione locale con valori liberali.

Ma agitando lo spauracchio dell'alleanza progressista, Söder prepara il terreno per vendere qualunque valore raggiunto dal suo partito come grande vittoria: facile, visto che nel 2018 i conservatori avevano raggiunto appena il 37 per cento. Un consenso fuori dal comune per qualsiasi altro partito, ma estremamente basso per quanto riguarda la Csu, che ha sempre considerato la Baviera come feudo da amministrare possibilmente in autonomia. Anche solo concludere una coalizione con i Freie Wähler trent'anni fa sarebbe stato impensabile.

Söder la scorsa settimana ha anche rinunciato, almeno a parole, alle sue ambizioni alla cancelleria. Una confessione che secondo lo Spiegel non è credibile, dopo che la sua sfida ad Armin Laschet, segretario della Cdu nel 2021, aveva causato profondi strappi nel mondo dei conservatori tedeschi. La variabile in gioco, secondo gli autori, è proprio il risultato delle regionali: se Söder dovesse superare il 40 per cento, la candidatura torna a portata di mano. Il diretto concorrente del politico bavarese, Friedrich Merz, infatti può contare su un gradimento neanche lontanamente paragonabile a quello di Söder.

Rapporti sospetti

La banca austriaca Raffeisen è stata inserita nella lista dei potenziali enti sanzionabili dal governo ucraino: la ragione è la disponibilità dei dirigenti a collaborare con il governo moscovita. Due dei manager di più altoo livello fanno per esempio parte del consgilio d'amministrazione della controllata russa della banca.

La controllata è una delle dieci banche maggiori attive nel paese: dopo lo scoppio del conflitto le pressioni si sono acuite e al gruppo austriaco sono rimaste solo due opzioni, vendere oppure continuare come finora. Per il momento sembra che la strada preferita sia la seconda: alla polemica sui social - dove circola uno screenshot che proverebbe le condizioni favorevoli che la banca offrirebbe a soldati russi e alle reclute delle province occupate - la banca austriaca risponde allo Standard che si tratterebbe di un obbligo di legge imposto a tutti gli istituti di credito operativi in Russia.

Palla a mano in zona franca

Lo Spiegel dedica un lungo approfondimento alla situazione del bullismo nel campionato della palla a mano. La palla a mano è uno degli sport più diffusi e seguiti in Germania e anche a livello internazionale le squadre riescono a raggiungere ottimi risultati - a quanto pare, a caro prezzo per giocatrici e giocatori, che spesso devono subire le angherie di allenatori fuori controllo, come André Fuhr, che per anni avrebbe bullizzato le giocatrici del HSG Blomberg-Lippe. La dirigenza del club sostiene di non esserne stata a conoscenza, ma adesso lascia mano libera anche al successore, che pure avrebbe un carattere piuttosto difficile.

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