Quando in primavera, al primo lockdown, bisognava fronteggiare lunghe code, gli scaffali dei supermercati vuoti e sui social la gente si scannava intorno all’apprezzamento della penna liscia, in Germania la situazione era la stessa. Una nuova analisi dei dati export pubblicata da Filiera Italiau e ripresa da alcuni media tedeschi dimostra come grazie alla pandemia le esportazioni di pasta verso le destinazioni tedesche sono esplose.

Citando dati di Filiera Italia, Der Spiegel scrive di un incremento del 20 per cento dell’export rispetto all’anno precedente: una cifra che rende la Germania la prima destinazione per questo prodotto.

La facilità di preparazione e l’aumento dei pasti consumati in casa ha portato anche i supermercati tedeschi a rimanere sforniti di pasta soprattutto nelle prime settimane di pandemia, tanto che a inizio aprile la catena di discount Aldi Süd è arrivata a organizzare treni speciali per rifornire i propri punti vendita: in un comunicato scritto appositamente, l’azienda da 1.930 filiali, diffuse soprattutto nella Germania sudoccidentale, comunicava che con la prima consegna superavano le Alpi 400mila pacchi di fusilli, penne e spaghetti.

Pasta-Express

I treni speciali, partiti da Napoli e passati per il centro logistico delle ferrovie tedesche ad Anagni, hanno permesso la consegna dei prodotti del pastificio Guido Ferrara di Nola, note in Germania con il marchio di Aldi “Cucina”: nel documento si legge che a Norimberga in quell’occasione sono state scaricate oltre 200 tonnellate di pasta, distribuite in dieci carri merci. Accanto a 60mila pacchi di fusilli e oltre 70mila di penne è però evidente la stragrande preferenza dei tedeschi per gli spaghetti: ne sono stati consegnati 250mila pacchi. 

I dati sono confermati in ogni dettaglio da un ulteriore comunicato stampa diffuso da Deutsche Bahn, l’operatore che gestisce le ferrovie tedesche. Oltre a numerose dichiarazioni sull’episodio, è incluso anche un video del momento in cui la merce, arrivata in Germania, viene scaricata su diversi camion per essere consegnata alle filiali.

La Regional account manager spiega tutti i dettagli dell’operazione, illustrando accuratamente tutte le soluzioni logistiche del caso. Anche nella sezione “news” del sito, la vicenda del «Pasta-Express» è raccontata con il titolo «Pasta, aber pronto!», traducibile dallo slang dell’italiano importato che ormai i tedeschi hanno interiorizzato come «Pasta, ma subito!». 

La centralità delle scorte

L’importanza che ha acquisito la notizia, ripresa da tutti i maggiori media durante il primo lockdown, è indicativa di quanto la pasta sia stata, assieme a prodotti come farina, lievito e carta igienica uno dei principali prodotti che sono stati «gehamstert», ossia acquistati per fare scorta.

L’espressione tedesca fa riferimento al criceto, «hamster» per l’appunto: subito dopo lo scoppio della pandemia, a marzo scorso, secondo dati dell’istituto Nielsen gli acquisti dei preparati per cucinare il pane, della farina e della pasta sono arrivati ad aumentare rispettivamente del 392, del 148 e del 160 per cento rispetto all’anno precedente.

In Italia, per capirci, secondo i dati Iri Pos, nelle prime settimane della pandemia è stata comprata il 181 per cento di farina in più. Per la pasta non sono stati registrati dati particolari. 

Come in altri paesi, all’inizio della pandemia, il governo ha dovuto più volte rassicurare i cittadini che la fornitura di alimenti sarebbe stata assicurata per tutto il periodo dell’emergenza. In effetti, dopo qualche settimana, la situazione si è normalizzata, con l’unica eccezione della carta igienica, il prodotto che ha registrato picchi di acquisti secondi soltanto a quelli dei disinfettanti (in due settimane paragonabili, il Germania ne è stata acquistata il 76 per cento in più, contro il 48 in Italia).

Per spiegare questa scelta peculiare, gli esperti hanno individuato diverse ragioni: da un lato, la tendenza evolutiva a evitare ciò che ci respinge, dall’altra la ricerca di uno strumento che possa mantenere sotto controllo almeno un singolo aspetto della pandemia. Peraltro, la carta igienica non scade, come alla fine accade anche al cibo con la data di scadenza più lontana. 

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