Più turbolenze economiche viviamo, più insegnare macroeconomia e finanza é elettrizzante. Ne sa qualcosa Hans Peter Grüner, professore di mercati finanziari alla Hertie School di Berlino e detentore della cattedra in economia all’Università di Mannheim. L’ex consulente della Banca centrale europea e della Commissione conosce bene le afflizioni dell’eurozona – e il lavoro di Mario Draghi. Lo raggiungo telefonicamente capire dove va il sistema finanziario tedesco. 

I rapporti tra Draghi e, per dirne due, Wolfgang Schäuble e la Bundesbank non sono mai stati particolarmente sereni. Quanto rimane di questa vecchia discordia tra il presidente del Consiglio e i decisori economici tedeschi?

La Germania non è una persona sola, come in tutti i paesi ci sono opinioni diverse sulla politica della Bce sotto Draghi e oggi sotto Christine Lagarde. Per come ho percepito la posizione del governo tedesco durante il mandato di Draghi, c'era in realtà ben poca critica ai principi fondamentali delle scelte della Bce. Non ho visto un vero “Schäuble contro Draghi” - l'idea di base dell'Omt (l’essenza del whatever it takes, ossia l’acquisto diretto da parte della Bce di titoli di stato a breve termine emessi da paesi in difficoltà macroeconomica, ndr), ovvero di tenere insieme l'eurozona, era presumibilmente in linea con gli obiettivi del signor Schäuble. Non credo quindi che la persona di Mario Draghi possa mettere in difficoltà le relazioni fra governo italiano e tedesco. Ma c'è certamente una certa riserva in alcune parti del pubblico, anche perché il giornale Bild ha espresso commenti molto negativi su Mario Draghi. Più importante di tali questioni di atteggiamento, tuttavia, sarà certamente il conflitto reale su come l'Europa potrà affrontare gli alti livelli di debito di alcuni paesi post Covid-19, specialmente quelli di grandi paesi come la Francia o l'Italia. Dopotutto, siamo già nel mezzo di questo dibattito - recentemente Christine Lagarde, per esempio, si è giustamente espressa in modo inequivocabile contro una cancellazione del debito sovrano nel bilancio della Bce.

Al di là delle polemiche personali su Draghi, durante il suo mandato sono state affrontate anche questioni fondamentali sul ruolo della banca centrale. Molti di questi persistono fino ad oggi, in una forma o nell'altra, per esempio per quanto riguarda la neutralità della Bce sul clima.  Che ruolo avranno queste domande nei prossimi anni?

Infatti, due aspetti rimarranno centrali. Uno l'ha menzionato lei stesso, cioè se alla Bce debbano essere assegnati altri obiettivi di importanza pari alla stabilità dei prezzi, come avviene negli Stati Uniti, per esempio. L'altro è come affrontare il cambiamento del rapporto debito/Pil dopo la pandemia. C'è una proiezione per l'Italia che il debito potrebbe crescere fino a circa il 160 per cento del Pil. Se guarda i tassi d'interesse attuali, questo potrebbe non essere così drammatico, dato che sono comparabilmente bassi. Tuttavia, l'Italia sarebbe maggiormente vulnerabile a un possibile cambiamento dei tassi d'interesse, e potremmo avere un problema simile in Francia. Come affrontare questa vulnerabilità, collettivamente in Europa e individualmente in quei paesi? La soluzione più rapida è il Pepp, il programma in base al quale la Bce sta attualmente acquistando titoli di stato. Funziona in modo simile all'Omt, ma senza un legame con un programma Mes. Ma la domanda ora è cosa succederà quando il Pepp dovrà essere terminato alla fine della crisi del Covid-19. Se poi i mercati dovessero dubitare ancora una volta della solvibilità di un paese, ci resterebbe solo l'Omt, e sarebbe necessario istruire un programma Mes.

Forse ci sarà poi una discussione su quali sforzi di riforma e consolidamento possono ancora essere intrapresi da alcuni stati membri. Per l'Europa è una sfida politica raggiungere il consolidamento fiscale a lungo termine attraverso riforme che non siano solo a spese dei lavoratori, dei pensionati e dei disoccupati. Anche il capitale dovrebbe essere coinvolto nella ricerca di un ampio sostegno politico per un percorso di riforma.

Ho grandi speranze per Mario Draghi, perché ha capito che la crescita e il consolidamento non avvengono solo ristrutturando il sistema sociale, ma anche portando più concorrenza tra le imprese. Questo non è necessariamente vantaggioso per i proprietari d'aziende, ma lo è per molti dei loro clienti. Le capacità analitiche e la disciplina che ha mostrato come presidente della Bce lo rendono una persona impressionante. Soprattutto, mi sembra che si renda conto che a lungo termine non si possono far passare riforme contro la maggioranza della popolazione, ma che debbano essere strutturate in modo tale che anche la popolazione nel suo complesso stia meglio.

E in che misura pensa che il suo successo dipenderà dalle decisioni economiche di Berlino? Siamo quasi in campagna elettorale e tali questioni potrebbero facilmente sfociare in dispute.

Penso che in tutti gli scenari che si possono considerare probabili, la Germania esaurirà gran parte delle proprie opzioni legali rispetto all'emissione di debito, almeno per qualche tempo. Per anni la Germania è stata accusata di essere troppo conservatrice e di risparmiare troppo. La mia impressione ora, persino se si guarda all'interno della Cdu, è che si voglia continuare a fornire determinati aiuti-ponte contro il Covid-19. Anche con un governo Cdu-Verdi mi aspetto che molto sarà fatto sul piano infrastrutturale - ma tutto nel rispetto delle regole costituzionali! Esse danno certamente un certo margine di manovra, che finora non è stato sempre utilizzato appieno. In linea di principio, la Germania potrebbe emendare la costituzione (per emettere debito aggiuntivo, ndr) pur rimanendo ancora all'interno delle possibilità fornite dal patto di stabilità europeo. Ma non credo che questo sarà l’esito del dibattito politico. In ogni caso, mi aspetto che la politica fiscale tedesca contribuisca alla crescita della zona euro nei prossimi quattro anni. La domanda interessante è: riusciranno i paesi altamente indebitati a trovare una pace sociale duratura che gli assicuri una maggiore solidità fiscale nel lungo periodo? Naturalmente, questo significa anche che il denaro che ricevono dall'Unione europea sia davvero usato in modo sensato.

Pensa che questo atteggiamento più favorevole agli investimenti del governo tedesco porterà anche a rompere il tabù su strumenti tipo Eurobond e che si arriverà ad un indebitamento comune a lungo termine?

Non credo. È più probabile che questo rimanga un caso isolato. Espandere questo volume di prestiti finirebbe per sollevare questioni giuridiche che finirebbero (di nuovo) davanti alla Corte costituzionale federale, e penso che i giudici reagirebbero in modo straordinariamente negativo. Questa domanda riguarda, in definitiva, chi decide per cosa vada speso il denaro dei contribuenti. In Germania, è il Bundestag ad essere eletto a tal scopo, o può il governo delegare la decisione a un'istituzione europea come la Commissione? Qui, l'atteggiamento della Corte costituzionale federale è abbastanza chiaro: deve essere il parlamento. La sovranità sul bilancio risiede lì. Finché la Commissione contrae un prestito, e la Germania accetta di rimborsare quel prestito in modo proporzionale, e il Bundestag viene interpellato, probabilmente andrà tutto bene. Ma quando si arriva ad emettere una garanzia collettiva, allora è chiaro che la sovranità di bilancio non si trova più solo del parlamento, bensì anche al di fuori del paese.

In Germania non si hanno buone possibilità politiche se non si prende sul serio l'interpretazione della Corte costituzionale federale. Qualcuno una volta ha detto: «Non puoi ottenere nulla se la Bild, la Corte costituzionale federale e la Bundesbank sono contro di te». Questa sarebbe la costellazione in cui ci si troverebbe. Quindi non mi aspetterei che questi prestiti collettivi contro il Covid-19 siano l'inizio di un sistema completamente nuovo. Continueremo a vivere in un sistema in cui il Mes è lo strumento principale per affrontare particolari problemi fiscali, per il quale si dovrà concordare un programma. La mia grande speranza rimane che Berlino, Bruxelles e Francoforte siano d'accordo sul fatto che tali programmi devono essere anche socialmente sostenibili.

Le debolezze di Italia e Francia erano naturalmente già note prima del Covid-19, ma alcune di esse sono emerse anche in Germania - penso a Wirecard, per esempio.

C'è un bisogno generale di migliorare la supervisione finanziaria in Germania, e certamente c'è spazio per migliorare il sistema finanziario tedesco, il mercato del lavoro e il sistema sociale. Le persone che non hanno un lavoro sono davvero scoraggiate dal guadagnarsi soldi extra. Chiunque pensi che non ci siano problemi nell'economia tedesca non sa come funzionano le istituzioni di questo paese.

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