L’idea di spingere la diffusione e lo studio del tedesco anche all’estero è stata un’idea del cancelliere socialdemocratico Willy Brandt: era un’occasione di riconciliazione postbellica e una colonna fondamentale della politica estera di Berlino. Oggi si è creata un’importante rete di centri di studio in tutto il mondo
- La strategia del Goethe Institut è soprattutto in linea con la volontà di rendere gli istituti un terreno culturale neutro e quindi eccellente per la propagazione di valori fondativi dello stato tedesco: pluralismo, inclusività e una discreta seduzione della società civile ed economica.
- Se il Goethe Institut fornisce uno spazio culturale, le scuole tedesche sono gli strumenti per cementare i legami politici, economici e cognitivi che la Germania ha con i propri partner internazionali.
- Le scuole tedesche, analogamente, sono a lungo state centri di riconciliazione postbellica, soprattutto in Francia e Italia. Ma è evidente che questi compiti non siano più sufficienti per giustificare le dimensioni dell’operazione.
Ogni stato ha un rapporto diverso con la propria lingua. La Francia vede il francese come l’ultima, potente eredità del proprio impero civilizzatore; gli Stati Uniti considerano la conoscenza l’inglese come unica precondizione culturale per la cittadinanza, mentre per il Regno Unito è una fonte di reddito non male (il British Council, l’organismo che si occupa della diffusione della lingua inglese all’estero, sostiene di aver generato un provento di ben 1,25 miliardi di sterline nel biennio 201



