Anche in Renania Palatinato, la regione di Magonza, si voterà domenica prossima per eleggere il nuovo parlamento del Land. E la situazione, almeno stando ai sondaggi, è apertissima. Tutte le opzioni sono in gioco per il Land di Ludwigshafen, Coblenza, Treviri e Kaiserslautern. Non è ancora chiaro se l’attuale coalizione “semaforo” al governo, guidata dalla Spd (il rosso) della presidente uscente Malu Dreyer insieme ai liberali della Fdp (il giallo) e i Verdi (l’ultimo colore del semaforo, appunto) disporrà della maggioranza necessaria per governare.

I problemi dei socialdemocratici

Fino a qualche mese fa a traballare erano soprattutto i socialdemocratici che i sondaggi davano in netto calo rispetto a cinque anni fa, tanto da dover dire addio al primato nel parlamento a vantaggio proprio dei conservatori di Christian Baldauf. Nel corso degli ultimi anni il partito ha lentamente recuperando sui conservatori, tanto che i due partiti sono ormai impegnati in un testa a testa. Addirittura, a metà mandato, i socialdemocratici erano dati ad appena il 22 per cento, con una perdita rispetto alle elezioni del 2016 di quasi quindici punti percentuali. Poi la lenta e costante risalita, che ha riaperto lo scontro e potrebbe persino confermare la Spd primo partito (poco più del 30 per cento, rispetto comunque al 36,2 per cento del 2016): i buoni risultati nella gestione della pandemia, persino nelle vaccinazioni, con la Renania attualmente nelle prime posizioni per numero di vaccinati, hanno spinto la popolarità di governo e della presidente e reso più opaca l’azione dei conservatori. Cosa molto interessante soprattutto per Olaf Scholz, il candidato alla cancelleria federale per la Spd, certo di un tonfo del suo partito in Baden-Württemberg, potrebbe beneficiare di un “pareggio” in Renania e magari anche sperare di conservare la presidenza per Dreyer in uno stato federale che negli ultimi trent’anni è stato un vero fortino della Spd.

I riflessi sul panorama nazionale

Scholz potrebbe evitare, insomma, quello che accadde a Martin Schulz nel 2017, quando, eletto da pochissimo alla presidente del partito e investito della candidatura alla cancelleria federale, dovette fare i conti con pesantissime sconfitte in Renania Settentrionale Westfalia, nello Saarland e nello Schleswig-Holstein, che annullarono l’entusiasmo che si stava creando intorno alla sua persona. Raddoppiano i Verdi (dati all’11 per cento), ormai non più una novità, stabili i liberali (intorno al 7 per cento), in calo Afd (circa il 9 per cento rispetto al 12,6 per cento del 2017), inesistente la Linke, che non supera la soglia di sbarramento del cinque per cento.

Dunque, tutte le opzioni restano aperte. Se alla Cdu dovesse riuscire il sorpasso, potrebbe chiedere di guidare il governo del Land, perso dopo la riunificazione (in precedenza Magonza aveva conosciuto solo presidenti della Cdu), e questo sarebbe d’aiuto anche per Armin Laschet, atteso alle sue prime prove elettorali da presidente della Cdu. Per ora, Laschet si è barricato nel suo Land, a Berlino è stato visto davvero poco e sconta le difficoltà del suo grande elettore Jens Spahn, accusato di gestire malissimo questa fase della pandemia, con scandali che hanno fatto chiedere allo Spiegel le dimissioni del ministro nel numero attualmente in edicola.

Tuttavia, in Renania, al momento, Baldauf non è riuscito a opporsi con efficacia al recupero dei socialdemocratici e la sua critica alla gestione della pandemia di Dreyer è apparsa strumentale e non sostanziale: il rischio, anche dopo la buona prova della presidente uscente nel corso del dibattitto televisivo, è che la Cdu non arrivi nemmeno al 30 per cento, vanificando gli sforzi degli anni passati e, soprattutto, mancando la media nazionale del partito. Ovviamente questo sarebbe uno smacco per Laschet: non lo si potrebbe accusare di perdere ma, cosa forse ancor più grave, di non saper vincere.

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