Eccoci di nuovo in pista, alla vigilia delle Osterferien, le vacanze di Pasqua. La settimana scorsa ha portato la presentazione del governo Merz alla stampa (il mercoledì, purtroppo, la prossima volta ci attiveremo per chiedere il rispetto delle scadenze della Deutsche vita): alla fine è andata più che bene alla Csu e molto, molto bene alla Spd nonostante il magro risultato che ha raccolto alle elezioni. 

Governo (o no) e Taurus

L’esecutivo ormai è quasi in piedi, il giuramento è in programma per il prossimo 6 maggio. Manca il via libera della Spd, che sta sottoponendo il testo del contratto di governo ai propri iscritti. In realtà gli Jusos, l’organizzazione giovanile del partito, hanno già annunciato che voterà contro l’accordo che mette in piedi la nuova grande coalizione. Secondo i giovani della Spd, il contratto non è socialdemocratico: la Tagesschau ne ha discusso con la politologa Andrea Römmele, che si dice fiduciosa nel fatto che il testo sarà comunque approvato perché i giovani riottosi restano in minoranza.

La ragione dell’opposizione, però, dal suo punto di vista è comprensibile: «Tanti argomenti che interessano nello specifico le giovani generazioni non erano presenti in campagna elettorale». Dal suo punto di vista, però, la Spd ha potuto capitalizzare proprio sul fatto di dover ancora sottoporre il contratto agli iscritti, motivo per cui ha ricevuto molte concessioni da Merz, per esempio sul salario minimo. C’è poi un tema di cosa verrà effettivamente messo a terra del contratto dopo la partenza dell’esecutivo: subito dopo la presentazione dell’accordo, Merz ha rimesso subito in dubbio temi come l’aumento del salario minimo, una strategia che «mette in discussione la fiducia appena guadagnata». 

Merz si è anche guadagnato l’onore delle cronache internazionali annunciando di essere ancora disposto, come aveva promesso in campagna elettorale, a spedire in Ucraina i missili Taurus. Una decisione che è stata sostenuta dai Verdi (che ora sono all’opposizione) mentre la Spd, partner di governo, è rimasta parecchio più discreta nei commenti. La Spd da sempre si è trovata più in difficoltà a mandar giù gli aiuti militari tout court, ma alla fine è riuscita a spostare la linea rossa sempre un po’ più in là: resta da vedere se anche stavolta i socialdemocratici saranno tolleranti, ma per il momento si mostrano tiepidi. Un parlamentare sentito dal Tagesspiegel sostiene per esempio che «la diffusione di informazioni pubbliche su domande come l’impiego di singoli sistemi d’arma è irresponsabile. Bisognerebbe invece investire energie per raggiungere presto la pace».

La galoppata Unicredit

È di ieri la notizia che il Kartellamt, la Consob tedesca, ha dato il via libera a Unicredit a salire fino al 29,9 per cento del capitale di Commerzbank. La Bce aveva già dato la sua luce verde alle intenzioni di Andrea Orcel. Secondo il capo dell’ente, già con l’acquisto di una quota di minoranza la posizione in Germania della banca italiana si rafforza, ma in tante branche in cui operano entrambi gli istituti continuano a esistere «diversi concorrenti rilevanti». Motivo per cui l’operazione è stata permessa. 

Commerzbank stessa si è mostrata rilassata, nonostante l’ostilità per la scalata intentata da Unicredit. I dirigenti insistono sull’indipendenza dell’istituto di Francoforte e hanno spiegato che la decisione del Kartellamt si limita a prendere atto di una situazione che già esiste. In questo momento, Unicredit è secondo azionista della banca dopo lo stato, che possiede il 12 per cento delle azioni di Commerz, anche se la banca milanese si è assicurata un altro 18,5 per cento “congelato” di azioni attraverso opzioni e altre tipologie di derivati. 

Resta negativa anche l’opinion del ministero delle Finanze: secondo un portavoce, «il governo sostiene la strategia di Commerzbank orientata verso l’indipendenza della banca. L’esecutivo ha chiarito a più riprese che respinge operazioni non concordate e ostili e che ritiene inappropriate scalate ostili, soprattutto quando si tratta di cambiamenti strutturali». 

Passati che ritornano

La Zeit ha rivelato la scorsa settimana che il capo di lungo corso della casa editrice Suhrkamp, una delle più rilevanti in Germania, da giovane è stato membro della Nsdap, il partito di Adolf Hitler. Siegfried Unseld finché era in vita ha nascosto questa informazione: le reazioni allo scoop sono state molte, ma – scrive il settimanale che ha scritto per primo la notizia – per la maggior parte si pongono sulla difensiva. Una risposta inaspettata, considerato il modo in cui il paese e la società civile tedesca si approccia al tema della memoria. 

Il filosofo Jürgen Habermas si è chiesto pubblicamente se la notizia «sia rilevante sul giudizio delle prestazioni di una vita di quest’uomo?», nella Faz hanno polemizzato sul fatto che si parlasse di «silenzio pubblico», considerato che nessuno avrebbe mai chiesto a Unseld di una sua possibile adesione alla Nsdap. Al Deutschlandfunk, addirittura, si è parlato di «arroganza moralistica» della Zeit che si starebbe impegnando ad aggiungere «buchi neri» alle biografie degli intellettuali che hanno difeso la democrazia nella Germania del dopoguerra. 

In realtà, il settimanale diretto da Giovanni Di Lorenzo aveva parlato di «peccato di gioventù» nel racconto di una tessera presa a 17 anni: il problema, dal punto di vista di chi ha scoperto la notizia, è più il silenzio su un segreto che l’editore si è portato nella tomba. A dimostrare che non avesse più niente a che vedere con l’ideologia nazista c’è tutta la produzione della Suhrkamp e il suo personale impegno a favore degli emigrati ebrei, per il progresso, per la democrazia e la ricerca della verità sull’Olocausto. 

Autostrada del sole meets Deutsche Vita

Siamo felicissimi di introdurvi alla nostro gemellaggio nuovo di zecca con l’Autostrada del sole. Ci perdonerete se scivoliamo un po’ nel personale, ma una vita a cavallo di due paesi porta a una serie di occasioni in cui sembra di vivere un limbo che è difficile raccontare a chi non si porta appresso (o abbraccia con gioia, a seconda dei momenti) due culture, entrambe presenti in ogni aspetto dell’esistenza. 

Qualche tempo fa è capitato che incrociassimo Ornella Cosenza, collega italotedesca di stanza a Monaco e nipote dei Gastarbeiter, i “lavoratori ospiti” stranieri che hanno contribuito a mettere in piedi il miracolo economico tedesco. Anche lei si muove tra i due mondi, parla entrambe le lingue e (lo leggerete nel pezzo che ha scritto per la Deutsche vita, ma capita pure a noi e ci siamo sentiti “tanati”) sogna in italiano e in tedesco. Ma, soprattutto, fa per un pubblico tedesco esattamente quello che cerchiamo di proporvi noi qua tutte le settimane, ma in maniera speculare: raccontare l’Italia ai tedeschi, sempre in una newsletter. 

L’intenzione è di offrirvi periodicamente degli sguardi condivisi ma incrociati su alcuni temi: sembra un problema di strabismo, descritta così, ma ci proponiamo di raccontarvi un argomento da due punti di vista, come lo vediamo nei due paesi e dai nostri osservatori speculari. Si comincia la prossima settimana, intanto godetevi il punto di vista sull’Italia

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