Il Prefetto Sodano ha riferito di essere stato rimproverato dal D'Alì perché, col suo aiuto alla Calcestruzzi Ericina, "distorceva il libero mercato"
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci di queste della sentenza della Corte d’appello sulla condanna del senatore Tonino D'Alì 'ex senatore ed ex sottosegretario agli interni di Forza Italia, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
In tale contesto, plurime sono le conferme di un attivismo del D'Alì a sostegno dei progetti del Pace di acquisire il controllo del settore delle forniture di calcestruzzi e di inerti, anche a scapito della Calcestruzzi Ericina.
Infatti, il Miserendino' ha infine chiarito che, in occasione ed in ragione di una commessa per la fornitura di calcestruzzo che la Calcestruzzi Ericina - già sotto amministrazione giudiziaria - si era assicurata per dei lavori presso la distilleria Bertolino (l'appaltatore era la Loria Spedalieri, gestita da BILLECI Tommaso), il Castelli gli aveva raccontato che il Nasca – come già ricordato, costui era il funzionario dell'Agenzia del Demanio di Trapani che si occupava delle aziende sequestrate a sua volta gli aveva (sempre al Castelli) riferito che il D'ALI aveva rimarcato (parlando col medesimo Nasca) come fosse necessario lasciar spazio ad altri (diversi dalla Calcestruzzi Ericina) produttori di calcestruzzo (v. deposizione del 1° luglio 2019).
Da parte sua, il Castelli ha chiarito, al riguardo, che il Nasca gli aveva detto che il D'Alì lo aveva chiamato (sempre al Nasca) per invitarlo a fare in modo che la Calcestruzzi Ericina lasciasse "spazio ad altri produttori locali di calcestruzzo"; in sostanza sempre secondo il Castelli, il senso dell'intervento del Nasca e del D'Alì sulla Calcestruzzi Ericina (cioè sul Castelli, che poi aveva parlato della vicenda con l'altro amministratore Miserendino) era quello di invitarla (e di invitare i suoi amministratori) a non prendere ulteriori commesse perché i concorrenti (orbitanti nel contesto mafioso o comunque con preoccupanti collegamenti con Cosa Nostra, per come si vedrà) vedevano negativamente l'attivismo della stessa Calcestruzzi Ericina e l'appoggio che ad essa dava il Prefetto Sodano, interpretando (il D'Alì) tale ultimo appoggio come una sorta di "distorsione del libero mercato” (“Mi fece capire che poteva essere una cosa fare un po' l'asso pigliatutto poteva essere... a questo punto come se si erano ribaltate le parti e tutte le commesse andavano a noi magari mettendo in difficoltà altre aziende locali .... l'oggetto della lamentela era che in qualche modo si erano un po' ribaltate la situazione di libero mercato. Fin quando la Calcestruzzi non aveva avuto l'appoggio di nessuno possibilmente c'erano state... dico c'era il dubbio che potessero esserci delle ingerenze da parte di terzi perché la clientela fosse sviata.
Nel momento in cui interviene il Prefetto la posizione, a dire naturalmente di chi si lamentava, si era invertita perché la Calcestruzzi aveva in qualche modo alle spalle un potere forte e il mercato si era invertito e non si andava più dagli altri perché la più tutelata, la più forte era la….. e che non fosse una situazione di libero mercato. Era questo l'oggetto della lamentale. Di questo ricordo e praticamente fu l'oggetto della discussione con Nasca").
In altri termini, l'esortazione del Nasca e del D'Alì era quella di “lasciar spazio ad altri produttori locali di calcestruzzo, per quanto riguarda i lavori della BERTOLINO tenuto conto del fatto che la CALCESTRUZZI ERICĪNA aveva già ricevuto una grossa commessa relativa ai lavori presso il porto di Trapani" (grazie all'intervento del Prefetto Sodano).
A tal riguardo, le dichiarazioni del Miserendino e del Castelli appaiono attendibili (il G.U.P. invece non aveva ritenuto attendibile il Castelli, con valutazione poi ribaltata dal Giudice di appello, con la sentenza annullata) in quanto nulla lascia ritenere che gli stessi abbiano un interesse a riferire circostanze false a carico del Nasca e del D'Alì (con il quale non avevano neppure una conoscenza approfondita o motivi di astio).
Per di più, le dichiarazioni dei due amministratori della Calcestruzzi Ericina appaiono tra loro perfettamente collimanti, in quanto la loro escussione in sede di appello, in data 1° luglio 2019, ha consentito di chiarire e comporre le originarie discrepanze tra le loro precedenti dichiarazioni, dovute a comprensibili difetti di memoria connessi alla datazione dei fatti sui quali sono stati chiamati nel tempo a deporre.
Ed invero, entrambi hanno infine convenuto:
che il Nasca aveva parlato con il solo Castelli e poi era stato quest'ultimo a riferire i termini di quel colloquio al Miserendino (al riguardo, lo stesso Castelli ha riferito che i suoi dubbi originariamente riguardavano solo il fatto se anche il Miserendino fosse presente - oltre a lui stesso - al colloquio con il Nasca mentre poi, focalizzando con più attenzione il punto, è stato in grado di precisare che il dialogo era avvenuto esclusivamente tra lui stesso ed il Nasca e poi sempre lui stesso lo aveva riferito al Miserendino, circostanza effettivamente confermata da quest'ultimo);
che il Nasca aveva parlato di un invito del D'Alì nei termini sopra esposti, senza che mai fosse stato riferito (sempre dal Nasca) di un intervento diretto del D'Alì sul BILLECI affinché cambiasse fornitore di calcestruzzo, passando dalla Calcestruzzi Ericina alla Sicilcalcestruzzi (sul punto il Miserendino - in sede di appello in sede di appello - ha, con molta onestà, precisato e corretto il tenore delle sue originarie dichiarazioni, sostenendo di aver avuto notizie al riguardo - cioè con riferimento all'intervento del Nasca, che riportava le parole del D'Alì - esclusivamente dal Castelli, per cui se quest'ultimo non aveva mai parlato di tale intervento diretto del D'Alì sul Billeci bensì di un invito rivolto dal D'Alì - tramite i Nasca - alla Calcestruzzi Ericina a lasciar spazio agli altri concorrenti, "allora doveva ritenersi più preciso -sempre al riguardo- il ricordo del medesimo Castelli e non il proprio -cfr. pag. 39 del verbale dell'udienza del 1° luglio 2019-).
Le dichiarazioni del Miserendino e del Castelli appaiono peraltro attendibili in quanto combaciano con le dichiarazioni del Birrittella ed in quanto i riferimenti alla distorsione del libero mercato operati dal Castelli (nel riportare le parole del Nasca, che a sua volta riportava "l'invito" del D'Alì) coincidono con analoghi riferimenti risultanti dalle dichiarazioni del Prefetto Sodano (il quale ha riferito di essere stato rimproverato dal D'ALI perché, col suo aiuto alla Calcestruzzi Ericina, "distorceva il libero mercato") e del Birrittella (secondo il quale anche il Pace si lamentava del fatto che il Prefetto Sodano, con il suo aiuto offerto alla Calcestruzzi Ericina, "distorceva il libero mercato”). Peraltro, tale identità di espressioni relative alla "distorsione" del libero mercato - utilizzate dal Pace e dal D'Alì (secondo il Sodano, il Birrittella, il Castelli ed il Miserendino), unita all'azione sinergica dei medesimi Pace e D'Alì per fare in modo che la Calcestruzzi Ericina cedesse dei lavori ai "concorrenti" (che, secondo il Birrittella, comunque formavano un "cartello" controllato da Cosa Nostra), costituisce un altro tassello indicativo del fatto che il Pace ed il D'Alì avessero effettivamente parlato tra loro e si fossero coordinati ai danni della Calcestruzzi Ericina e che, quindi, il D'Alì, nell'intervenire in vario modo sulla Calcestruzzi Ericina e sul Prefetto Sodano, facesse, in effetti, scientemente, gli interessi di Cosa Nostra, per l'appunto dopo aver parlato ed essersi coordinato con il capofamiglia di Trapani.
Invero, il Nasca ha negato di aver mai parlato col Castelli veicolandogli “inviti” da parte del D'Alì circa la necessità che la Calcestruzzi Ericina (in amministrazione giudiziaria) lasciasse spazio agli altri concorrenti nel settore della fornitura dei calcestruzzi ma la deposizione del medesimo Nasca appare assai poco attendibile in quanto oltremodo interessata a fugare ogni ipotesi per vagliare la cui fondatezza egli ha pure subito un processo per concorso esterno in associazione mafiosa, all'esito del quale è comunque stato assolto - di suoi legami con Cosa Nostra funzionali ad agevolare il sodalizio nella gestione dei beni sotto sequestro nell'ambito di misure di prevenzione
La scarsa attendibilità del Nasca può inoltre desumersi:
dagli stretti rapporti tra lo stesso e Pace Francesco – capofamiglia Trapani – riferiti dai Birrittella (cfr. pag. 268 della sentenza di primo grado, dalla quale risulta che il medesimo Pace – sempre secondo quanto riferito dal Birrittella conosceva bene il Nasca - e lo considerava una persona avida e corrotta- e per di più lo aveva corrotto "per motivi suoi di aziende confiscate");
dal fatto che il Nasca, all'udienza del 26 marzo 2019 (...), ha negato di aver mai parlato con il Pace di questioni connesse alla Calcestruzzi Ericina mentre ciò è smentito dalla conversazione intercettata e riportata a pag. 7 della sentenza di appello che ha assolto il medesimo Nasca dall'accusa di concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso ("Nel corso del dialogo Pace Francesco raccontava - al Birrittella ed al MANNINA, nel recarsi a Catania presso la IRA s.p.a. al fine di boicottare la Calcestruzzi Ericina in relazione ad una determinata fornitura che il geometra Nasca era andato a trovarlo e gli aveva riferito che l'impianto della Calcestruzzi Ericina era in deficit e volevano assumere quella commessa la stessa per la quale il Pace si stava recando a Catania....: “A mia mi vinni chiddu, geometra Nasca, e mi rissi che hanno l'impianto in comune, siccome l'impianto è in deficit, iddi cioè gli amministratori della Calcestruzzi Ericina vonnu pigghiari stu travagghiu [...]". Tale specifico riferimento del Pace al Nasca comprova effettivamente che l'imputato aveva parlato con il capomafia della Calcestruzzi Ericina, fornendogli informazioni indebite ... Per quanto sin qui argomentato, rileva la Corte che può ritenersi dimostrato che Nasca avesse avuto modo di parlare della Calcestruzzi Ericina ... con Pace ... mostrando una sospetta disponibilità a riferire ... informazioni indebite"), la quale ha ritenuto accertato che "il capomafia" Pace ed il Nasca avessero parlato e che quest'ultimo gli avesse fornito informazioni indebite, a riprova di un rapporto tutt'altro che formale e meramente istituzionale tra lo stesso Nasca ed il capomafia di Trapani;
dal fatto che, a pag. 262 della sentenza di primo grado a carico del Nasca (quella che aveva condannato il medesimo Nasca in relazione all'accusa di concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso, con decisione poi ribaltata in appello), è riportata una intercettazione di una conversazione nel corso della quale il Birrittella diceva di avere parlato con un geometra e di avergli chiesto di fare valutare "zero" la Calcestruzzi Ericina; poi il Birrittella ha chiarito (,,,) che il tentativo di acquisto della Calcestruzzi Ericina (che in base ad un primo progetto del Pace doveva essere effettuato dal medesimo Birrittella) ad un prezzo vile prevedeva il contributo del Nasca, al quale era stato chiesto di effettuare una valutazione dell'azienda in questione la più bassa possibile. Il Nasca, invero, a pag. 23 del verbale della sua deposizione del giorno 23 marzo 2019 ha dichiarato di non avere mai ricevuto alcuna richiesta nei termini appena sopra indicati ma pure tale sua affermazione trova smentita nelle intercettazioni agli atti;
dal fatto che, a pagina 25 del verbale dell'udienza del 26 marzo 2019, il Nasca ha affermato di aver saputo dall'Avv. Castelli che il Prefetto Sodano aveva proposto che la Calcestruzzi Ericina effettuasse una fornitura al prezzo di costo e si era lamentato di ciò con il medesimo amministratore. Invece l'Avv. Castelli ed il dott. Miserendino - all'udienza del 1° luglio 2019 - hanno negato questa circostanza di avere operato al prezzo di costo e di aver riferito una tale circostanza, peraltro non vera, al Nasca- sostenendo che il Prefetto Sodano aveva soltanto richiesto che venisse effettuato semplicemente uno sconto, sia pure consistente;
dal fatto che, a pag. 27 del verbale dell'udienza del 26 marzo 2019, il Nasca ha sostenuto che il Castelli avrebbe riferito (tra l'altro senza alcun motivo plausibile) circostanze non vere al P.M. - in particolare che il D'Alì aveva chiesto allo stesso Nasca di fare in modo che la Calcestruzzi Ericina non "distorcesse il mercato" - e che di ciò lo stesso Castelli si sarebbe poi scusato col medesimo Nasca, dicendo che avrebbe ovviato all'equivoco senza però provvedere in tal senso; tale versione del Nasca, però non trova conferma nelle dichiarazioni del Castelli - che di certo non ha alcun interesse a mentire sul punto, il quale anzi all'udienza del 1° luglio 2019 - ha ribadito che il Nasca (smentendo categoricamente quest'ultimo) gli aveva effettivamente detto su richiesta del D'Alì – di lasciare spazio ad altre imprese concorrenti nel settore della fornitura del calcestruzzo.
In definitiva, dovendosi ritenere attendibili il Castelli ed il Miserendino ed. invece, inattendibile il Nasca, non può che concludersi nel senso che il D'Alì ha operato una indebita interferenza nelle attività della Calcestruzzi Ericina. Peraltro, per quanto in precedenza esposto, deve ritenersi che, nell'effettuare la citata indebita interferenza, il D'Alì abbia agito su input del Pace e per agevolare Cosa Nostra, in perfetta coerenza con un atteggiamento di ventennale “disponibilità" alle istanze del medesimo sodalizio (per quanto già esposto), laddove – come rimarcato dalla Corte di Cassazione – appare del tutto illogico (soprattutto se l'opzione ermeneutica alternativa è proprio corroborata dalla continua disponibilità dell'imputato verso il sodalizio, disponibilità che per di più ha trovato come corrispettivo l'appoggio elettorale dello stesso sodalizio in favore del D'Alì ripetutosi anche nel corso della tornata elettorale immediatamente precedente alla vicenda in esame) che lo stesso D'Alì abbia agito al riguardo perché aveva a cuore la libera concorrenza, tenuto anche conto che non rientra tra i compiti di un Sottosegretario al Ministero degli Interni garantire la parità tra le imprese del territorio e che ciò comunque - veniva fatto a discapito di un'impresa che lo Stato avrebbe dovuto avere tutto l'interesse a proteggere, impresa che, contemporaneamente, veniva boicottata e che era oggetto degli interessi della mafia già lumeggiati.
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