Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul “rapporto 161” di Ninni Cassarà e Francesco Accordino


Da quanto sopra detto, - che si vorrebbe non apparisse espressione di vacua retorica bensì di un problema attuale e angosciante che se non si dovesse risolvere, potrebbe prendere ulteriori, più gravi ed irreversibili patologie sociali, - discende la necessità per gli organi statuali preposti alla difesa delle libertà individuali, dell'ordine e della sicurezza pubblica, nonché alla repressione del delitto, di esaltare al massimo grado gli indizi a carico contenuti nel presente rapporto che, si é convinti, pur nella vaghezza delle acquisizioni probatorie, contiene gli elementi che gli investigatori sommessamente ritengono idonei e suscettibili, da parte di codesto Ufficio, con la collaborazione degli organi di polizia che hanno condotto le indagini, di ulteriori futuri sviluppi e di una più solida impalcatura probatoria.

L'analisi del fenomeno del crimine organizzato in campo mafioso in questa provincia, esaminato retrospettivamente a decorrere dal 1978, ha evidenziato determinate caratteristiche peculiari, che sinteticamente vengono appresso accennate.

ASSENZA DI DELITTI IN DANNO DI MAFIOSI

Dal maggio millenovecentosettantotto, epoca dell'omicidio di Giuseppe Di Cristina, all'aprile del millenovecentonttantuno, data dell'uccisione di Bontate Stefano, non si é registrato alcun omicidio in pregiudizio di esponenti mafiosi di primo piano.

Questo dato inconfutabile ha confortato la tesi secondo la quale, tra le famiglie di mafia più influenti, fosse stato concordato un patto di non belligeranza fondato sulla suddivisione di sfere d'influenza territoriale e di campi di intervento.

Si è infatti osservato che ciascuna cosca aveva espresso la propria sovranità nella propria zona d'influenza, inserendo i propri adepti in tutte le attività commerciali ed imprenditoriali ricadenti nel proprio territorio.

INTERESSI ECONOMICI FINANZIARI E SOCIETARI

E' emerso che tra appartenenti a distinte famiglie di mafia sono state realizzate società d'affari, come meglio sarà evidenziato nel corso del rapporto. In tale periodo si é dunque rilevato che tutto l'apparato mafioso risultava cementato e potenziato da un effettivo ancorché tacito patto d'alleanza stipulato tra le tradizionali e nuove famiglie di mafia, sia nella città che in provincia, sulla base della riconosciuta necessità di coesistenza diretta a realizzare, con larghi margini di sicurezza, più ingenti lucri derivanti dall'illecito traffico degli stupefacenti e dal reinvestimento, in attività apparentemente lecite, del denaro proveniente dal crimine.

TRAFFICO DI SOSTANZE STUPEFACENTI

La constatazione, più volte acclarata, che tutti gli aggregati mafiosi si erano associati per la gestione del traffico internazionale de gli stupefacenti, costituisce un ulteriore elemento che vale a sottolineare l'assunto del sostanziale accordo tra le varie famiglie.

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