Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro–tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza di primo grado che ha assolto l’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. La sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, ha accertato invece che – fino alla primavera del 1980 – Andreotti aveva avuto rapporti con i boss Cosa Nostra


Salvo Lima, in particolare, instaurò, sin dal periodo in cui era Sindaco di Palermo, con Tommaso Buscetta rapporti improntati allo scambio tra appoggio elettorale e concessione di favori.

Il Buscetta, all’udienza del 9 gennaio 1996, ha ricostruito l’origine e l’evoluzione dei suoi rapporti con Salvo Lima specificando che quest’ultimo gli era stato presentato intorno alla fine degli anni ’50 da esponenti mafiosi di rilievo, come Ferdinando Brandaleone, Gioacchino Pennino “il vecchio” (zio dell’omonimo collaboratore di giustizia), ed i fratelli La Barbera.

Ha chiarito che in quel periodo Salvo Lima aderiva alla corrente di Giovanni Gioia e si apprestava a divenire Sindaco di Palermo. Ha evidenziato di essere divenuto amico di Salvo Lima e di averlo frequentato spesso mentre costui ricopriva la carica di Sindaco di Palermo. Ha esplicitato che il medesimo uomo politico gli inviava ogni anno i biglietti per tutta la stagione operistica del Teatro Massimo di Palermo. Ha aggiunto di essersi recato più volte, insieme con i predetti soggetti affiliati a “Cosa Nostra”, nell’abitazione di Salvo Lima, dove si svolgevano riunioni con altri uomini politici.

Le dichiarazioni rese sull’argomento dal collaborante sono di seguito riportate:

Domanda – (...) Vuole riferire i fatti che sono a sua conoscenza sui rapporti tra esponenti di Cosa Nostra ed esponenti del mondo politico a far data dal suo ingresso in Cosa Nostra? Cioè, lei entra in Cosa Nostra, quando si accorge che esistono rapporti tra la politica e Cosa Nostra, e in che modo se ne accorge?

Risposta – Io entro a far parte giovanissimo in Cosa Nostra, (...) e comincio ad entrare nell’appoggiare i politici verso la fine degli anni ’50. Il mezzo me lo offre un membro della famiglia mia stessa di Cosa Nostra che si chiama Ferdimando Brandaleone e un altro è Gioacchino Pennino, per dirlo più chiaramente, "Il vecchio", sono loro che mi fanno conoscere i primi politici e Ferdinando Brandaleone, ombra di Salvo Lima, sempre, in tutti gli anni, che ho saputo sempre ombra di Salvo Lima e membro della famiglia di Porta Nuova che mi fanno conoscere il mondo politico.

Domanda – Fermiamoci un attimo, prima di andare avanti. Vuole dirci quello che sa su Ferdinando Brandaleone e poi quello che sa su Gioacchino Pennino il vecchio?

Risposta – Ferdinando Brandaleone, l’ho già detto, era membro della famiglia di Porta Nuova, famiglia a cui appartenevo, era figlio dell’iniziatore della Borgata di Porta Nuova che era il rappresentante e si chiamava Carlo Brandaleone, padre di Ferdinando Brandaleone.

(...)

Domanda – Aveva un fratello Ferdinando Brandaleone?

Risposta – Sì, ma non era uomo d’onore, era un fratello assessore, credo, comunque ai miei tempi non era ancora assessore, ho saputo che dopo è diventato assessore. Mi sembra che si sia suicidato il fratello di Brandaleone.

Domanda – Passiamo ora a Gioacchino Pennino, chi era, e che ruolo aveva all’interno di Cosa Nostra?

Risposta – Gioacchino Pennino era figlio di un altro Gioacchino Pennino padre, rappresentante della famiglia di Brancaccio. Prima di passare a lui, a Gioacchino Pennino, alla famiglia di Brancaccio, passò a un’altra persona, cognato o genero di Gioacchino Pennino nonno, e dopo la morte di quest’ultimo il rappresentante della famiglia di Brancaccio divenne Gioacchino Pennino vecchio, inteso per me.

Intervento del presidente – E nei confronti dell’attuale collaborante, qual’ era il rapporto di parentela?

Risposta – Zio. (...)

Domanda – Riprendiamo il discorso che avevamo lasciato in sospeso poco fa, quando lei ha detto che i primi politici le vengono presentati da questi due personaggi: Ferdinando Brandaleone e Gioacchino Pennino, riprendiamo da qui: chi sono i politici che le vengono presentati, e dove, e in quale occasione?

Risposta – I politici che mi vengono presentati a quell’epoca sono Salvo Lima, poi ne ho uno che lo conosco personalmente che si chiama Trapani che...

Domanda – Il nome di battesimo lo ricorda?

Risposta – Giuseppe.

Domanda – Era un uomo d’onore o no?

Risposta – Era un uomo d’onore e consigliere della mia famiglia, della famiglia di Cosa Nostra. Uomini d’onore ce n’erano altri, per esempio c’era Antonino Sorci.

Domanda – Intende dire uomini d’onore che facevano politica?

Risposta – Che facevano politica, tutti per la Democrazia Cristiana e Antonino Sorci era uomo d’onore e cugino di quell’Antonino Sorci famoso, detto U’ricco a Palermo che era rappresentante di Villagrazia .

Domanda – C’erano altri politici uomini d’onore?

Risposta – Sì, ce n’è qualche altro, per esempio c’è il rappresentante del Corso Calatafimi, Giuseppe Guttadauro che è rappresentante, uomo d’onore e che è deputato nazionale, però nei primi tempi è deputato nazionale per la Monarchia, negli anni ’50.

Domanda – Altri politici uomini d’onore?

Risposta – In questo momento non mi ricordo.

Domanda – Ed allora passiamo ai politici che conobbe in quel periodo tramite questi personaggi e che non erano uomini d’onore.

Risposta – Ma dobbiamo passare un po’ più nel tempo perché io sto dicendo agli inizi quando io conosco Lima, poi, superato il ’60, i politici diventano un po’ di più, i posti di riunione avvengono per questi politici di cui parlerò o a casa di Lima o a casa di Gioacchino Pennino, che io chiamo sede naturale della Democrazia Cristiana a Palermo.

Domanda – La casa di Gioacchino Pennino?

Risposta – Nella casa di Gioacchino Pennino, se non vado errato, che era in via Sperlinga.

Domanda – Mentre la casa di Lima dov’era?

Risposta – La casa di Lima era in via Roma Nuova, sul lato destro, andando verso la Favorita, credo che giù dove lui abitasse ci fosse un negozio grandissimo o l’Upim o la Standa.

Domanda – E lei c’è andato molte volte a casa di Lima?

Risposta – Sì, sono stato molte volte. Prima lui abitava in un’altra casa, poi quando furono costruiti questi palazzi che davano su via Roma Nuova lui andò ad abitare ed io andavo insieme a Ferdinando Brandaleone o con Gioacchino Pennino.

Domanda – Quindi a casa di Lima e a casa di Gioacchino Pennino, chi ha conosciuto di uomini politici?

Risposta – Di uomini politici ho conosciuto D’Acquisto.

Domanda – Il nome di battesimo se lo ricorda?

Risposta – Mario. Ho conosciuto Attilio Ruffini, ho conosciuto Barbaccia.

Domanda – Barbaccia come?

Risposta – Non mi viene in questo momento.

Domanda – Poi?

Risposta – Poi ho conosciuto Di Fresco (...)

Domanda – E che rapporti aveva con queste persone?

Risposta – Rapporti elettorali, cioè far pesare quando si votava, i voti farli affluire ad uno o ad un altro personaggio, ho conosciuto Reina.

Domanda – Reina era un politico?

Risposta – Uomo politico che diventò, mi sembra, il primo Presidente della Regione, no no, della Provincia.

Domanda – Della Provincia di Palermo?

Risposta – Sì, provinciale di Palermo. Credo che sia stato il primo Presidente. (...)

Domanda – Signor Buscetta, lei ha già accennato al fatto di aver conosciuto l’Onorevole Salvo Lima. Entriamo più nello specifico, in particolare, quando e come lei ha conosciuto Salvo Lima.

Risposta – Ho conosciuto Salvo Lima alla fine degli anni ’50, mi è stato presentato da Ferdinando Brandaleone, dai fratelli La Barbera, dallo stesso Gioacchino Pennino, che poi tra l’altro mi ero anche scordato di dirlo, che a quell’epoca l’onorevole più anziano della Democrazia Cristiana a Palermo era Gioia, e tutta questa gente più giovane faceva capo a quell’epoca a Giovanni Gioia.

Domanda – Tutta questa gente, intende i politici?

Risposta – Sì, intendo parlare dei politici, ho parlato di Mario D’Acquisto, ho parlato di Salvo Lima, allora anche lui giovane, ho parlato di Di Fresco, allora democratico–cristiano, non ho parlato

di Ciancimino, ma anche lui a quell’epoca, anche se non faceva capo, e Giovanni Gioia era uno dei giovani che si prestava ad avere voti da parte dei mafiosi, come del resto tutti i parlamentari, escluso i comunisti che non ne cercavano e i fascisti sapevano che non li avevano, e quindi non li cercavano e ci combattevano. Quindi la Domanda che mi ha fatto lei?

Domanda – Come è quando ha conosciuto Salvo Lima?

Risposta – Conosco Lima alla fine degli anni ’50 e lui si candida per consigliere, ha moltissimi voti, e diventa Sindaco del Consiglio comunale di Palermo. Durante il periodo in cui lui è Sindaco, ed io sono a Palermo libero, ci frequentiamo spesso. Ogni anno all’apertura del Teatro dell’Opera Massimo di Palermo mi manda i biglietti per tutta la stagione, diventiamo buoni amici. (...)

Domanda – Quindi i suoi rapporti con Lima diventano rapporti che durano nel tempo?

Risposta – Che durano fino al 1980.

In ordine al livello delinquenziale dei fratelli La Barbera, il Buscetta ha chiarito che Angelo La Barbera era capo della “famiglia” di Palermo Centro, e Salvatore La Barbera era capo del “mandamento” che comprendeva le “famiglie” di Palermo Centro, del Borgo e di Porta Nuova.

Dopo avere evidenziato che il padre di Salvo Lima era affiliato alla “famiglia” di Palermo Centro ed aveva “raccomandato” il figlio ai fratelli La Barbera, i quali lo avevano appoggiato avvalendosi della loro influenza, il collaboratore di giustizia ha illustrato le modalità attraverso le quali veniva offerto agli esponenti politici il sostegno elettorale di “Cosa Nostra”, […].

Con specifico riferimento al sostegno assicurato da “Cosa Nostra” a Salvo Lima, il Buscetta ha dichiarato di essersi recato, insieme ad altri “uomini d’onore” ed allo stesso uomo politico, nelle zone dove quest’ultimo era interessato ad accrescere il proprio consenso elettorale ed “avrebbe potuto dimostrare di essere amico degli amici” (cioè esternare la propria vicinanza alle “persone che contano”); sul punto, il collaborante ha esposto quanto segue:

Domanda – Lei, personalmente, e altri uomini d’onore vi siete impegnati per aiutare Lima elettoralmente?

Risposta – Io sono uno che mi sono impegnato, e Gioacchino Pennino è un altro che si è impegnato, i fratelli La Barbera si sono impegnati. Certo che ci siamo impegnati per fare eleggere.

Domanda – Forse lei ripeterà cose che ha già detto, ma è importante ripetere. Come vi siete impegnati, può raccontare episodi specifici?

Risposta – Ci recavamo nelle zone dove si considerasse da parte dell’eletto, che non avesse i voti sufficienti in quel determinato rione, in quella determinata zona non avessero i voti sufficienti per essere a posto con i voti, allora chiedeva a noi...

Domanda – Chiedeva, chi è il soggetto?

Risposta – Lui.

Domanda – Lui chi?

Risposta – L’interessato ad essere votato, e in questo caso Lima.

Domanda – Quindi Lima chiedeva a voi?

Risposta – Chiedeva a noi di recarci in quella zona insieme a lui, dove lui avrebbe potuto dimostrare di essere amico degli amici, così è la parola.

Domanda – Amici degli amici cosa intende? Traduciamolo bene.

Risposta – Gli amici sono gli uomini d’onore, amico degli amici è l’amico dell’uomo d’onore, però anche se questo è occulto, è solo l’atteggiamento, è solo la maniera di chi è vissuto, di chi è nato in Sicilia che può capire che cosa intendo dire con questa frase. Amico degli amici è uno che può esternare a chi osserva che lui è vicino alle persone che contano.

Domanda – Ed allora queste riunioni nelle borgate, per i motivi che ha spiegato, si sono svolti una volta, due volte, più volte?

Risposta – No, più volte.

Domanda – Quelle a cui lei ha partecipato personalmente?

Risposta – Più volte, ma non saprei indicare gli anni, stiamo parlando di cose avvenute 35 anni fa.

Domanda – Cosa intende per più volte? 5 volte, 10 volte, 20 volte?

Risposta – Tutte le volte che fosse necessario, ma logicamente siamo andati in molti posti che io ricordi così a memoria, siamo andati in molti posti e il risultato si otteneva. Il candidato che noi appoggiavamo era eletto.

Domanda – Oltre a lei, quali altri uomini d’onore partecipavano a queste riunioni elettorali a favore di Lima?

Intervento del presidente – Erano riunioni? Perché non l’ha detto il collaborante. Che cosa facevate?

Risposta – Riunioni erano apparizioni, come potrei dirlo, io credo che una riunione si fa, o per fare un discorso oratorio o per...

Intervento del presidente – Dica che cosa facevate.

Risposta – Apparivamo in quel posto, in quella zona dove avremmo incontrato il capo mafia di quella zona e che avrebbe visto quella gente di quella borgata il candidato vicino al capo mafia che prendeva il caffè, che prendeva il sorbetto o la camomilla, non saprei indicare cosa prendeva. Però era una cosa che si contava, e addirittura facevamo conti ancora prima che si andasse a votare veramente.

Domanda – In che senso facevate conti?

Risposta – Sui voti che si sarebbero riportati in quelle zone che noi visitavamo.

Domanda – E da questi conti cosa risultava fuori?

Risposta – Che il nostro candidato era eletto.

Domanda – Presidente, ripeto la Domanda di poco fa: a questo tipo di incontri, di apparizioni, come lei l’ha definito, oltre a lei, quali altri uomini d’onore partecipavano accompagnando Lima?

Risposta – Io credo di averlo detto, La Barbera, io stesso, Gioacchino Pennino, l’uomo d’onore del posto, ed altri uomini d’onore del posto, anche della borgata, non è che veniva solo il rappresentante. Logicamente non erano masse, erano numeri, ma era l’importante perché questo numero così limitato poi a sua volta aveva i suoi 50 familiari o i 20 familiari che avrebbero votato secondo quello che stavano vedendo.

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