Che cosa lega John Elkann alla società mineraria The Metals Company, in sigla Tmc, con sede a Vancouver? La risposta sta nelle carte delle Borsa americana, in un file che elenca gli azionisti dell’azienda canadese quotata sul listino del Nasdaq. Nel documento depositato meno di un anno fa, il 14 aprile del 2023, tra i soci di Tmc viene citata anche Blue Dragons Ag, un nome che da qualche giorno ricorre nelle cronache della lite in casa Agnelli.

Blue Dragons è una società del Liechtenstein, una delle migliaia domiciliate nel principato che è da sempre il terminale e lo scrigno di ricchezze sterminate nascoste al fisco. Ed è proprio una questione fiscale, con il consueto contorno di sigle offshore e conti segreti, che ora rischia di provocare una valanga di guai per Elkann, a tal punto da mettere in discussione la sua posizione al vertice di un gruppo forte di attività per oltre 30 miliardi di euro, in primis Stellantis, la multinazionale dell’auto.

Resa dei conti

Tutto comincia con le denunce di Margherita Agnelli. La figlia dell’Avvocato, e mamma di John, reclama la parte di eredità del padre e della madre, Marella Caracciolo, che le sarebbe stata nascosta dal resto della famiglia. La battaglia legale, che ha preso le mosse nel lontano 2007, di recente ha visto alzarsi, e di molto, il livello dello scontro, fino a trasformarsi in quella che appare come una resa dei conti all’interno della dinastia industriale più famosa d’Italia.

Il salto di qualità, forse decisivo, è arrivato dieci giorni fa, con l’indagine della procura di Torino su una presunta evasione fiscale che vede tra gli indagati anche Elkann, nipote ed erede di Gianni Agnelli. Dopo un esposto di Margherita, la Guardia di finanza ha perquisito le fiduciarie che da decenni gestiscono il patrimonio della famiglia, sequestrando una gran mole di documenti.

Si è così scoperto, tra l’altro, che nell’ottobre dell’anno scorso – si legge nel decreto di perquisizione dei pm torinesi – Elkann ha presentato all’Agenzia delle entrate una “dichiarazione integrativa” che include – recita il documento della procura – “la presenza di redditi tramite società controllate all’estero”. Tra queste anche Blue Dragons Ag e Dancing Tree Ag, entrambe con sede in Liechtenstein e domiciliate presso Tremaco, uno studio professionale che offre servizi di intestazione fiduciaria e gestione patrimoniale, un family office, per usare il gergo edulcorato della finanza.

Da Tremaco il denaro ha preso il volo per le destinazioni più diverse, alla ricerca di impieghi redditizi. Come conferma il file rintracciato da Domani, un rivolo di questo fiume di soldi è andato a finanziare la Tmc di Vancouver. Poca cosa, se si considerano le dimensioni del patrimonio di casa Agnelli. A conti fatti non si arriva a un milione di dollari investiti in un’azienda che tra molte polemiche per i possibili danni ambientali va alla ricerca di metalli rari perforando i fondali marini.

Il ruolo della società canadese lascia il tempo che trova, anche se vale la pena notare che le esplorazioni sottomarine di Tmc puntano a estrarre materie prime che vengono impiegate per la produzione di batterie per le auto elettriche. Qualcosa, quindi, che potrebbe interessare a Stellantis.

Panama e guai

Ai fini della nostra storia, però, sembra più interessante raccontare chi sono e che cosa fanno i fiduciari a cui Elkann ha affidato in gestione il suo denaro.

Al comando di Tremaco troviamo Johannes Matt. Le carte della Borsa americana lo descrivono come uno dei due director (l’altro si chiama Christian Bolleter) di Blue Dragons. Matt è il classico gnomo di Vaduz. Un figurante della finanza, che fa da prestanome in centinaia di società sparse nei più diversi centri offshore. A Panama, per dire, il titolare di Tremaco amministra alcune decine di sigle che fanno da schermo agli affari di ignoti azionisti.

Un’inchiesta di Occrp, un sito di giornalismo investigativo, cita il nome di Matt tra i fiduciari che via Panama e Liechtenstein hanno avuto un ruolo nelle malversazioni di cui è stato accusato Riad Salameh, per 30 anni, fino all’agosto 2023, governatore della Banca centrale del Libano.

Lo stesso Matt compare anche tra gli amministratori di società offshore citate nelle carte delle indagini statunitensi e britanniche sulle presunte mazzette versate più di dieci anni fa dal produttore di armi inglese Bae Systems per aggiudicarsi una commessa in Sudafrica.

Va detto che il gestore delle società di Elkann non è mai stato formalmente accusato di nulla e il suo family office di Eschen, un villaggio di 4 mila abitanti, resta un punto di riferimento per molte ricche famiglie in giro per il mondo, compresi a quanto pare gli Agnelli.

La questione delle offshore, che rispunta oggi con le nuove indagini della Guardia di finanza, non è una novità nella lunga storia della dinastia torinese. Già nel dicembre del 2022, in un’udienza della causa civile avviata da Margherita Agnelli, gli avvocati della figlia dell’Avvocato presentarono una lista di società con sede in svariati paradisi fiscali.

Alcune tra queste risultano costituite quando Gianni Agnelli era ancora in vita, altre subito dopo la sua morte (24 gennaio 2003) e attribuite alla vedova Marella Caracciolo, scomparsa ormai cinque anni fa, il 23 febbraio del 2019. L’elenco comprende nomi come Silkeston Invest, Layton, Silver Tioga, Chelmsford Finance.

La tesi di Margherita è che questi schermi nei paradisi fiscali siano stati utilizzati anche per nascondere parte dell’eredità a lei dovuta e quindi ingannandola sulla reale consistenza del patrimonio di famiglia quando, a gennaio del 2004, siglò un patto successorio con cui in base al diritto svizzero rinunciò alla sua parte di eredità in cambio di 1,3 miliardi di euro.

Perquisizioni e sequestri

Questo quadro già abbastanza complicato si arricchisce adesso di nuovi elementi, frutto delle perquisizioni delle Fiamme Gialle nella sede torinese della P Fiduciaria, controllata dalla ginevrina Banque Pictet, blasonato marchio svizzero della gestione patrimoniale. Gli investigatori hanno trovato, e sequestrato, documentazione riconducibile alla società Bundeena Consulting delle British Virgin Islands.

Seguendo la pista dei soldi si torna quindi ai Caraibi, in un paradiso fiscale tra i più frequentati del mondo. Dalle carte ora all’esame della Guardia di finanza risulta che Bundeena è stata costituita nel 2004 e sarebbe gestita da Tremaco, il family office del Liechtenstein a cui fanno capo anche Dragons Blue e Dancing Tree, citate nella dichiarazione dei redditi integrativa presentata da John Elkann quattro mesi fa, a ottobre del 2023. Insieme a John, anche il fratello Lapo e la sorella Ginevra hanno inviato all’Agenzia delle entrate un documento analogo.

La somma complessiva portata a conoscenza del fisco ammonterebbe a 900 milioni di dollari, che corrisponde al denaro a suo tempo nascosto dietro il paravento di Bundeena, di cui era beneficiaria Marella Caracciolo. Il sospetto, quindi, è che quei 900 milioni di dollari custoditi offshore siano poi stati trasferiti ai tre nipoti dopo la morte nel febbraio del 2019 della vedova dell’Avvocato.

Per far valere i suoi diritti su quella somma, così come su altre parti del patrimonio di famiglia (ville e opere d’arte), Margherita Agnelli deve però riuscire a dimostrare che la madre Marella era residente in Italia e non in Svizzera.

Se così fosse, le disposizioni ereditarie sarebbero da invalidare e quindi John Elkann, insieme a Lapo e Ginevra, dovrebbero restituire parte del patrimonio ricevuto dalla nonna, con tutte le conseguenze del caso sugli equilibri societari dell’impero Agnelli, che oggi vede John saldamente al comando. Infine, anche il fisco vorrebbe la sua parte. Sarebbe una stangata senza precedenti per gli eredi del signor Fiat.

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