Il colosso dell’e-commerce ha annunciato un piano di ristrutturazione che prevede il taglio di 14mila lavoratori. Ma di qui al 2027 c’è chi stima che si salirà a 160mila per effetto dell’uso dei robot Ia in magazzini e centri logistici. Cosa succederà nel nostro paese dove la maggior parte dei dipendenti sono proprio quelli negli hub?
Il 2025 sia avvia verso un’altra chiusura importante per quel che riguarda i licenziamenti da parte delle grandi aziende tecnologiche. Nei primi sei mesi già oltre 60mila i tagli e stando alle stime, che vengono continuamente aggiornate al rialzo, saranno almeno 100mila i lavoratori in meno considerato il proliferare di annunci in particolare nelle ultime settimane. Da Google a Meta, da Microsoft a Intel, la lista dei colossi del digitale e del tech che hanno deciso di ridurre il personale si allunga di giorno in giorno.
E se è vero che si tratta di numeri in assoluto non rilevanti visto che queste aziende impiegano milioni di lavoratori non va sottovalutando il “trend”: è dalla fase post-Covid che è iniziato il riassestamento. Lo scorso anno sono stati quasi 260mila i licenziamenti dopo i circa 430mila del 2023. Fra le notizie dell’ultim’ora l’annuncio del maxi piano di ristrutturazione da parte di Amazon che comporterà la fuoriuscita di ben 14mila lavoratori. Non ci sono ancora dettagli su quali saranno le figure e soprattutto le sedi impattate.
Licenziamenti anche in Italia?
L’Italia è fra i paesi europei in cui l’azienda ha investito e assunto di più nel corso degli anni. E addirittura nel 2023 Amazon si è piazzata al primo posto nella classifica, elaborata The European House Ambrosetti (Teha), delle aziende private che hanno creato più posti di lavoro nel periodo 2013-2022 e terza fra quelle straniere nel triennio 2020-2022. Cosa succederà adesso? Anche in Italia sono previsti licenziamenti e quale sarà l’entità? Bocche cucite in azienda. Un portavoce della filiale tricolore si limita a rimandare ai contenuti del blogpost a firma di Beth Galetti che in Amazon ricopre il ruolo di Senior Vice President of People Experience and Technology. Un panegirico in cui si parla di «ridistribuzione delle risorse e riduzione della burocrazia» per «offrire il meglio ai clienti» in «un mondo che sta cambiando rapidamente» per portare avanti «scommesse entusiasmanti e audaci».
Ma al netto delle frasi fatte la realtà è ben altra. È attorno all’adozione massiva dell’intelligenza artificiale che si sta giocando la partita più importante per le big tech (e non solo): una gallina dalle uova d’oro per aumentare i profitti tagliando i costi. Costi che fanno rima con lavoratori sostituiti dalle AI. E nel caso di Amazon la sfida potrebbe essere in netto rialzo: l’azienda punta sempre di più sui robot di nuova generazione nelle attività di logistica, il perno del business. E stando al New York Times il taglio dei 14mila lavoratori appena annunciato rappresenterebbe solo il primo step di una strategia che di qui al 2027 potrebbe sortire il taglio di altri 160mila posti di lavoro che riguarderanno, per l’appunto, magazzini e centri logistici e che permetteranno fra l’altro di evitare l’assunzione di oltre 600mila nuovi lavoratori.
La questione fiscale, una grana per il governo
Ed è qui che potrebbero venire i nodi al pettine per l’Italia. Appena a inizio settembre l’azienda nel celebrare i 15 anni di attività nel nostro paese ha pubblicato un dettagliato resoconto sui numeri dal debutto nel 2010: superati i 25 miliardi di euro di investimenti (di cui 4 miliardi nel solo 2024), oltre 19mila dipendenti a tempo indeterminato e un contributo complessivo al Pil per oltre 19 miliardi.
Il tutto a fronte di ricavi per oltre 11 miliardi e un contributo fiscale complessivo (combinando le imposte dirette e indirette) per più di 1,7 miliardi di euro nel 2024. Peccato però che lo scorso febbraio la procura di Milano abbia aperto un'indagine per una presunta frode fiscale nelle vendite a distanza nel periodo 2019-2021 che ammonterebbe a circa 1,2 miliardi e che calcolando sanzioni e interesse potrebbe lievitare fino a 3 miliardi.
Il dossier è ancora aperto: stando ai calcoli fatti dall’Agenzia delle entrate l’ammontare dovuto sarebbe però più basso, circa 600 milioni. Un caso che rischia di diventare una gatta da pelare per il governo. Ci si metterà d’accordo per evitare contromosse che potrebbero impattare su investimenti e soprattutto sui disinvestimenti e i licenziamenti appena annunciati su scala globale?
Robot al posto dei magazzinieri
Sono sessanta le strutture distribuite sul territorio nazionale tra sedi logistiche, uffici corporate, data center e il servizio clienti. E vanno aggiunti gli impatti indiretti: secondo stime di Keystone nel 2024 gli investimenti di Amazon in Italia hanno sostenuto oltre 40mila posti di lavoro indiretti e più di 10mila posti di lavoro indotti in settori come costruzioni, logistica e altri servizi professionali.
E Amazon ha creato proprio in Italia, a Vercelli, uno dei tre laboratori mondiali nonché l’unico fuori dagli Stati Uniti, dedicato alla sperimentazione e la messa a punto di soluzioni in ambito robotico e di intelligenza artificiale grazie a un investimento di oltre 700 milioni. Proprio quelle soluzioni su cui l’azienda punta per rivoluzionare magazzini e centri logistici.
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