Fabio Panetta, che mercoledì 1 novembre prende il posto di Ignazio Visco alla guida di Banca d’Italia, comincia i sei anni di mandato con un record al suo attivo. È l’unico banchiere centrale che in un dotto intervento di politica monetaria si è preso il lusso di citare Lucio Battisti.

Lo ha fatto a febbraio, in veste di membro del comitato esecutivo della Bce. Nel contrasto all’inflazione, l’istituto di Francoforte non deve fare l’errore di «guidare come un pazzo a fari spenti nella notte», spiegò il futuro governatore.

Carattere duro

L’aneddoto dice qualcosa, forse, dei gusti musicali di Panetta, ma soprattutto è rivelatore del carattere di un uomo delle istituzioni che nella sua quasi quarantennale carriera in Bankitalia (è stato assunto nel 1985) non ha mai nascosto le sue idee dietro un alone di parole di circostanza, tra le pieghe di un linguaggio da iniziati.

Lo stesso Visco, che ha regnato in via Nazionale per 12 anni molto complicati, tra crisi bancarie e inflazione, ha confessato che dal suo successore lo divide il carattere e forse anche il tipo d’approccio ai problemi: «Siamo diversi e veniamo da scuole diverse». Il governatore uscente, già direttore centrale per la ricerca economica, arrivava da una lunga carriera all’ufficio studi.

Nato a Roma da una famiglia originaria della Ciociaria, 64 anni compiuti in agosto, Panetta viene invece descritto come uno specialista dei mercati finanziari forte di un solidissimo curriculum accademico da macroeconomista. E infatti, tra il 2007 e il 2011, con i gradi di direttore centrale, si è occupato della partecipazione di Bankitalia all’Eurosistema e poi, quando nel 2020 è approdato nel direttorio della Bce dopo l’uscita di Mario Draghi, ha seguito il delicato dossier dell’euro digitale, con una visione spesso in contrasto con quella dei grandi istituti continentali.

In questi anni ha fatto scalpore anche la sua chiusura netta verso le criptovalute, cioè bitcoin e simili: “sono deleterie”, ha liquidato l’argomento Panetta. Anche per uscite come queste il nuovo governatore è stato definito un banchiere “a sangue caldo”, dal carattere forte, anche nel rapporto con i suoi collaboratori.

Contro i falchi

Di certo, i suoi colleghi della squadra di comando della Bce hanno avuto modo di sperimentare la tenacia con cui Panetta ha sostenuto i suoi argomenti contro i falchi del Nord Europa, fautori dell’aumento dei tassi come arma di gran lunga più importante nella lotta contro l’inflazione. È questa la linea che ha prevalso in questi ultimi due anni nella Bce di Christine Lagarde. Una linea a cui Panetta ha invece contrapposto un approccio più morbido.

Non a caso, nell’agosto scorso, il futuro governatore ha proposto una metodologia “più efficiente” per contrastare la corsa dei prezzi, una strategia che prevede di utilizzare non solo la leva dell’aumento dei tassi, ma anche la persistenza di questi ultimi, che vanno mantenuti elevati più a lungo per agire sull’inflazione. E ancora, a fine settembre, Panetta è tornato sul tema argomentando a favore di una governance flessibile nella politica monetaria, che deve dipendere dallo stato dell’economia. Frasi che sono state lette anche come un’apertura di credito a un nuovo Patto di stabilità che abbia un approccio “paese per paese” all’interno del Unione europea.

Il Draghi della destra

Forse anche per queste posizioni anti-rigoriste, in esplicita opposizione con la linea della Germania e dei suoi alleati nordici, la destra ha visto in Panetta un alleato, uno dei rarissimi tecnocrati di alto livello arruolabile nelle fila sguarnite dei propri candidati da spendere per le cariche di vertice del paese.

E così, il nuovo governatore si è trovato cucito addosso l’abito del “Draghi della destra”, una figura di alto profilo che possa eventualmente scendere in campo per rassicurare i mercati se il governo di Giorgia Meloni dovesse collassare. Del resto, già settembre dell’anno scorso, dopo la vittoria elettorale, la leader del nuovo esecutivo tentò di reclutarlo nella sua quadra come tecnico per il ministero dell’Economia.

Il corteggiamento andò poco oltre i preliminari, ma da allora Panetta è diventato il candidato unico alla poltrona di governatore, quasi un predestinato agli occhi di chi ha seguito la sua ascesa nelle gerarchie di Bankitalia.

Sono in molti, infatti, ad attribuirgli un approccio diverso rispetto a quello tradizionale degli economisti di via Nazionale, una squadra che, per esempio, negli anni del berlusconismo e poi più di recente, ha fatto da argine alle politiche della destra. Di Visco, per fare esempi recenti, vanno ricordate le dichiarazioni a favore del salario minimo e per una politica dell’immigrazione più accogliente verso i lavoratori stranieri.

Palazzi romani

Panetta invece nasce e cresce in un ambiente conservatore. Il padre, già sindaco democristiano di Pescosolido, in provincia di Rieti ai confini con l’Abruzzo, ha navigato a lungo nella politica romana, anche come capo di gabinetto in un governo di Giovanni Spadolini, una quarantina d’anni fa. Alla solida formazione accademica (laurea alla Luiss, dottorato alla London Business school), il nuovo governatore ha quindi saputo affiancare una conoscenza diretta delle stanze del potere, affinata da frequentazioni bipartisan.

Tra chi l’ha incrociato in questi anni non manca chi non ne apprezza il piglio forte e lo stile troppo decisionista. Almeno su un punto però il consenso è unanime. Il successore di Visco saprà difendere al meglio la tradizionale indipendenza di Bankitalia. Ironia della sorte, nel passato recente gli attacchi più grossolani verso l’istituzione di via Nazionale sono stati lanciati proprio dal partito che si è intestato la nomina di Panetta.

Nel 2019 Giovanbattista Fazzolari promosse una proposta di legge che attribuisse espressamente al Tesoro le riserve auree di Banca d’Italia, mentre anni prima Meloni si era spesa in Parlamento per la nazionalizzazione della stessa Banca d’Italia, espropriando istituti di credito e fondazioni che ne sono azioniste. Acqua passata: ora Meloni tifa Panetta, il governatore più amato dalla destra.

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