Fallisce l’ultimo tentativo di ArcelorMittal di evitare l’amministrazione straordinaria dell’ex Ilva. Il tribunale di Milano ha infatti rigettato il ricorso dei suoi legali per fermare l’imminente commissariamento, nello stesso giorno in cui l’ispezione dell’acciaieria di Taranto, dopo l’allarme lanciato dai sindacati sui rischi derivanti dalla progressiva chiusura degli impianti, si è conclusa con un nulla di fatto, visto che i dirigenti di Acciaierie d’Italia si sono rifiutati di fornire le informazioni richieste dai commissari.

Il Tribunale di Milano questa mattina ha rigettato l’istanza di Acciaierie d’Italia (ancora oggi controllata dai Mittal, che mantiene una quota del 62% ed esprime l’Ad Lucia Morselli) contro l'amministrazione straordinaria e per l’avvio della composizione negoziata. Il giudice ha dichiarato poi “manifestamente non fondata” la questione di legittimità costituzionale sollevata dai legali di Adi, in merito al decreto che apriva alla possibilità di adire l’amministrazione straordinaria.

La decisione del giudice Francesco Pipicelli dà sostanzialmente il via libera al governo a Invitalia di procedere al commissariamento dell’ex Ilva, essendo scaduti ieri i 14 giorni per giungere a una composizione negoziata della crisi: nell’ordinanza si legge infatti che “È rigettata la domanda di parte ricorrente Acciaierie d'Italia volta a inibire ad Invitalia di richiedere al ministro delle Attività produttive (ora delle Imprese e del Made in Italy) l'emissione del provvedimento di apertura dell'amministrazione straordinaria”. Di conseguenza viene bocciata la richiesta, sempre avanzata da Acciaierie d’Italia lo scorso 15 gennaio, di procedere alla composizione negoziata della crisi.

Per i sindacati è l’occasione per fare chiarezza: “La decisione del Tribunale di Milano nei confronti di Acciaierie d’Italia mette un punto fermo a questa vicenda che diventa ogni giorno più drammatica. È fallito l’ennesimo tentativo di prendere ulteriore tempo, da questo momento si può finalmente provare a risollevare le sorti dell’ex Ilva senza il socio privato che in questi anni ha portato gli stabilimenti al minimo storico di produzione e che ha accumulato oltre 3 miliardi di debiti”, ha commentato il Segretario generale della Uil Metalmeccanici Rocco Palombella, mentre per il segretario generale della Fiom-Cgil Michele De Palma questa decisione “dimostra ancora una volta che non c'è più tempo. Occorre agire con urgenza per mettere in sicurezza la più grande acciaieria d'Europa, i lavoratori, diretti, indiretti e degli appalti e l'ambiente”.

Questa mattina si è tenuta anche l’ispezione dei commissari e dei tecnici di Ilva in amministrazione straordinaria sullo stato degli impianti di Taranto, dati in gestione ad Acciaierie d’Italia, alla presenza di due commissari nominati dal governo, Franco Ardito e Antonio Lupo. Un’ispezione figlia degli allarmi lanciati nelle ultime settimane dalle organizzazioni sindacali, che hanno parlato di fabbrica prossima allo spegnimento, essendo rimasta con un solo altoforno in funzione.

L'ispezione dei commissari però si è interrotta presto poiché, spiegano fonti interne, «Non sono state date informazioni circa l'attuale produzione» ai commissari, sostenendo che «la fornitura di dati relativi alle quantità di materie prime presenti in magazzino è esclusiva competenza del Cda».

Tutto questo mentre fuori dai cancelli si teneva un sit-in degli imprenditori dell’indotto, preoccupati dalle mancate garanzie sulla riscossione dei crediti. Il governo ha varato un decreto due giorni fa, sbloccando un finanziamento Sace da 150 milioni di euro per garantire i pagamenti, ma per i rappresentanti del settore non è abbastanza. L’impressione è che dopo oggi l’uscita di scena dei Mittal sia sempre più inevitabile, rendendo a tutti più chiaro - anche se tutt’altro che roseo - il futuro dell’acciaieria.

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