Tesla sale sul tetto d’Europa: la sua Model Y è stata il modello di auto più venduto nel primo trimestre 2023. Secondo la società di analisi di mercato Jato Dynamics, l’azienda guidata da Elon Musk ha venduto in Europa quasi 72mila Model Y, 71.683 per la precisione, nei primi tre mesi: un aumento del 173 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022. L’auto di punta della Tesla ha battuto la Dacia Sandero, con oltre 60mila 200 unità vendute, e la Volkswagen T-Roc, quasi 55mila. Un’altra Tesla, il Model 3, è stata la seconda auto elettrica più venduta, seppur in calo del 40 per cento rispetto all’anno precedente.

La guerra dei prezzi

La strategia di Tesla e i suoi rischi

La guerra dei prezzi, con ripetuti ribassi, lanciata da Tesla quest’anno, ha avuto dunque successo, almeno da questo punto di vista: la marca americana ha aumentato le vendite del 58 per cento a oltre 93mila, di cui oltre 60mila nel solo mese di marzo, cioè quando il taglio dei prezzi ha avuto piena efficacia. La crescita di Tesla ha quasi “doppiato” il +33 per cento del mercato “elettrico” nel suo insieme, che a sua volta è cresciuto a un tasso doppio rispetto al più 17 per cento del mercato dell’auto europeo.

Tesla ha “pagato” il successo commerciale con un calo dei profitti globali, che nel primo trimestre sono scesi a livello operativo del 26 per cento a 2,66 miliardi di dollari. La Borsa ha penalizzato le azioni Tesla, che hanno perso circa il 10 per cento dopo i conti, ma Musk ha ribadito la fiducia nella strategia di rinunciare a una parte degli utili, almeno nel breve periodo, pur di conquistare quote di mercato.

Tesla deve far fronte a una serie di problemi, dall’invecchiamento della gamma di prodotto alla necessità di ampliarla verso il basso. Il segnale dato dal successo del Model Y, tuttavia, è importante anche per l’intero mercato dell’auto europeo. Le Tesla guidano da almeno un paio d’anni le classifiche di vendita nel loro segmento, quello delle auto medio-grandi; il loro successo smentisce clamorosamente una delle affermazioni tipiche degli anti-auto elettriche di casa nostra: «Se non ci fossero gli incentivi, le auto elettriche non le vorrebbe nessuno». Nel caso di Tesla gli “incentivi” addizionali gli ha forniti Musk con il taglio dei prezzi; la mossa ha permesso a Tesla di usufruire in molti paesi europei, compresa l’Italia, anche dei contributi statali: oggi una Tesla costa in Italia meno di 40mila euro, un livello di prezzo certamente superiore a quello di una Panda, ma inferiore a quello di auto tedesche a benzina o diesel molto popolari.

L’Italia agli ultimi posti 

In Europa la quota delle auto a batterie continua ad aumentare gradualmente, nonostante la progressiva riduzione degli incentivi fiscali in molti paesi: secondo l’associazione dei costruttori Acea, nel primo trimestre 2023 è salita al 13,9 per cento rispetto all’11,4 per cento di un anno prima. Ci sono sei paesi del nord Europa in cui più di un’auto venduta su quattro è a batterie e altri otto, compresi Francia e Regno Unito, in cui la quota delle elettriche supera il 15 per cento; in pratica, in quasi metà dei paesi europei almeno un’auto venduta su sei è a batterie. L’Italia resta nel gruppo di coda, quart’ultima con il 3,8 per cento di quota.

L’Europa nel suo complesso, pur a diverse velocità, è probabilmente vicina al punto di svolta: l’auto elettrica potrebbe diventare in pochi anni la tecnologia dominante. Il presupposto fondamentale, oltre alla disponibilità di infrastrutture di ricarica, è che arrivino sul mercato auto a batterie alla portata di tutte le tasche.

Da questo punto di vista, due recenti sviluppi sono incoraggianti. Il primo è che costruttori come Volkswagen o Renault offriranno entro un paio d’anni auto elettriche “da famiglia” a 25mila euro con autonomia senza ricarica di 400 chilometri; la stessa Tesla sta lavorando a una “piccola” Model 2 destinata essenzialmente ai mercati europeo e cinese.

Ancora più importante è l’evoluzione dell’offerta in arrivo proprio dalla Cina: da lì in questi mesi iniziano ad arrivare in Europa modelli di fascia media, prodotti sia da aziende cinesi che occidentali, con prezzi a partire dai 30mila euro; al recente salone dell’auto di Shanghai si sono viste anche auto da città, come la BYD Seagull, che sul mercato locale vengono vendute a meno di 10mila euro e che sicuramente costerebbero meno di 20mila qui.

Le buone notizie per l’ambiente e per le tasche degli acquirenti di automobili porteranno al tracollo dell’industria dell’auto europea? I cinesi sono consci del rischio di una guerra commerciale e punteranno su un’espansione graduale, condita con l’apertura di fabbriche in Europa – proprio come hanno fatto prima di loro i costruttori giapponesi e coreani. Difficilmente però guarderanno in direzione dell’Italia, tanto più che agli svantaggi tradizionali del nostro paese come destinazione di investimenti – logistica, incertezza del diritto, alti costi dell’energia – si aggiunge ora un governo ideologicamente anti-elettrico.

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