«Read my lips: no new taxes», ovvero «Leggi le mie labbra: niente nuove tasse»: questo impegno, poi disatteso nei fatti, del candidato George Bush (padre) alla Convention repubblicana del 1988 nel discorso con cui accettava la nomination per la corsa alla casa bianca contro il democratico Michael Dukakis, è diventato il mantra della maggior parte, se non la totalità, dei politici che affrontano una campagna elettorale.

Parlare di tasse in campagna elettorale rischia di far perdere voti, a meno di non proporre «meno tasse per tutti», come fece Silvio Berlusconi nel 1994, e come in verità continua a fare anche oggi.

Tuttavia in un Paese come l'Italia, caratterizzato da un'evasione consistente e di massa, sarebbe un errore non affrontare almeno il problema della parità di trattamento dei contribuenti di fronte al fisco.

Generalizzare la ritenuta

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I meccanismi oggi in vigore prevedono per alcuni contribuenti e tipologie di reddito la riscossione delle imposte mediante ritenute alla fonte a titolo di imposta o d'acconto, effettuate da una parte "terza" rispetto al percettore del reddito che perde così il controllo della propria dichiarazione in relazione a questi redditi, dato che il meccanismo assicura il gettito all'erario senza la possibilità di evasione per il contribuente. Si tratta dei redditi da lavoro dipendente e da pensione, dei redditi di capitale, e di alcuni compensi professionali.

Ciò di fatto, nella situazione italiana, crea una grave disparità di trattamento tra i contribuenti in presenza di una evasione molto diffusa: alcuni non possono evadere, altri sono liberi di decidere se e quanto pagare al fisco.

La domanda diventa quindi: è possibile generalizzare il meccanismo della ritenuta alla fonte per tutti i contribuenti? La risposta è affermativa.

Si tratterebbe di utilizzare il meccanismo di frazionamento dei pagamenti che caratterizza il funzionamento dell'Iva. Ogni contribuente Iva dovrebbe effettuare una ritenuta d'acconto ai fini delle imposte dirette e dei contributi sociali a carico dei fornitori, su ogni pagamento effettuato in corrispondenza di ogni fattura emessa, detrarre le ritenute subite dai suoi clienti, e versare il saldo al fisco.

Un esempio semplificato

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Per evitare adempimenti che potrebbero essere considerati eccessivi, il pagamento delle fatture emesse dovrebbe avvenire tramite bonifico, e sarebbe la banca ad effettuare i calcoli e le ritenute. In questo modo si eliminerebbe tutta l'evasione sia relativa all'Iva che alle imposte sui redditi che oggi si verifica lungo la catena produttiva, e aumenterebbe il fatturato dichiarato dai contribuenti che operano con i consumatori finali, che sarebbero costretti ad evidenziare margini adeguati.

Un esempio, molto semplificato, può aiutare a comprendere la logica della proposta. Immaginiamo un'economia composta da tre settori di imprese: A, B e C.

A produce 100, che vende a B. B utilizza i beni acquistati per produrre beni di valore 200. B li vende a C che a sua volta cede il prodotto finito per 300 al consumatore finale. Il valore aggiunto, cioè il reddito, prodotto da ciascun settore è pari a 100, il reddito nazionale, ovviamente è la somma, quindi è 300. Se esiste un'imposta sul valore aggiunto del 10 per cento, ogni impresa, in assenza di evasione, dovrebbe pagare dieci, per un totale di 30 ciascuno.

Se esiste anche un'imposta sul reddito con aliquota del 20 per cento, ciascun settore cioè ciascuna di queste tre imprese dovrebbe versare 20, per un totale di 60. Il gettito complessivo in assenza di evasione dovrebbe quindi essere pari a 90: 30 di Iva e 60 di imposta sul reddito. Nella realtà italiana, però il gettito effettivo risulta pari a circa la metà del dovuto a causa dell'evasione.

Se nel sistema disegnato inseriamo anche una ritenuta del dieci per cento come acconto del pagamento delle imposte sul reddito e dei contributi sociali, applicata dall'acquirente a carico del venditore cioè non diversamente di quanto fanno i datori di lavora a carico dei dipendenti, il profilo del gettito però cambia.

L’impresa A non ha acquisti e non applica ritenute, ma subisce una ritenuta di 10 da B nel momento in cui B acquista i beni di A di valore 100. La ritenuta subita viene compensata da A con l'Iva, nell'esempio di eguale ammontare per semplicità, che dovrebbe versare al fisco: A dovrà pagare 20 di imposta sul reddito che non può evadere grazie alla ritenuta. B a sua volta, dopo aver applicato la ritenuta ad A, subisce una ritenuta di 20 da parte di C che compensa con la ritenuta subita e il debito Iva, e si limita a pagare 20 di imposta sul reddito. C che vende direttamente ai consumatori finali, non subisce ritenute, paga 10 di Iva, 20 di ritenute effettuate ai fornitori e 20 di imposta sul reddito, per un totale di 50. Quindi il gettito complessivo resta 90, ma questa volta senza possibilità di evasione.

Recupero di 30 miliardi

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Il meccanismo non comporterebbe particolari costi di introduzione, ma potrebbe far recuperare almeno 20-30 miliardi. Esso è stato proposto alcuni anni fa in un rapporto del Nens (Nuova economia nuova società) ricevendo una attenzione positiva in sede accademica. Non si può dire altrettanto rispetto alle proposte dei partiti.

In prospettiva, con la continua evoluzione della tecnologia, il meccanismo potrebbe essere esteso persino ai consumatori finali. Quindi ritenute per tutti, possibilità di evasione ridotte per tutti. Questo significa nessuna nuova imposta, ma parità di trattamento per tutti i contribuenti.

Il principio di equità orizzontale, che impone che individui con la stessa capacità contributiva siano tassati in eguale misura, sarebbe finalmente rispettato e allo stesso tempo le casse dello stato avrebbero maggiori entrate per pagare quei servizi di cui beneficiano tutti i cittadini, dai meno abbienti ai più abbienti, da chi oggi evade a chi non può decidere di farlo.

Niente di particolarmente drammatico, ma senza un intervento in questa direzione e con i tassi di evasione che si registrano nel nostro paese e con continue misure che favoriscono chi evade o chi ha evaso, possiamo prevedere che verrà il momento in cui i sindacati e i loro rappresentati chiederanno la soppressione della ritenuta alla fonte in quanto eccessivamente discriminatoria, se non è possibile far pagare le tasse a tutti, che sia consentita la stessa libertà nella dichiarazione dei redditi percepiti.

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