Sono oltre 50mila le denunce inoltrate all'Inail fino a fine settembre per contagi legati al Covid, pari al 15% circa del totale da inizio anno e al 17,2% dei casi nazionali comunicati dall'Istituto superiore di sanità. Secondo il report dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, 1.919 denunce di contagio sono arrivate nel mese di settembre, di cui 1.127 relative a infezioni avvenute in settembre e le altre 792 nei mesi precedenti, e 16 decessi (per un totale di 319).

«Dopo il rallentamento post lockdown, il mese di settembre evidenzia una ripresa delle infezioni di origine professionale», sottolinea l'Inail, precisando che i decessi sono concentrati soprattutto tra gli uomini (84,0%) e nelle fasce 50-64 anni (69,9%) e over 64 anni (19,4%), con un'età media dei deceduti di 59 anni. In quasi nove casi su 10 (89,3%) si tratta di lavoratori italiani, mentre tra gli stranieri le comunità più colpite sono quelle peruviana (con il 17,6% dei decessi occorsi agli stranieri), rumena (14,7%) e albanese (11,8%).

Prendendo in considerazione il totale delle infezioni di origine professionale denunciate, il rapporto tra i generi si inverte - circa sette contagiati su 10 (70,7%) sono donne - e l'età media scende a 47 anni. Dall'analisi territoriale emerge che più della metà delle denunce presentate all'Istituto (55,1%) ricade nel Nord-Ovest, seguito da Nord-Est (24,4%), Centro (11,9%), Sud (6,2%) e Isole (2,4%).

Concentrando l'analisi esclusivamente sui casi mortali, la percentuale del Nord-Ovest sale al 56,7%, mentre il Sud, con il 16% dei decessi, precede il Nord-Est (13,8%), il Centro (11,6%) e le Isole (1,9%). La Lombardia si conferma la regione più colpita, con il 35,2% dei contagi denunciati e il 41,7% dei casi mortali.

Le province

Tra le province, invece, il primato negativo spetta a quella di Milano, con il 10,8% del totale delle infezioni sul lavoro denunciate, seguita da Torino (7,8%), Brescia (5,4%) e Bergamo (4,6%), che con 37 decessi, pari all'11,6% del totale, si conferma al primo posto per numero di casi mortali, seguita dalle province di Milano (8,2%), Brescia (7,8%) e Napoli (6,0%). Rispetto alle attività produttive coinvolte dalla pandemia, il settore della sanità e assistenza sociale, con il 70,3% delle denunce e il 21,3% dei decessi codificati precede l'amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità - Asl - e amministratori regionali, provinciali e comunali), in cui ricadono l'8,9% delle infezioni denunciate e il 10,7% dei casi mortali.

Gli altri settori più colpiti sono i servizi di supporto alle imprese (vigilanza, pulizia e call center), il manifatturiero (tra cui gli addetti alla lavorazione di prodotti chimici e farmaceutici, stampa, industria alimentare) e le attività dei servizi di alloggio e ristorazione.

L'analisi per mese di accadimento rileva che al picco dei contagi sul lavoro dei mesi di marzo e aprile è seguito un ridimensionamento a maggio e, soprattutto, nei mesi estivi di giugno-agosto, con un andamento al di sotto dei mille casi mensili, anche per effetto delle ferie di cui hanno goduto molte categorie di lavoratori.

In settembre, però, è emersa una recrudescenza dei casi denunciati, che hanno superato nuovamente quota mille, numero destinato ad aumentare ulteriormente nella prossima rilevazione, per effetto del consolidamento particolarmente influente sull'ultimo mese della serie.

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