Le elezioni ci hanno presentato il quadro politico del paese, con una spinta verso posizioni conservatrici che hanno offerto la maggioranza del Parlamento una parte ben precisa. Le dinamiche di fondo che attraversano il Paese sono più complesse e mostrano la presenza, nell’opinione pubblica, di una maggioranza valoriale tendenzialmente meno conservatrice.  

Per comprendere e soppesare le pulsioni autoritarie che attraversano gli italiani è utile applicare la Right-Wing Authoritarian Scale. La scala focalizza l’attenzione su tre gruppi di atteggiamenti: l’aggressività autoritaria, la sottomissione autoritaria e il convenzionalismo. Partiamo dalla sottomissione autoritaria. Essa è composta da quattro temi: il ruolo delle donne nella società, i valori autoritari nell’educazione dei figli, la spinta alla disciplina e obbedienza e il ruolo dei giovani.

La spinta verso la sottomissione

L’indice complessivo di spinta verso la sottomissione autoritaria si ferma al 35 per cento degli italiani. Un dato che è determinato dal fatto che solo per il 12 per cento la sottomissione della donna al marito e alle convenzioni sociali non deve finire; solo per il 16 per cento è sbagliato che i giovani protestino contro ciò che non condividono. Sul fronte della disciplina il 56 per cento ritiene necessario avere di più. Lo stesso vale sul fronte dell’educazione dei figli: il 70 per cento giudica obbedienza e rispetto dell’autorità tra i valori principali da insegnare ai bambini.

Aggressività autoritaria al 46 per cento

 Il secondo indice che compone il quadro dell’autoritarismo è quello dell’aggressività autoritaria. L’indice è al 46 per cento ed è composto dalla propensione verso la pena di morte, dalla ricerca di un leader autoritario, dalla pulsione alla difesa dei diritti di tutti e dal bisogno di ordine. La pena di morte è rifiutata dalla maggioranza del paese (54 per cento); il bisogno di un leader forte, invece, è agognato dal 59 per cento degli italiani; così come il maggior bisogno di ordine è avvertito dal 63 per cento del Paese. Nonostante questo la stragrande maggioranza del paese non accetta alcun bavaglio e difende il diritto di tutti di esprimere le proprie posizioni, anche quelle più estreme (83 per cento). Infine, l’indice di convezionalismo. È il tratto più presente nel nostro paese, ma anch’esso non raccoglie la maggioranza del paese, anche se la sfiora: 48 per cento. Si tratta di una dimensione che si delinea nei legami con le tradizioni; nel bisogno di sentirsi ancorati alla propria realtà nel valore della famiglia tradizionale e degli insegnamenti della Chiesa e del Papa. A guidare la pinta convezionalista è il ruolo delle tradizioni (76 per cento), seguito dall’esigenza di non dover sempre mettere in discussione le fondamenta della nostra società (59 per cento). Molto più bassi, invece, sono gli altri due item, con il 30 per cento che ritiene fondamentale seguire i precetti di Chiesa e Papa e il 34 per cento riconosce come giusti solo i matrimoni tradizionali tra uomo e donna. Utilizzando tutti questi elementi contrapposti, tra spinte e controspinte, la Right-Wing Authoritarian Scale ci permette di calcolare il tasso di autoritarismo presente nel nostro paese. Una spinta che coinvolge il 44 per cento dell’opinione pubblica, mentre il 56 per cento è su posizione di contrapposizione a qualunque forma di pulsione o ripiegamento autoritario. Il convenzionalismo resta il tratto maggiormente presente nella nostra società, con una spinta all’adesione a valori tradizionali, legati al passato, al ruolo, all’apparire nella società. Su questo fronte, tuttavia, sono diminuite, le dimensioni legate alla religione e al familismo tradizionale. 

Liderismo postmoderno

L’aspetto in cui l’Italia fa marcare maggiormente la distanza è quello relativo alla sottomissione all’autorità. Società pienamente post moderna, ha fatto della contrapposizione all’autorità, della distanza critica dalle élite un suo tratto. Sul fronte del ruolo femminile, con tutti i limiti del caso, il processo di trasformazione si è avviato. Ben presente è, invece, il tratto che spinge verso il leaderismo, come quello della relazione tra potere-durezza-sicurezza, ben rappresentato da quel 63 per cento di italiani che richiede più legge e ordine. Se le spinte verso una maggiore dimensione conservatrice sono ben presenti e radicate, non rappresentano la maggioranza del Paese.

L’Italia si è avviata da tempo verso dimensioni valoriali più cooperative e condivisive, aperte e meno tradizionaliste e confessionali, ma queste istanze non riescono a trovare uno sbocco politico adeguato e credibile.

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