Economia

Decreti ad hoc e proroghe, così il governo tunisino ha fatto gli interessi di Eni

  • I problemi di Eni in Tunisia nascono subito dopo la rivoluzione e la caduta del dittatore Ben Ali, quando si apre una nuova stagione politica, alimentata dalle richieste di maggiore democrazia e diritti.
  • La nuova commissione parlamentare che vuole fare luce sulle concessioni petrolifere ne blocca cinque tra cui una della multinazionale italiana, ma il governo interviene a favore delle aziende. E nel 2017 proroga il permesso per il giacimento di Borj El Kadhra via decreto legge. 
  • La discussione in commissione va avanti per circa un anno, facendosi a tratti molto accesa: «Perché mai il parlamento dovrebbe porre rimedio a questa contesa, quando è la multinazionale a non aver rispettato gli accordi da programma?». Ma alla fine a Eni vengono concesse altre due proroghe.

Sebbene operi in Tunisia sin dal 1960, nel corso degli ultimi anni, Eni ha più volte manifestato l’intenzione di vendere le sue attività petrolifere. Un fatto che non sorprende, vista la tendenza da parte delle aziende del petrolio e del gas a dismettere i loro giacimenti su terraferma, concentrando gli investimenti su quelli in mare aperto, lontani da comunità e proteste, ma anche più difficili da monitorare per la società civile. I problemi di Eni in Tunisia nascono subito dopo la rivolu

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