All'Anas non sanno come chiudere il bilancio 2020. La totale incertezza sull'esercizio economico e finanziario dell'anno appena finito è così grave che rischia di terremotare il vertice dell'azienda delle strade e a seguire pure quello della capogruppo Fs.

Dopo aver ignorato per almeno tre anni la grana della fantasiosa contabilizzazione alla voce patrimonio di 1 miliardo e 590 milioni di euro come effetto dell'allungamento dal 2032 al 2052 della concessione per le strade statali, allungamento richiesto, ma mai accordato dallo stato, ora la polvere infilata sotto il tappeto non può più essere tenuta nascosta.

La via maestra per risolvere la faccenda sarebbe che l'amministratore delegato, Massimo Simonini, e il consiglio di amministrazione Anas prendessero atto che l'allungamento della concessione non esiste e forse mai ci sarà, procedendo quindi alla svalutazione del patrimonio. 

Fs impone ai ministri la norma

Invece invocano soluzioni estreme e dell'ultim'ora dalla ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, e dal ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri. Sia Simonini sia Battisti hanno inviato lettere accorate ai ministri, il primo il 30 dicembre, il secondo l'11 gennaio.

Battisti nella sua missiva ricorre a un tono ultimativo: «Solo la rapida adozione di specifici interventi normativi può assicurare certezza al processo valutativo in sede di chiusura dei conti dello scorso esercizio». L'amministratore Fs si premura pure di organizzare il lavoro dei due ministri: «Le mie strutture prenderanno contatto con i vostri uffici per definire uno schema di norma che auspicabilmente potrebbe essere inserita già in uno dei prossimi provvedimenti del governo».

Ritenendo di incerta praticabilità la via di una legge ad hoc, il governo governo potrebbe affrontare la faccenda alla radice facendo fare ad Anas il percorso inverso di quello tracciato dal 2018 in poi, cioè potrebbe far ritornare l'azienda delle strade un'agenzia pubblica a tutti gli effetti come lo fu per decenni, non più una società per azioni sotto il controllo delle Fs.

Ma non sembra che né la De Micheli né Gualtieri abbiano la forza e l'intenzione di imboccare una strada così impegnativa.

Il rischio della svalutazione

Per mesi i dirigenti Anas e Fs hanno sperato di pescare il jolly che avrebbe consentito loro di evitare la svalutazione del patrimonio Anas. Avevano tentato di trovare una sponda nell'Avvocatura generale dello Stato, ma l'Avvocatura continua a non pronunciarsi non per negligenza, ma secondo i bene informati perché non lo vuole fare.

I revisori dei conti Anas e il magistrato della Corte dei conti interno all'azienda, Pino Zingale, seguono con preoccupazione la vicenda: mercoledì 27 il magistrato intende ascoltare in un'audizione formale l'amministratore Simonini e i consiglieri per ottenere chiarimenti.

La svalutazione del patrimonio Anas produrrebbe tre conseguenze. La prima è che dichiarare di aver gonfiato il patrimonio in questi anni, per Simonini sarebbe come un'implicita ammissione della falsità dei bilanci 2018 e 2019 (così come sostiene in una sua interrogazione molto dettagliata del 21 dicembre il senatore di Forza Italia Lucio Malan).

L'articolo 2423 del Codice civile impone che la situazione patrimoniale e finanziaria di una società sia rappresentata in «modo veritiero e corretto».

La seconda conseguenza è che la svalutazione comporterebbe la chiusura in rosso del bilancio Anas 2020 che risulterebbe così il secondo risultato negativo di fila.

La terza conseguenza investirebbe la capogruppo Fs di Gianfranco Battisti su cui si scaricherebbero gli effetti negativi economici e di immagine del bilancio Anas.

Il conflitto con l’Ue

La pretesa di Simonini e Battisti che sia il governo a togliere loro le castagne dal fuoco cozza con il fatto che il governo in queste materie non può fare come vuole: difficilmente poi una scelta del genere passerebbe l'esame dell'Unione europea.

Il senatore Malan ricorda che la Corte dei conti, in una determinazione del 30 aprile, precisa che «la Corte di giustizia Ue il 18 settembre 2019 ha ritenuto illegittima la proroga senza gara di concessioni stradali».

Il nuovo capo dipartimento per le Infrastrutture del ministero dei Trasporti, Pietro Baritono, in una lettera all’ad Anas Simonini dell’8 gennaio ribadisce che «non si reputa allo stato condivisibile il mantenimento della previsione di allungamento della scadenza della concessione».

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