Ormai è il sadismo dei gasdotti. Alla fine Vladimir Putin ha riaperto il rubinetto di Nord Stream, ma il problema del metano rimane, visto che Gazprom ha spiegato che prima che riprenda ci vorrà del tempo, ma soprattutto lo stesso Putin ha detto che i volumi potrebbero essere più ridotti di prima. Prima c’erano problemi per una turbina in Canada, adesso dice ne smetterà di funzionare un’altra dal 26 luglio. Visto che la tempesta è sempre perfetta, è partita la manutenzione della tratta tunisina di Transmed, il gasdotto che unisce l’Algeria all’Italia. In questo caso non ci sono dubbi che riparta, ma intanto sono rallentate di nuovo le iniezioni negli stoccaggi in vista dell’inverno.

Nord Stream

La minaccia sul gas di Mosca è sempre lì. Giovedì mattina il gas naturale ha iniziato a fluire dentro Nord Stream dopo il fermo di 10 giorni. Era stato chiuso l'11 luglio per lavori programmati, e la Russia aveva continuato a mettere in dubbio la ripresa dei flussi: quanto basta per fa salire i prezzi ancora una volta. Tra le crescenti tensioni sulla guerra della Russia in Ucraina, ministri, funzionari tedeschi e imprese temevano che il gasdotto, la principale fonte di gas russo del paese, potesse non riaprire affatto.

L'operatore Nord Stream AG ha spiegato che adesso il flusso impiegherà del tempo per aumentare, a quanto riporta l'agenzia di stampa tedesca Dpa. Le consegne dovrebbero scendere ben al di sotto della piena capacità del gasdotto. Nord Stream ha affermato che ci si aspetta una quantità di gas simile a quella vista prima della manutenzione, dunque ancora con un taglio del 60 per cento e con una forte riduzione anche per l’Italia.

Il capo dell'autorità di regolamentazione della rete tedesca, Klaus Mueller, ha dichiarato su Twitter che la Gazprom russa ha notificato giovedì consegne di solo per il 30 per cento circa della capacità del gasdotto.

A metà giugno, Gazprom ha ridotto il flusso al 40 per cento della capacità per problemi tecnici, e anche in Italia per Eni c’è stato un calo delle consegne a circa la metà dei quantitativi richiesti. Gazprom ha citato presunti problemi tecnici relativi a una turbina che Siemens Energy ha inviato in Canada per la revisione e che non è stato possibile restituire a causa delle sanzioni imposte per l'invasione russa dell'Ucraina. Per Mosca si è trattato di «forza maggiore», una formula che salva la società da eventuali problemi legali.

Il governo tedesco ha detto ripetutamente che quello tecnico però è solo un pretesto per una decisione politica per lasciare l’Europa nell’incertezza e far salire ancora i prezzi dell'energia, visto che per il ministero dell’Economia tedesco la turbina era una sostituzione che avrebbe dovuto essere installata solo a settembre. La Germania tuttavia si è mossa con Toronto, e la turbina dovrebbe tornare in Russia con un permesso speciale sulle sanzioni, una vittoria di Putin.

Mercoledì il presidente russo ha annunciato che verrà chiusa un’altra turbina:  «Alla fine di luglio, credo il 26» un’altra turbina necessiterà di revisione, e una terza «è già fuori uso». Quindi sarà necessario il ritorno della turbina canadese al più presto e a sorpresa aggiunge: «Avremmo una rotta alternativa già pronta, il Nord Stream 2, che non può essere avviata», la Germania infatti ha bloccato l’infrastruttura già costruita per non dipendere di più da Mosca. Ma la Russia alza ancora la posta in gioco.

L’Algeria

Dall’Algeria l’Italia in futuro si aspetta flussi crescenti di metano, e già quest’anno, dopo l’iniziale annuncio di tre miliardi aggiuntivi dovrebbero arrivare a quattro che andrebbero ad aggiungersi ai circa 21 miliardi annui dell’anno scorso. Dopo l’accordo siglato con la benedizione di Mario Draghi lunedì, il giorno dopo l’a.d. Cladio Descalzi è andato ad Algeri per completare l’opera dal punto di vista commerciale. Mercoledì però sono partiti i i lavori di manutenzione. Come riporta la testata specializzata Staffetta Quotidiana, durante l'intervento, che terminerà il 27 luglio, la capacità di trasporto disponibile sarà ridotta al 35 per cento rispetto a quella ordinaria. Il Nord Europa è diventato temporaneamente il principale fornitore. E gli stoccaggi, nonostante il governo si sia fatto carico dell’acquisto del metano, sono rallentati ancora e siamo sotto al livello del 2021. «Le scorte italiane all'inizio di questa settimana erano piene per il 68,3 per cento, non molto distanti dal 70,7 per cento del 18 luglio 2021 ma ancora lontane dal 77,1 per cento del 18 luglio 2019», l’anno precedente alla pandemia.

Di fronte ai problemi quasi certi e a quelli imponderabili, la Commissione europea ha varato un piano per risparmiare gas, ma nonostante la contingenza parli chiaro, da alcuni paesi dell’Unione europea sono già partite le proteste.

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