Una ricognizione di Assoutenti con il Centro di formazione e ricerca sui consumi certifica i rincari già in atto, prima che il conflitto iraniano abbia dispiegato i suoi effetti sugli approvvigionamenti e nel dubbio di ripercussioni sullo stretto di Hormuz. «Come con l’Ucraina, il conflitto è un pretesto per fenomeni speculativi». L’aumento della benzina e del gasolio si estenderebbe sulle bollette dell’energia e sui generi alimentari
Prima ancora che la guerra in Iran faccia sentire il suo impatto sull’economia mondiale in Italia partono come di consueto le speculazioni. E come già accaduto con lo scoppio della guerra in Ucraina è sui prezzi dei carburanti che si fa il gioco sporco e arriva la stangata per i consumatori. La denuncia è di Assoutenti che insieme con il Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc) ha effettuato una ricognizione su quanto sta accadendo in questi giorni: per un pieno di benzina servono oggi 3 euro in più rispetto alla prima settimana di giugno pari a un rincaro di circa 6 centesimi al litro e per il diesel va addirittura peggio considerato che il pieno è rincarato di oltre 4 euro per un aumento medio di 8,5 centesimi al litro.
«La guerra scoppiata in Iran, come a suo tempo il conflitto ucraino, viene utilizzata come pretesto per fenomeni speculativi sulle quotazioni dei prodotti energetici», denuncia l’associazione secondo cui «il peggio deve ancora venire».
Il pretesto perfetto
L’ipotesi di un costo del petrolio a 100 dollari al barile – secondo molti analisti questo il valore che si potrebbe raggiungere per effetto della minacciata chiusura dello stretto di Hormuz – genererebbe un rialzo di quasi il 17% del prezzo a listino dei carburanti: la benzina supererebbe i 2 euro a litro, un aggravio di spesa annua pari di oltre 400 euro considerando due pieni al mese. E il gasolio supererebbe 1,9 euro al litro per un extra costo annuale di circa 440 euro per automobilista. Ma considerato che l’aumento delle quotazioni petrolifere non determina mai rialzi immediati dei listini alla pompa (i prezzi si determinano in base al cosiddetto indice Platts) è evidente che aumenti immediati non possono che attribuirsi a fenomeni speculativi – si evidenzia nello studio. E i conflitti bellici sono diventati oramai il “pretesto” numero uno per innescare le truffe.
Nel monitorare i dati forniti dai distributori e pubblicati sul sito del Ministero delle imprese e made in Italy (Mimit) il Codacons rileva che in autostrada la benzina in modalità servito ha sfondato la soglia psicologica dei 2,3 euro al litro presso diversi distributori, e in molti impianti la verde in modalità self service si avvicina ai 2 euro al litro. «I nuovi picchi registrati presso alcuni impianti autostradali appaiono preoccupanti tenendo conto anche del periodo estivo e quindi degli spostamenti degli italiani per le vacanze – sottolinea l’associazione –. Una situazione su cui pesano come una spada di Damocle sia la possibile chiusura dello stretto di Hormuz, sia possibili fenomeni speculativi tesi a sfruttare il conflitto in Iran per alzare ingiustificatamente quotazioni e listini».
L’Unione nazionale consumatori ha analizzato la situazione nelle singole regioni: Sicilia, Valle d’Aosta e Calabria quelle in cui nell’ordine i prezzi della benzina sulla rete stradale sono aumentati di più nell’ultima settimana. Umbria, Molise e Friuli Venezia Giulia le regioni in cui i prezzi sono invece aumentati di meno (con circa un centesimo di scarto per litro rispetto alle tre prime classificate). Per il gasolio invece le regioni più care in questo momento sono Sicilia, Lombardia e Veneto, le più “virtuose” Molise e Umbria e si piazza bene anche la provincia di Trento. Ma per il gasolio lo scarto è maggiore e può arrivare anche a 3 centesimi a litro. In soldoni in una sola settimana, dal 16 giugno al 23 giugno (oggi) compreso, per un pieno di benzina (circa 50 litri) si spendono 2 euro in più e per il gasolio 3 euro in più a rifornimento. «La buona notizia, se così si può dire, è che per una volta la maglia nera non viene indossata dalle autostrade, che non salgono sul podio per nessuno dei due carburanti», segnala l’Unc.
Occhio alle bollette
Tornando allo studio Assoutenti-Crc sono stati simulati i possibili rincari anche per quel che riguarda le bollette di luce e gas: se i rincari dei costi energetici fossero del 10% farebbero schizzare la bolletta della luce a circa 120 euro annui per utenza e quelle del gas di 60 euro (calcolando consumi per 1.100 metri cubi). E stiamo parlando di aumenti che riguardano il regime calmierato regolato dall’agenzia Arera per gli utenti vulnerabili.
Per gli utenti del libero mercato le tariffe sarebbero più care: +70 euro per l’elettricità e +160 euro per le bollette del gas. Rincari che si andrebbero dunque a sommare a quelli già pesanti degli ultimi anni. E, ancora, «la guerra in Iran rischia inoltre di determinare rincari generalizzati per i prezzi dei prodotti trasportati su gomma che, come noto, risentono delle oscillazioni dei carburanti. Solo per i generi alimentari, un aumento medio dei prezzi dello 0,5% si tradurrebbe in una stangata sulla spesa alimentare da oltre 800 milioni di euro in capo alle famiglie italiane».
© Riproduzione riservata