Forse è colpa della pandemia che scombussola tutto. Fatto sta che il Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ha deciso di non limitarsi al controllo sui servizi segreti ma di montare la guardia alla sicurezza della Repubblica in senso lato, per esempio stabilendo che il controllo azionario di Unicredit o Assicurazioni Generali è decisivo per i destini della nazione.

Così giovedì scorso ha pubblicato la “Relazione sulla tutela degli asset strategici nazionali nei settori bancario e assicurativo” con cui ci informa di aver valutato «i rischi di penetrazione di soggetti esteri». E per chiarire che la penetrazione non è gradita, specificano che l’atto ostile ci verrebbe inflitto da «aggressori». Ci sono i cattivi, e sono francesi.

Il Copasir allude ad «alcune operazioni finanziarie potenzialmente finalizzate alla cessione di Assicurazioni Generali a gruppi assicurativi esteri, tra cui Axa, di proprietà francese», ma non dice altro. Nota solo che la scalata dell’italiano Leonardo Del Vecchio a Mediobanca (prima azionista di Generali con il 13 per cento) potrebbe preludere all’ingresso nella banca fondata da Enrico Cuccia di «soci esteri». Addirittura. Il paese è in pericolo.

Infatti, rivela il Copasir rifriggendo il presunto scoop con un mediocre condizionale giornalistico, i francesi «sarebbero in possesso di 285 miliardi di euro di debito pubblico italiano». Siccome le Generali hanno in pancia 63 miliardi di titoli di stato, qualora i galli ci penetrassero (via Mediobanca, via Axa o via Del Vecchio, davanti o da dietro, non è chiaro), si troverebbero in mano quei 350 miliardi di Cct e Btp con cui potrebbero «essere indotti a porre in essere azioni speculative ostili sui titoli di debito italiani». Infatti i francesi sono cattivi ma anche un po’ cons: appena riescono a pénétrer le Generali, usano i loro titoli di stato per feroci attacchi speculativi che mettono in ginocchio la nazione tutta e con essa anche le Generali appena comprate. Génial.

Poi c’è Unicredit. L’amministratore delegato Jean Pierre Mustier, penetratoci dai francesi, vorrebbe spostare in Germania (non in Francia) il baricentro della banca, pare. Il Copasir, astuto come una volpe, non ci casca: «Destano a questo riguardo preoccupazione alcune operazioni di mercato che, anche attraverso nomine nei consigli di amministrazione, o comunque ai vertici di rilevanti istituti di credito, rischiano di favorire processi che non garantiscono il perseguimento degli interessi economici nazionali». La beffa è che al vertice di Generali c’è Philippe Donnet, francese molto amico di Mustier. Si saranno messi d’accordo per penetrarci in tandem o sono stati nominati dagli azionisti italiani? Il Copasir non scioglie il nodo.

Ora è vero che quos Deus perdere vult, dementat prius, ma se davvero Dio lavora per i francesi stavolta gli è scappata la mano. A parte che le Generali hanno già avuto per 12 anni un presidente francese, Antoine Bernheim, espressione della banca francese Lazard, cugina di Mediobanca e sua alleata nel controllo delle Generali. E a parte che il secondo azionista di Mediobanca si chiama Vincent Bollorè ed è, Dio lo perdoni, francese. E a parte che Bollorè attraverso Vivendi controlla Tim, cioè la nostra rete telefonica e anche le nostre conversazioni private, forse più delicate delle polizze Rc auto. E a parte che la Banca nazionale del lavoro, che era pubblica, ai francesi di Bnp Paribas gliel’abbiamo data noi e non l’hanno rubata. E a parte che la Cassa depositi e prestiti, alla quale il Copasir inneggia come scudo degli interessi nazionali, sta aiutando i francesi di Euronext a comprarsi nientemeno che la Borsa italiana, così ci penetrano su tutte le società quotate.

A parte tutto questo, ma veramente nel parlamento italiano il “sogno europeo” si è putrefatto in questo sovranismo da analfabeti? Per anni tutti i politici hanno predicato che dovevamo fare di tutto per essere attrattivi per i capitali stranieri, perché eravamo e siamo con le pezze al culo. Si sono inginocchiati come accattoni davanti a Gheddafi, a Putin, a Xi Jinping. E adesso dichiariamo guerra alla Francia. Va bene, potremmo di nuovo invadere la Provenza, come il 10 giugno 1940. Non facemmo una gran figura, ma almeno dopo quella tragedia adesso ci toccano due risate con la farsa.

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