Appena il 24 febbraio scorso il capo dello stato, Sergio Mattarella, aveva inviato al governo e ai presidenti delle camere un richiamo formale sull’abuso della decretazione e sui «decreti-legge omnibus del tutto disomogenei» che diventano «meri contenitori dei più disparati interventi normativi».  Ma se si vuole nascondere una norma, che da diverso tempo si cerca di infilare ovunque, in legge di bilancio, nella delega fiscale, e più volte si nega di voler realizzare come il condono penale per gli evasori, il decreto omnibus è uno strumento perfetto.

Lo scudo penale

Nel decreto  Bollette, approvato ieri dal Consiglio dei ministri, è comparsa una norma che prevede la non punibilità per l’omesso versamento di ritenute dovute o certificate superiori ai 150mila euro l’anno, di Iva superiore ai 250 mila euro per anno, e per l’indebita compensazione di crediti non spettanti superiore a 50 mila euro in alcune particolari condizioni «quando le relative violazioni sono correttamente definite e le somme dovute sono versate integralmente dal contribuente secondo le modalità previste». 

Nascondere è il termine esatto, considerato che il governo non ha speso una parola sulla legge, distraendoci con una norma suggerita dalla Coldiretti, che prevede multe per eventuali produzioni di carne sintetica all’interno dei confini nazionali –  insieme l’ennesimo colpo alla transizione ecologica e un bell’incentivo a una eventuale delocalizzazione della produzione. E considerato che il giorno successivo Giorgia Meloni ha rivendicato «la lotta all’evasione».

Decreto omnibus

Anche decreto omnibus, termine utilizzato a fine febbraio dal presidente della Repubblica nel caso del decreto Milleproroghe, è termine esatto: il decreto Bollette è diventato il contenitore per le norme più svariate: interventi per 4,9 miliardi sulla sanità – anche con il corretto tentativo di limitare il fenomeno dei medici a gettone e il pay back per le aziende farmaceutiche – e ancora una volta sul fisco. In una manciata di commi e sei articoli, il decreto si è trasformato nell’ennesimo strumento per andare incontro a chi non ha pagato le tasse.

Oltre al condono penale, sono stati allargati ancora i tempi della cosiddetta tregua fiscale, e rimaneggiando le norme già approvate, appena tre mesi fa, in legge di Bilancio. Sono stati modificati, infatti, i termini della definizione agevolata delle controversie e della regolarizzazione delle violazioni formali e del ravvedimento speciale, della rateizzazione, ed a novanta giorni, è stata infilata una “interpretazione autentica» della legge di bilancio per includere nella regolarizzazione possibile anche alcune violazioni relative ai redditi di fonte estera, all’imposta sul valore delle attività finanziarie estere e all’imposta sul valore degli immobili situati all’estero. 

Condono sì, concorrenza no

In tutto questo è saltata l’approvazione del disegno di legge sulla concorrenza, che è ancora quello del 2022, mentre l’Agcm, autorità che ha la competenza di dare un quadro preliminare di interventi al governo, sta già lavorando in vista del ddl che dovrebbe essere approvato entro luglio 2023. Questa volta la corporazione che ha determinato le scelte dei nostri decisori politici che dovrebbero rispondere agli interessi di tutta la cittadinan«a è la Confesercenti, preoccupata da un intervento sui saldi, plaudito dalle associazioni consumatori. Ma tant’è.

Antonio Misiani, responsabile economico del principale partito di opposizione, il Partito democratico ha definito lo scudo penale per gli evasori «inaccettabile», sia nel merito, ennesimo condono, sia nel metodo, perchè non ha i requisiti di necessità e urgenza. Chissà che ne dirà il capo dello stato Sergio Mattarella.

Il capo dello stato richiama il governo su decreti e balneari

© Riproduzione riservata