Il governo ha indicato chi governerà la Banca d’Italia da novembre. Si sono evitati i futili litigi che divisero il governo nel 2011, si sono rispettate le carriere che da tempo assicurano alla banca l’indipendenza, la professionalità e il prestigio. Fabio Panetta è un candidato naturale, per competenza, esperienza e sensibilità politico-istituzionale. Speriamo che la sua sostituzione nel comitato della Bce non avvenga esagerando l’importanza della nazionalità dei suoi membri. Sarebbe contrario ai trattati.

Quale sarà il compito e l’importanza di Fabio Panetta e della Banca d’Italia in un eurosistema che, dal 2014, ha visto accentrati a Francoforte non solo i poteri di politica monetaria ma anche quelli di vigilanza finanziaria? Vorrei sottolineare due punti.

Le sfide

Primo: favorire l’urgente completamento dell’unione bancaria europea. Vanno superati gli ostacoli nazionalistici che rendono un euro depositato in una banca di un paese europeo ancora diverso – perché diversamente rischioso – da un euro depositato nella banca di un altro paese dell’eurozona. Il passo cruciale che ancora manca è la vera centralizzazione della gestione delle crisi bancarie, per la quale manca il consenso politico.

Non spetta alle banche centrali accrescere quel consenso, ma il loro atteggiamento sarà cruciale. Devono mostrarsi sempre più indipendenti dai loro governi, meno protettrici delle banche dei rispettivi paesi, più efficaci nello spingerle a giocare con regole europee. Per varie ragioni, l’atteggiamento della Banca d’Italia può essere fra i principali in questo sforzo.

Secondo: accompagnare l’innovazione digitale dell’intermediazione finanziaria e del sistema dei pagamenti. Se, come sarebbe auspicabile, la politica monetaria tornerà a essere umile, moderata e noiosa, abbandonando le velleità di sostituire le altre politiche nello stimolare la crescita, le banche centrali del futuro saranno importanti e visibili soprattutto per la loro azione di regolamentazione e vigilanza. Nella quale la nuova, straordinaria frontiera è l’adeguamento alle tecnologie digitali. In materia, la Banca d’Italia è considerata fra le più attrezzate e capaci fra le 20 banche centrali nazionali dell’eurozona. Forse la migliore.

L’evoluzione

L’attività bancaria è destinata a evolvere verso forme di intermediazione meno tradizionali e più indirette. Le piattaforme e le monete digitali, le nuove forme tecniche di raccolta del risparmio e di erogazione del credito, rendono meno importante la classica attività bancaria commerciale e spingono nuove trasformazioni finanziarie, compreso il modo di eseguire i pagamenti.

La regolamentazione di una finanza sempre più innovatrice, dovrà divenire gradualmente meno accentrata, capace di assecondare le novità, mantenendone un controllo efficace e severo ma più indiretto e meno dettagliato di quello odierno. Va evitato che l’evoluzione sia imprudente e sregolata. Ma anche che le banche centrali la frenino, magari interpretando le preoccupazioni dei banchieri meno disposti a correre i sentieri competitivi dell’innovazione.

In questa trasformazione della banca e della finanza va inquadrata l’innovazione cui Fabio Panetta ha dedicato negli ultimi anni tanta energia e della quale è da tempo annunciato l’arrivo: la moneta digitale della banca centrale.

Il denaro per i pagamenti che terremo non presso le banche commerciali ma presso la Bce. C’è ancora qualche passo da fare per mettere bene a punto il sistema, guadagnando la fiducia di imprese e famiglie e evitando di traumatizzare le banche, che vedranno venir meno una delle loro principali fonti di raccolta. È un’innovazione che può favorirne molte altre. Nel guidarla con lungimiranza via Nazionale potrà dare un gran contributo alla Bce e alle altre autorità europee.

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