Dal 1999 il 25 novembre è la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne istituita dalle Nazioni Unite. Da 22 anni oggi è un’altra delle 365 giornate che abbiamo a disposizione per eliminare ogni forma di violenza contro le donne e lo sarà pure domani.

Su Instagram ho iniziato a seguire l’account @sonosolocomplimenti. Fallo anche tu. Ti avviso: alcune delle storie raccontate a me hanno fatto venire la pelle d’oca. Il progetto nato a marzo del 2019 raccoglie storie di violenze, abusi, molestie, catcalling e street harassment. In una di queste storie un ragazzo scrive: «Spesso noi ragazzi che non molestiamo/stupriamo/minimizziamo i "complimenti" sottovalutiamo tutto ciò che succede alle ragazze». Sottolineare che anche minimizzare è parte del problema è il punto per non sentirsi parte di quell’insieme da cui si vorrebbe uscire dicendo «Non tutti gli uomini».

Quindi ora torniamo in ufficio. Ne succedono anche lì. A tutte noi. Sessisti lo siamo tutte e tutti perché siamo cresciuti in una cultura che ci insegna che è così che funziona. A tutti e tutte, dicevo. Anche a me. Quando in un ambiente di lavoro una persona pensa di poter dire di tutto, come non si dovrebbe fare nemmeno nello spogliatoio tra ragazzi dopo la partita, significa che fin lì qualcuno gliel’ha permesso. Spesso quel qualcuno siamo tutti noi. 

Il miglior capo che possiamo incontrare

La mia storia. E anche la tua

Durante un incontro di lavoro ho sentito chiamare il mio capo «Dottore» e me «Signora». Più di una volta. Succede a tutte. E non mi ha consolato quando l’ho ritrovato nella Guida al sessismo nascosto nei luoghi di lavoro di Hella Network, rete che ha come scopo anche quello di aiutare le aziende a creare ambienti lavorativi inclusivi, a partire dal linguaggio.

Quante volte un collega ha pensato di spiegarmi il mio lavoro? Quante volte mi sono chiesta se lo stavo facendo anche io con gli altri? Perché non vedevo il problema. Credevo che fossero episodi di folklore, li raccontavo alle amiche, e poi ho capito che li vivevamo tutte prima o poi, gaslighting e mansplaining compresi. Una storia di tante. Quelle che non mi fanno ridere. Che mi fanno tremare le mani. Quelle che facendoti fare una risata autorizzano comportamenti sessisti, misogeni, discriminatori.

Come si lavora in un team in cui la maleducazione non può essere schernita, ripresa? Si lavora male. Tutti. A me è sucesso. E a te? Il capo maleducato è scorretto, sessista, è uno che infrange sistematicamente non solo la business etiquette, ma pure le normali regole di convivenza civile, si fa vanto di non rispettare le regole, si definisce diretto, schietto, ma il più delle volte è solo un prepotente, un prevaricatore. Una parola fuori luogo una volta, e poi una seconda. Mi è capitato di protestare apertamente prima con evidenti manifestazioni mimiche di disappunto e poi, quando non ce l’ho fatta più, anche a parole. Non so se sia servito. Ma è un punto di partenza: se al mio collega, al mio capo, nessuno aveva mai fatto notare che il suo comportamento non era accettabile ora non può dire di non saperlo.

Non c’è solo il gender pay gap

Sì, le carriere delle donne sono frenate da una disparità sul posto di lavoro e il condizionamento sociale ha fatto sì che le donne si sentano meno meritevoli, creando un divario, rispetto agli uomini, che ha un impatto diretto sulla loro carriera. Esiste il gender pay gap. Le donne non chiedono un aumento, le donne non sanno condurre trattative economiche, e altre fesserie che avrai sentito dire anche tu. In breve: la paga base è uguale tra uomini e donne, certo, ma a chi viene offerto uno stipendio più basso? Un altro problema sono le scelte, per esempio il «mito» che le donne preferiscano il part-time, ma in realtà non è una scelta se è stata fatta a causa dell’assenza di soluzioni alternative per risolvere il problema dell’impossibilità di conciliare l’orario di lavoro con quello delle scuole. Questo quando le scuole sono aperte. Oppure quando, oltre al lavoro retribuito, si svolge anche quello di cura di una persona anziana o con disabilità.

Minimizzare

Non dovete venire dalla nostra parte. La parte è una sola. Inclusiva. La nostra: uomini e donne insieme. Ma iniziate a non minimizzare. Mai. Minimizzare anche una battuta non ci farà sentire più sicure. Minimizzare non ci farà fare passi avanti. Serve capire, come in tutte le cose della nostra vita. E partire da lì.


E da te in ufficio come va? 

Le donne sono «Signore» e gli uomini «Dottori» anche nelle tue riunioni?

Ognuno di noi ha una storia da raccontare, non solo legata a uffici che magari abbiamo avuto in comune, o a situazioni lavorative nuove. Vuoi raccontarmi la tua? Ogni lunedì inizieremo insieme la settimana. Mi siedo accanto alla tua scrivania. Chiacchieriamo un po’. Vediamo cosa c’è da fare. Insieme.

Manda la tua storia a lettori@editorialedomani.it.
A lunedì.

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