Destino beffardo, il “modello Genova”, sbandierato dal sindaco Marco Bucci, dal presidente della Liguria Giovanni Toti e dall’allora viceministro ai Trasporti Edoardo Rixi, plenipotenziario ligure della Lega, come il simbolo della rinascita del capoluogo ligure, sarà lo strumento con cui il simbolo vero della città, la Lanterna che da oltre 500 anni assolve alle funzioni di faro di segnalazione per la navigazione notturna, finirà soffocato in un mare di container, lontano dal mare vero e proprio, per compiacere uno dei principali sponsor delle attuali amministrazioni regionale e comunale.

© LaPresse Archivio storico Genova anni 90 Varie La Lanterna di Genova Nella foto: il simbolo di Genova: la Lanterna

Premessa necessaria. Nell’autunno 2018, oltre a stanziare per la bisogna 200 milioni di euro, il decreto Genova stabilì che, per contrastare gli effetti negativi del crollo del ponte Morandi sui traffici portuali, il commissario per la ricostruzione Bucci e la locale Autorità portuale avrebbero potuto definire una serie di investimenti infrastrutturali che avrebbero goduto delle stesse scorciatoie e deroghe legislative accordate per la ricostruzione del viadotto con l’obiettivo di potenziare il porto.

A spese di Aspi, cioè nostre

Queste opere avrebbero dovuto essere realizzabili e realizzate in tre anni. Ma Bucci e Paolo Emilio Signorini, il totiano di ferro alla guida del porto da fine 2016, vi infilarono di tutto, in più passaggi (passando da 1 a 2,3 miliardi di euro di valore complessivo). Il risultato è che a oggi delle oltre 30 opere di quel piano pressoché nulla risulta realizzato e il governo Draghi ha dovuto prorogare il commissario, per non commissariarlo, allungando a tutto il 2024 l’incarico di Bucci.

Così, malgrado nel frattempo la Corte dei Conti abbia sancito che gli effetti del crollo sui traffici portuali sono stati «limitati» e malgrado tali presunti effetti siano comunque venuti meno essendo il ponte ricostruito, nei giorni scorsi Signorini ha provveduto all’aggiornamento del piano straordinario, portandone il valore ad oltre tre miliardi di euro e inserendovi in particolare due opere care al sindaco-commissario, la cui approvazione è quindi pura formalità prevista a giorni.

Finanziariamente la più pesante è il cosiddetto tunnel subportuale che, al contrario di quello che si potrebbe pensare dal nome, non è un’opera portuale, ma una via subacquea a scorrimento veloce per il trasporto privato urbano, nonché uno dei cardini dell’accordo, sancito nell’autunno 2021 da comune, regione, ministero delle Infrastrutture, Autorità portuale e Aspi per il ristoro da parte del concessionario autostradale dei danni causati al territorio.

Il suo inserimento nel piano “straordinario” nulla ha a che fare col porto e le sue attività, ma è solo volto allo snellimento delle procedure autorizzative per realizzare l’opera e al superamento delle prevedibili contrarietà di altri enti, in primis la Soprintendenza, già espressasi molto criticamente.

Una forma di ristoro singolare: anche al netto delle considerazioni sull’opportunità di promuovere maxi opere per il traffico privato urbano quando il resto del mondo si orienta su modelli antitetici, infatti, a pagarsi il danno saranno i danneggiati: infatti non solo Aspi è stata intanto ricomprata a caro prezzo dallo Stato, ma l’accordo stabilisce già che la copertura dei costi di realizzazione arriverà dalla «remunerazione tariffaria» qualora non bastassero i 700 milioni stanziati da Aspi, come se questi, peraltro, non fossero frutto dei pedaggi.

Compiacere i finanziatori 

Meno roboante nella spesa, 30 milioni di euro, la seconda opera aggiunta al piano è ancor più indicativa della vera cifra del Modello Genova. Si tratta del riempimento della Calata Concenter, l’ultimo lembo di mare rimasto ai piedi della Lanterna, simbolo della città. L’intervento è da tempo richiesto dal gruppo logistico guidato da Aldo Spinelli, finanziatore di Toti, e quindi di Bucci  che è stato a sua volta finanziato dalla fondazione di Toti.

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Spinelli ha in concessione le banchine adiacenti all’affaccio del faro a ponente e a levante e sta ottenendo pezzo a pezzo dal numero uno del porto, Signorini, le aree dismesse dalla limitrofa centrale Enel. L’imprenditore vorrebbe ‘tombare’ le calate (gli spazi fra i moli, ndr) ovviamente a spese pubbliche, per creare un enorme piazzale senza soluzione di continuità dotato di un unico lungo fronte lineare di accosto delle navi, struttura ideale per il traffico di container.

… bypassando il piano regolatore

Non a caso a cavallo fra 2020 e 2021, quando gli spazi lasciati da Enel tornarono nella disponibilità dell’Autorità portuale, furono subito avviate le procedure ordinarie per verificare la compatibilità dell’interramento della Calata Concenter con gli strumenti di pianificazione vigenti (Piano regolatore portuale).

Ma ministero dell’Ambiente e ministero della Cultura bocciarono l’intervento, che avrebbe messo a repentaglio la continuità fra Lanterna e mare, facendo intendere che si sarebbe dovuti passare attraverso un nuovo piano regolatore o quantomeno una variante ad hoc.

Procedure troppo lunghe, complesse e incerte per i tempi e le esigenze di Bucci (e di Spinelli), per cui ecco la soluzione. L’interramento di Calata Concenter diventa un’opera del piano Straordinario, così per variare il piano regolatore portuale basterà una banale conferenza dei servizi, i ministeri contrari saranno bypassati e i 30 milioni di euro pubblici faranno il resto, per la gioia dell’imprenditore. Modello Genova, o come scardinare la legge per assecondare i propri finanziatori.

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