Nella politica del governo si stanno aprendo due falle, gravi, per l’economia italiana e la vita dei cittadini. La prima è il Pnrr: alla terza rata non ancora arrivata (19 miliardi) si è aggiunta la quarta (16 miliardi).

Non sappiamo se e come la situazione si sbloccherà (si pensi che sono mesi che il governo dà per imminente l’arrivo della terza rata), sappiamo però il motivo di fondo: un conflitto di poteri interno alla maggioranza, cioè il trasferimento delle competenze dal ministero dell’Economia, del leghista Giorgetti, al ministro Fitto, del partito di Meloni.

È per questo che si sono persi mesi preziosi. E le conseguenze sono pesanti: 35 miliardi corrispondono a una finanziaria, si tratta di soldi che dovevano arrivare alla sanità, alle infrastrutture, al diritto allo studio (fra le ragioni per cui la terza rata è ancora bloccata vi è la mancata realizzazione di 7.500 posti letto per studenti universitari entro fine 2022), alla transizione energetica e digitale.

La seconda falla è l’autonomia differenziata. Il progetto, caro alla Lega, se vedrà la luce comporterà, sicuramente, un peggioramento delle disuguaglianze, già altissime, e un’ulteriore compromissione dei diritti fondamentali di milioni di cittadini.

Forse anche il sistema produttivo del Nord ne uscirà indebolito, frammentandosi in una molteplicità di politiche e competenze: l’Italia tutta diventerebbe un paese Arlecchino con il rischio di rendere le regole ancora più complicate, per chi fa impresa oltre che per i cittadini.

Sono questioni che dovrebbero preoccupare tutti gli italiani, al di là del loro colore politico. Forse però nelle opposizioni sta emergendo una consapevolezza nuova. A partire dal Pd. E proprio sull’autonomia differenziata, lì dove non era affatto scontata.

Ancora fino all’anno scorso, il Pd aveva sul tema una posizione schizofrenica, fra il Nord e il Sud: dietro, come un macigno, si stagliava l’incapacità di elaborare una visione comune dell’Italia e della sua storia (perché il Sud è «rimasto indietro», perché sfruttato dal Nord o perché abbandonato alle sue ingiustizie interne? E il Nord a sua volta deve considerare il Sud come una palla al piede o come una opportunità?).

La manifestazione di Napoli segna invece una svolta, primo perché davvero unitaria, poi perché coinvolge anche le altre opposizioni. E ha fatto bene Schlein a voler tenere il punto anche con De Luca, facendolo finalmente apparire per quello che è (debole, isolato).

Diventare la forza che si batte per garantire a tutti gli italiani gli stessi diritti, a prescindere da dove sono nati, e spiegare con coerenza che questo è il modo migliore anche per difendere l’interesse nazionale: per il Pd è questo un passo indispensabile per costruire un’alternativa, vincente, a una destra divisa e perniciosa.

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