In Italia ci sono meno milionari, ma la parte più agiata della popolazione controlla una quota sempre maggiore della ricchezza nazionale. E anche le disuguaglianze non accennano a diminuire. Dal 2010, prima della grande tempesta del debito pubblico, la forbice tra ricchi e poveri si è sempre allargata. Ecco in estrema sintesi il ritratto del nostro Paese che esce dalle pagine del Rapporto sulla ricchezza globale (Global wealth report) pubblicato il giorno di Ferragosto a cura del colosso bancario svizzero Ubs.

L’analisi prende in considerazione le variazioni delle attività finanziarie e di quelle immobiliari nei cinque continenti per giungere alla conclusione che nel 2022 il mondo si è impoverito del 2,4 per cento, una cifra che in termini assoluti corrisponde a una diminuzione di 11 mila 300 miliardi di dollari. Il calo si spiega anche con la rivalutazione del dollaro rispetto a quasi tutte le valute. Se dal calcolo si eliminano gli effetti del cambio tenendo però conto dell’inflazione, tornata a crescere ovunque nel 2022, la contrazione, quella in termini reali, arriva al 2,6 per cento. Anche la ricchezza media per abitante si è ridotta e l’anno scorso non ha superato gli 84.718 dollari, il 3,6 per cento in meno rispetto al 2021. In testa alla classifica troviamo la Svizzera con 685 mila dollari per abitante, seguita dagli Usa a 551 mila dollari.

Cifre a parte, l’aspetto più importante da segnalare è un altro: è la prima volta dal 2008, l’anno della grande crisi finanziaria, che la ricchezza globale diminuisce nell’arco di dodici mesi. Secondo il rapporto dell’Ubs, l’inversione di rotta è da attribuire in massima parte ai ribassi delle Borse internazionali che hanno pesato sul patrimonio di centinaia di milioni di investitori. E infatti, scomponendo i dati per continente, si scopre che la contrazione più vistosa in termini di ricchezza complessiva è stata registrata nel Nord America (meno 4,5 per cento) e in Europa (meno 3,4 per cento) dove risiede la maggior parte dei possessori di attività finanziarie. Va in controtendenza l’America Latina che pur restando molto distante dai due continenti più ricchi, ha chiuso il 2022 con una crescita del 18,6 per cento, grazie anche al fatto che le valute sudamericane hanno tenuto botta rispetto al dollaro.

Madrid batte Roma

Il rapporto cita più volte anche l’Italia, che l’anno scorso ha visto diminuire di 7.100 dollari la ricchezza per ciascun abitante adulto. Il dato esprime un valore mediano, più significativo rispetto a quello medio, perché individua un indicatore centrale nella distribuzione del patrimonio. La media invece è il risultato della semplice divisione del totale delle attività per il numero di abitanti ed è influenzato dai valori estremi, molto elevati oppure molto piccoli. Ebbene, sulla base della ricchezza mediana, l’Italia, con 107.320 dollari per abitante, nel 2022 è stata superata (di poco) dalla Spagna, che è arrivata a quota 107.510. Questa particolare classifica vede ai primi tre posti Belgio, Australia e Hong Kong, tre paesi dove la ricchezza è meglio distribuita rispetto, per esempio, agli Stati Uniti, che si trovano solo al tredicesimo posto della graduatoria globale, due sole posizioni davanti all’Italia.

Il rapporto dell’Ubs segnala che le differenze tra ricchi e poveri si sono ridotte nel corso del 2022, ma i numeri che raccontano il divario tra ricchi e poveri nel globo restano comunque impressionanti. Il 52,5 per cento della popolazione adulta mondiale, cioè 2 miliardi e 800 milioni di persone, dispone di un patrimonio inferiore ai 10 mila dollari (9.180 euro).

Al vertice della piramide invece si trovano 59,4 milioni di ricchi, quelli che possono contare su almeno un milione di dollari in titoli, immobili o cash. Ebbene, questa classe di privilegiati, l’1,1 per cento della popolazione, controlla oltre il 45 per cento di tutte le ricchezze del pianeta, una percentuale leggermente calata rispetto al 47,8 per cento registrato nel 2021. Questo perché, si spiega nel rapporto, i milionari investono in azioni una quota più rilevante del loro patrimonio rispetto al resto della popolazione e quindi sono stati più colpiti dal ribasso globale dei mercati nel 2022.

Anche in Italia l’anno scorso i milionari sono diminuiti (1.335 contro i 1.457 del 2021), ma restano comunque molti di più rispetto a inizio secolo: nel 2000 non erano più di 427. Nello stesso periodo, però, la disuguaglianza, misurata con l’indice di Gini, è aumentata: da 60,4 del 2000 siamo arrivati a 67,8 dell’anno scorso, con un leggero incremento anche rispetto al 67,2 del 2021. Meglio di Francia e Germania che restano sopra quota 70 e, di poco, della Spagna.

In tutti questi paesi però la disuguaglianza negli ultimi otto anni è diminuita o è rimasta stabile. Solo in Italia è in crescita pressoché costante.

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