Visa e Mastercard fanno accordi con Microsoft e OpenAI per lanciare agenti di intelligenza artificiale capaci di anticipare i nostri desideri e fare acquisti al posto nostro. Si entra così in una nuova fase, perché il punto non è solo “cosa” gli agenti Ia acquistano, ma “per conto di chi” agiscono e con quale trasparenza. Il professor Oreste Pollicino (Bocconi): «Servono norme che rendano visibile e contestabile l’invisibile potere dell’algoritmo»
Nell’evoluzione del commercio on-line, una svolta radicale arriva dallo sviluppo di sistemi in grado di svolgere in autonomia operazioni complesse per conto dell’utente. Non più solo assistenti, ma agenti di intelligenza artificiale. Una mutazione che apre le porte all’e-commerce “agentico” e rivoluziona app, abitudini dei consumatori e pagamenti digitali. Un cambio di passo notevole se pensiamo che sarà possibile delegare cosa e come comprare.
A fare la differenza saranno anche i sistemi di pagamento che, rispetto a quelli attuali, non avranno bisogno dell’intervento umano. Segnando così un salto di livello sostanziale, soprattutto se a scendere in lizza sono due dei principali circuiti finanziari internazionali usati su larga scala nell’e-commerce.
Gli agenti Ia
A maggio di quest’anno, Visa e Mastercard hanno siglato partnership con startup e giganti tech tra cui Ibm, OpenAI e Anthropic per sviluppare piattaforme che consentono agli utenti di delegare ad agenti Ia tutto il percorso degli acquisti online.
Ora, il punto non è quanto diventerà “intelligente” lo shopping online, ma a favore di chi sarà “intelligente”. Soprattutto se i colossi delle carte di credito si alleano con i pesi massimi delle aziende tecnologiche.
Per dirla con Mastercard, che ha lanciato Agent Pay, «un trentenne che sta organizzando la sua festa di compleanno può ora chattare con un agente Ia perché trovi in modo proattivo una selezione di abiti e accessori da boutique locali e rivenditori online in base al suo stile, all’atmosfera del luogo e alle previsioni meteo. In base alle sue preferenze e al suo feedback, l’agente intelligente può effettuare l’acquisto e anche consigliare il metodo di pagamento migliore, ad esempio utilizzando Mastercard One Credential».
Visa sta collaborando con, tra gli altri, Microsoft e OpenAI per lanciare Visa Intelligent Commerce che consente agli utenti di delegare acquisti e transazioni online ad agenti Ia. «Ogni consumatore stabilirà i propri limiti di spesa, e Visa si occuperà del resto», ha detto Jack Forestell, Chief product and strategy officer di Visa.
A vantaggio di chi?
«L’e-commerce diventerà sempre più intelligente. Ma attenzione: non basta parlare di intelligenza. Bisogna chiedersi: di chi è l’intelligenza? A vantaggio di chi si orienta? Se gli agenti Ia sono addestrati su dati e logiche proprietarie, senza reali contropoteri o accountability, il rischio è che l’intelligenza serva a massimizzare la profilazione, non l’interesse dell’utente. Per questo, il futuro dell’e-commerce non è solo una questione tecnologica. È una questione costituzionale», ci dice Oreste Pollicino, professore di regolamentazione dell’AI all’Università Bocconi di Milano e founder di Pollicinoaidvisory.eu.
Mentre le nuove offerte in cantiere, per incoraggiare più shopping ed evitare che gli utenti rinunciano a metà percorso agli acquisti, puntano con gli agenti Ia a ridurre i tempi che intercorrono tra la selezione di un prodotto e il pagamento. A questo proposito, «è chiaro che alla luce delle recenti, crescenti, perdite di clienti durante il processo di fidelizzazione, un meccanismo più immediato attenua, anche se non annulla, questo rischio», sostiene Pollicino.
A differenza delle intelligenze artificiali tradizionali come i chatbot, gli agenti Ia non richiedono un input umano costante, possono elaborare informazioni, prendere decisioni e completare transazioni in modo autonomo.
Anticipare le scelte
Per il consumatore «il rischio non è più fantascientifico: si sta affermando un modello in cui gli agenti di intelligenza artificiale operano come veri e propri intermediari cognitivi. Non solo consigliano, ma decidono, apprendono le nostre abitudini e anticipano le nostre scelte. Il punto non è solo “cosa” acquistano, ma “per conto di chi” agiscono, e con quale trasparenza. In ambiti delicati come la salute, questo passaggio rischia di eludere presìdi fondamentali di mediazione umana: il farmacista, il medico, il consulente. L’utente deve rimanere l’ultimo anello decisionale. E per farlo, servono due cose: trasparenza algoritmica e alfabetizzazione digitale diffusa», dice Pollicino. Perché «l’autonomia digitale, come insegnano anche i principi della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, non è un lusso. È la nuova forma della libertà.»
L’e-commerce potenziato dall’intelligenza artificiale, sostiene Pollicino, è oggi al crocevia di almeno tre cornici normative europee fondamentali: AI Act, Digital Services Act e General Data Protection Regulation. «Nessuna di queste norme è pensata esclusivamente per l’e-commerce, ma tutte diventano cruciali nel momento in cui l’e-commerce si algoritmizza.»
E aggiunge «ciò che emerge è che l’e-commerce non può più essere trattato come un’area neutra della regolazione digitale. Quando la decisione si sposta dall’utente all’agente Ia, cambia la natura stessa del contratto, della responsabilità e della fiducia. E servono norme che rendano visibile e contestabile l’invisibile potere dell’algoritmo».
Su questo la politica dovrebbe cominciare a ragionare.
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