Eni continua a guadagnare dalla guerra e dalla situazione di tensione nei prezzi del metano e del petrolio. L’amministratore Caludio Descalzi, che ormai compare persino nel totonomi per un eventuale governo presieduto da Giorgia Meloni, dimostra soddisfazione per i risultati. L’utile netto del gruppo del secondo trimestre del 2022 è stato di 3,81 miliardi, dall’inizio dell’anno a giugno Eni ha registrato un utile di 7,39 miliardi, in miglioramento di €2,9 miliardi rispetto al secondo trimestre 2021 (+€5,9 miliardi nel primo semestre). Nel 2021 aveva ottenuto utili per 1,199 miliardi nell’analogo periodo.

I calcoli li ha fatti immediatamente Angelo Bonelli di Europa verde, che ha twittato: «Gli italiani piangono per le bollette quintuplicate ma Eni fa un utile del più 670 per cento, nei primi sei mesi del 2022». Per lui «una vergogna intollerabile che porta verso il massacro sociale. Gli extraprofitti vanno restituiti al 100 per cento. L’inerzia del governo è immorale».

Mentre il governo si prepara a mettere in campo il nuovo decreto aiuti, la tassazione sugli extraprofitti scomparsa all’ultimo dal decreto precedente, al momento sembra essere ancora una volta accantonata.

Guadagni in tutti i settori

A fare il bene della compagnia petrolifera tutto, a quanto si legge: dal mix geografico degli utili imponibili, al settore estrattivo fino alla migliore redditività delle controllate italiane nel settore downstream e, su base semestrale, anche del midstream. Quindi raffinazione, vendita al dettaglio di prodotti raffinati, gas e energia. 

Il consiglio di amministrazione di Eni, riunitosi ieri sotto la presidenza di Lucia Calvosa, ha approvato i risultati consolidati del secondo trimestre e del primo semestre 2022 (non sottoposti a revisione contabile) e ha annunciato che i dividendi per gli azionisti salgono ancora. Descalzi ha specificato: «I solidi risultati conseguiti e l’aggiornamento delle nostre previsioni sul mercato di riferimento ci consentono di migliorare la remunerazione degli azionisti aumentando il programma 2022 di acquisto di azioni proprie a €2,4 miliardi».

La strategia

L’amministratore delegato, che da quando la Russia ha invaso l’Ucraina ha ottenuto un ruolo centrale per cercare di diversificare le fonti di approvvigionamento ha ricordato che «in un contesto di incertezza e volatilità dei mercati, ci siamo attivati rapidamente per garantire nuovi flussi di approvvigionamento».

Dagli accordi sulle forniture di gas con i partner in Algeria, Congo ed Egitto – anche se lì opera con la russa Rosneft - e l’ingresso nel progetto North Field East in Qatar: «Il più grande sviluppo di Gnl al mondo». In Africa orientale, è stata avviata la produzione di gas del progetto Coral South Flng operato da Eni: «Il primo a valorizzare il grande potenziale del Mozambico».

Sul fronte metano «le iniziative intendono conseguire fino a 20 miliardi di metri cubi di forniture alternative di gas entro il 2025, coprendo effettivamente il 100 per cento delle importazioni annue di gas russo».

Anche se i disordini in Libia stanno causando un calo nella produzione di petrolio, il saldo di Eni resta più che positivo. 

Non sempre Descalzi fa riferimento con così tanta ampiezza al business in Italia nel comunicato ufficiale, ma questa volta cita tutto: «Ci siamo proattivamente impegnati nella ricostituzione degli stoccaggi di gas in previsione della prossima stagione invernale e le nostre raffinerie hanno aumentato significativamente i tassi di lavorazione per garantire un adeguato flusso di prodotti petroliferi per soddisfare la richiesta di mercato».

Mentre crescono i profitti dalle fonti fossili, ricorda anche la nuova società per le rinnovabili Plenitude, che avrebbe dovuto essere quotata in borsa, ma questo non è il momento per le società delle energie verdi: «Date le condizioni di mercato, l'Ipo è stata rimandata ma rimane nei nostri piani. Il business Eni della mobilità sostenibile incrementerà il valore delle nostre bioraffinerie, facendo leva sull’integrazione verticale con il nostro innovativo agri-business e il portafoglio di soluzioni decarbonizzate».

E mentre in Italia Fratelli d’Italia, Lega e Azione continuano a spingere per la ripresa dell’energia nucleare, nella dichiarazione di Descalzi c’è anche quello: «Tecnologie breakthrough sono il motore del nostro sviluppo come testimonia la costruzione in corso dell’impianto dimostrativo di fusione magnetica che punta a produrre energia netta da fusione nel 2025».

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