In campagna elettorale si torna a parlare di cartelle esattoriali, e il centrodestra propone una “pace fiscale”. In particolare la Lega prevede la possibilità di estinzione delle pendenze verso l’erario, con interventi che vanno dalla «rottamazione delle cartelle» – rateizzazione del pagamento delle somme dovute, ma senza interessi di mora e sanzioni – al «saldo e stralcio» – versamento di una somma inferiore al debito fiscale, con azzeramento di sanzioni e interessi – da estendere alle «aziende in difficoltà». Nel programma di Fratelli d’Italia si citano, tra le altre cose, «“saldo e stralcio” fino a 3mila euro per le persone in difficoltà e, per importi superiori, pagamento dell’intera imposta maggiorata del 5 per cento in sostituzione di sanzioni e interessi, e rateizzazione automatica in 10 anni».

Siccome queste proposte sono analoghe ad azioni realizzate da governi precedenti, serve verificare quali effetti siano stati sortiti in passato e se si tratti della strada giusta per il futuro.

La quantificazione della proposta della Lega

L’Osservatorio dei conti pubblici presso l’Università Cattolica di Milano ha provato a verificare quale sarebbe l’introito delle proposte citate. Quella di Fratelli d’Italia non appare quantificabile, «perché il programma non dice chi siano “le persone in difficoltà”; non è inoltre chiaro se anche le agevolazioni “per importi superiori” a 3.000 euro si applicano solo alle “persone in difficoltà”» o anche alle imprese.

Quanto alla proposta della Lega, il carico pendente di crediti (le “cartelle esattoriali”) accumulati nel periodo 2000-2021, secondo i dati della Corte dei conti, ammonta a 1.099 miliardi. Considerato che, come attestato della Agenzia delle entrate, una parte di tali crediti non sono più esigibili in quanto riconducibili, tra l’altro, a persone decedute o nullatenenti oppure a ditte cessate, l’ammontare delle cartelle con una più alta probabilità di riscossione ammonterebbe a circa 557 miliardi (545 per il periodo 2000-2020).

In base a uno studio del Fondo monetario internazionale, «trascorsi sei mesi dal mancato versamento tributario, la probabilità di riscossione di un credito tributario decresce esponenzialmente». Inoltre, stando ai «risultati dell’esperienza delle precedenti tre “rottamazioni” (2016, 2017 e 2018) e del “saldo e stralcio” del 2018», gli incassi effettivi – afferma l’Osservatorio – al massimo possono essere «nell’ordine di qualche decina di miliardi»: più precisamente, «21 miliardi, scaglionati in cinque anni».

Di certo, non i 545 miliardi stimati dalla Lega. Peraltro, anche se tutti i contribuenti con debiti verso l’erario partecipassero a nuove agevolazioni – «cosa pressoché impossibile» – l’importo non potrebbe mai riscuotersi integralmente, come ipotizza il partito di Matteo Salvini, essendo al lordo di interessi e/o more che «i provvedimenti di “rottamazione” e simili consentono (ai contribuenti che aderiscono) di non pagare».

I precedenti

Per capire quali fattori possano aver indotto i contribuenti in mora verso l’erario a non aderire alle proposte di definizione delle proprie pendenze fiscali, impedendo così allo stato il recupero delle somme dovute, serve ripercorrere in sintesi tali provvedimenti.

Nel 2016 il governo Renzi ha previsto la prima “rottamazione” per i debiti fiscali relativi al periodo 2000-2016. Nel 2017, con la “rottamazione bis”, il governo Gentiloni ha esteso l’agevolazione ai debiti esistenti a fine settembre 2017.

Nel 2018, il governo Conte I ha varato la “rottamazione ter”, con maggiori facilitazioni rispetto ai due provvedimenti precedenti, estese ai debiti fino al 31 dicembre 2017 nonché ai beneficiari della “rottamazione bis”, purché in regola con i pagamenti. Successivamente, sempre nel 2018, il decreto Semplificazioni ha consentito l’adesione alla “rottamazione ter” anche ai beneficiari della  “rottamazione bis” che non avessero rispettato i termini di pagamento. Inoltre, è stato introdotto il “saldo e stralcio” per persone in difficoltà (Isee familiare inferiore a 20.000 euro) relativamente ai debiti con l’erario iscritti tra inizio 2000 e fine 2017.

Nel 2021, a seguito della crisi pandemica, il decreto Sostegni ha differito i termini di pagamento per le rate non ancora versate nel 2020 e per quelle da versare nel 2021, previsti dai precedenti provvedimenti. Nel 2022, la legge di conversione del decreto Sostegni ter ha disposto la riammissione ai benefici della “rottamazione ter” e del “saldo e stralcio” per i contribuenti che non avessero corrisposto entro dicembre 2021 le rate in scadenza nel 2020 e nel 2021, fissando nuovi termini nel corso del 2022.

La proposta di “pace fiscale” della Lega darebbe luogo all’ennesima rottamazione e a un nuovo “saldo e stralcio”, estesi alle imprese, oltre che agli individui. La mera elencazione dei provvedimenti precedenti rende palesi le ragioni per cui questa non è la strada giusta: si induce la convinzione che è inutile essere in regola con le scadenze fiscali. Chi non lo è verrà comunque “graziato”, nonché agevolato.

Effetto boomerang

Come rileva ancora l’Osservatorio dei conti pubblici, per i provvedimenti di “rottamazione” e “rottamazione bis” era previsto un gettito di 26 miliardi. Ma «la riscossione effettiva si è fermata a soli 11 miliardi». Per la “rottamazione ter”, «a fronte di una riscossione prevista di 26,3 miliardi, quella effettiva è stata di 6,3 miliardi, con 1,7 ancora riscuotibili nelle prossime rate». Infine, per il “saldo e stralcio” «sono stati riscossi 0,7 miliardi (a fronte di 1,3 miliardi previsti)». Dunque, i risultati auspicati non sono stati ottenuti.

Il fatto è che le rottamazioni succedutesi nel tempo, con sempre maggiori agevolazioni, e soprattutto con la riammissione ai benefici fiscali di chi avesse violato obblighi derivanti dalle rottamazioni pregresse, si sono tradotte nel disincentivo alla puntualità nei pagamenti.

Infatti, non solo si è permesso agli evasori di sanare gli inadempimenti dei propri obblighi verso l’erario, ma si è anche “premiato” chi, dopo tali inadempimenti, non avesse nemmeno assolto agli obblighi mediante i quali gli si consentiva di regolarizzare la propria posizione, concedendogli addirittura condizioni di maggior favore.

Quali sono le conseguenze? Da un lato chi ha aderito a una qualche agevolazione fiscale, viene indotto ad abbandonarla per godere di quella seguente, che probabilmente sarà più favorevole delle precedenti, come dimostra l’esperienza. Dall’altro lato, lo stato dovrà ricorrere ad agevolazioni sempre più attraenti, per incoraggiare gli evasori a parteciparvi. Infine, come svariate sanatorie edilizie hanno incrementato l’abusivismo, così per le tasse il rischio è che pure i contribuenti puntuali si persuadano ad attendere facilitazioni fiscali. L’effetto complessivo potrà essere una riduzione del gettito per lo stato. E definire certe politiche come aiuto a famiglie e imprese non cambierà il risultato, se alla fine esso si tradurrà in minori entrate, a discapito di tutti.

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