Il comitato di redazione del Sole 24 Ore, il quotidiano di cui Confindustria è il maggiore azionista, ha pubblicato un comunicato durissimo nell’edizione di martedì 28 marzo dopo l’ennesima comparsa nella foliazione di pagine che sono un collage di articoli dell’Economic Daily, il quotidiano economico di proprietà statale della Repubblica popolare cinese, accompagnate solo dall’indicazione «a cura di System24» cioè l’azienda concessionaria pubblicitaria del gruppo Sole 24 Ore. 

Per dare un’idea del tono degli articoli, di cui il contenuto pubblicitario non risulta evidente al lettore non accorto, basta citare qualche incipit: «Nel 2022 la Cina ha combattuto la pandemia, ha stabilizzato l’economia con un Pil che ha raggiunto i 121mila miliardi di yuan, e ha fatto progressi, un passo alla volta. Questi risultati sono stati raggiunti grazie a una produzione economica da oltre mille miliardi di yuan per due anni,  e al lavoro duro, agli sforzi del partito comunista e del popolo cinese: non sono stati facili da ottenere e vanno valorizzati». E ancora: «Il freddo invernale non ha fermato l’entusiasmo delle multinazionali per gli investimenti in Cina». 

È lo stesso comitato di redazione a definire le pagine pura propaganda  «per attrarre investimenti dall’Italia verso la Cina» e a sintetizzare: «Il Sole 24 Ore si è prestato a battere la grancassa per una dittatura». Non è la prima volta che i rappresentanti sindacali dei giornalisti protestano per i rapporti opachi con un organo di stampa ufficiale del regime cinese, era già successo a dicembre, e ora riaccade a pochi giorni dalla visita del presidente cinese a Mosca dall’alleato Vladimir Putin, il presidente russo accusato di crimini contro l’umanità dalla Corte penale internazionale. 

I giornalisti, cha da molti anni contestano il contratto commerciale che lega il primo quotidiano economico d’Italia alla propaganda cinese, avevano chiesto almeno di essere informati preventivamente della cadenza delle pubblicazioni, anche solo per poter aprire un confronto su come presentare ai lettori quei contenuti. Non è successo. 

Il contratto del 2015

Quello che è certo è che i rapporti con il cinese Economic Daily, sono nati sotto la direzione di Roberto Napoletano e risalgono al periodo in cui le copie del quotidiane erano state irregolarmente gonfiate, pratica che ha portato a un processo per  false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato, e alla condanna di Napoletano per due anni e sei mesi.  Nella relazione della Consob del 2017 che cercava di fare luce sul caso, i contatti con l’Economic daily vengono descritti come un’iniziativa del gruppo italiano. All’epoca, era il 2015, il gruppo italiano aveva proposto al quotidiano cinese la pubblicazione di tre “rapporti speciali” sulla Cina più mille abbonamenti digitali, divisi tra il quotidiano e il portale Italy24, poi raddoppiati a 2mila, per un prezzo di 350mila euro, oppure gli stessi abbonamenti e due rapporti speciali a un prezzo di 250 mila euro. Le mail citate nella relazione descrivono il contratto con l’Economic Daily come un contratto «che arriva dalla direzione», e sono sempre gli italiani a motivare il raddoppio delle utenze con l’«importanza di comunicare a un gruppo quanto più allargato possibile di stakeholders in Cina la nostra partnership». All’epoca, però,  i rapporti speciali pubblicati a luglio, settembre e dicembre 2015 non erano articoli dell’Economic daily ma articoli sull’economia cinese segnalati come focus del giornale.

L’accordo siglato da Cerbone

Il salto di qualità che porta alla pubblicazione diretta degli articoli del quotidiano di proprietà statale della Repubblica popolare avviene con l’arrivo al gruppo Sole 24 Ore dell’amministratore delegato, Giuseppe Cerbone, Entrato in carica nell’agosto 2018, Cerbone ha lasciato il gruppo nella primavera del 2022, secondo il comunicato di allora, per assumere «un altro ruolo nell’ambito del sistema Confindustria». Sono gli anni del governo giallo verde e della  propaganda sulla via della Seta, il grande progetto infrastrutturale con cui il presidente cinese Xi Jinping intende aprire una via diretta di accesso in Europa,  progetto su cui l’esecutivo formato da M5s e Lega sottoscrive un memorandum. E pochi giorni prima anche Cerbone firma il suo, di memorandum, 

Entrato in carica nell’agosto 2018, Cerbone ha lasciato il gruppo nella primavera del 2022, secondo il comunicato di allora, per assumere «un altro ruolo nell’ambito del sistema Confindustria».

Gli anni di Cerbone sono quelli del governo guidato da Giuseppe Conte e della propaganda sulla via della Seta, il grande progetto infrastrutturale con cui il presidente cinese Xi Jinping intende garantirsi accesso in Europa e non solo, su cui l’Italia gialloverde firma un memorandum.

Pochi giorni prima, marzo 2019, anche Giuseppe Cerbone firma il suo, di memorandum: con il vicedirettore di Economic Daily group e alla presenza del viceministro del dipartimento della comunicazione del comitato centrale del Partito comunista cinese sigla il memorandum «per lo sviluppo di prodotti editoriali destinati alle aziende dei due paesi», come si legge in un articolo autocelebrativo del 2019 firmato, ironia della sorte, dall’ex portavoce del ministro Adolfo Urso del governo atlantista di Giorgia Meloni, Gerardo Pelosi.

Oggi gli articoli dell’Economic Daily vengono pubblicati sotto il logo della concessionaria pubblicitaria, ma con pagine che ricalcano la fattura di un quotidiano. E le pubblicazioni proseguono, nonostante il posizionamento della Cina rispetto al conflitto in Ucraina  e nonostante le proteste prolungate della redazione. Il tutto senza che i rappresentanti dei giornalisti conoscano i termini e la scadenza dell’accordo commerciale sottoscritto. Persino fondi di private equity come Mandarin Capital, che nel 2020 ha acquisito la maggioranza di una delle aziende partecipate dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi, anche se nati per promuovere i rapporti tra Italia e Cina, hanno cambiato nome e missione, allontanandosi dall’idea di coinvolgere investitori cinesi.  

Il Sole 24 Ore, grazie ai sacrifici del suoi giornalisti, è tornato in utile di mezzo milione di euro e con ricavi in crescita nel 2022. Ma evidentemente secondo i suoi vertici non abbastanza da rinunciare a contratti e contatti col regime di Pechino.

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