L’azionista tedesco LuxExperience tenta il rilancio con drastici tagli di personale. Il boom della moda sul web è finito, e l’azienda ha conti in rosso per un miliardo
Michael Kliger non è un tipo che passa inosservato. Anche per l’altezza, che supera di qualche centimetro i due metri. C’è però un altro buon motivo per cui il manager tedesco è diventato un osservato speciale nel business globale della moda. Da mesi Kliger, 57 anni, lavora con ostinazione a un progetto dai più considerato ad alto rischio: rilanciare la sua Mytheresa, piattaforma di vendita online di prodotti griffati, integrandola con i concorrenti di Yoox-Net a porter (Ynap), il gruppo con sede in Italia da tempo in grave difficoltà.
L’unione fa la forza, recita il proverbio, ma in questo caso le ambizioni sembrano più modeste, perché il commercio online di abbigliamento e accessori è precipitato da mesi in una crisi che ha già messo fuori gioco colossi come Matches Fashion (fallita) e Farfetch, ceduta ai coreani di Coupang quando era sull’orlo del crack. Kliger punta a uscire indenne dalla tempesta grazie alla massa critica, in termini di giro d’affari, garantita da Ynap.
Il piano di rilancio è solo ai primi passi, ma è chiaro fin d’ora che a pagare il prezzo più alto saranno i lavoratori, a cominciare dai dipendenti dell’azienda un tempo conosciuta come Yoox, marchio di grande successo fino a pochi anni fa, quando al timone c’era il fondatore Federico Marchetti.
I nuovi proprietari si sono presentati annunciando 211 licenziamenti, comunicati nei giorni scorsi agli interessati con modi spicci, via mail o videochiamata senza neppure il preambolo di una trattativa sindacale.
Circa un quinto dei circa 1.100 dipendenti italiani del gruppo sarebbe destinato a perdere il posto e i tagli maggiori (165) riguardano l’area di Bologna, il resto in Lombardia, nel milanese. La ristrutturazione non colpirà solo l’Italia. Mytheresa, che da maggio si chiama LuxExperience e resta quotata a Wall Street, ha comunicato che circa 700 persone, anche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, sono destinate a lasciare il gruppo nei prossimi mesi.
Nel nostro paese a fare le spese dei tagli saranno soprattutto donne, spesso con oltre 50 anni d’età, che quindi avranno maggiori difficoltà a trovare un’altra occupazione. I sindacati annunciano battaglia, tra scioperi e proteste nelle sedi aziendali, ma dai vertici del gruppo per ora non è arrivato nessun segnale di apertura al dialogo.
Svizzeri in fuga
La drastica cura dimagrante viene giustificata dai manager di LuxExperience con i pessimi dati di bilancio di Ynap. In sostanza, sostengono, l’azienda italiana è all’ultima spiaggia. Senza un taglio netto dei costi, accompagnato da una revisione delle strategie di mercato, le perdite diventerebbero insostenibili.
I nuovi azionisti tedeschi sono al lavoro dalla primavera scorsa dopo l’uscita di scena Richemont, il colosso svizzero del lusso che, sua volta, nel 2018 aveva preso il testimone da Marchetti, liquidato con un assegno all’epoca stimato oltre 300 milioni, considerando anche le stock option.
Sette anni fa, quando passò di mano, la società con base a Bologna, che era anche quotata in Borsa, fu valutata oltre 5 miliardi di euro. Adesso invece, pur di garantirsi una via di fuga, Richemont ha garantito a Ynap una dote di 550 milioni di euro e un fido di altri 100 milioni. In cambio, oltre a cedere l’intero capitale del gruppo italiano, ha ricevuto anche una quota del 33 per cento di LuxEXperience.
In sostanza, gli svizzeri hanno pagato il compratore, di cui sono anche diventati i soci. L’alternativa era continuare a coprire le enormi perdite del gruppo fondato da Marchetti. Secondo quanto si legge nell’ultimo bilancio (chiuso al 31 marzo scorso) di Richemont Italia holding, la partecipazione controllata Yoox-Net a porter è stata svalutata per 924 milioni dopo aver registrato perdite di 1,8 miliardi nell’arco di dodici mesi. La capogruppo elvetica, a cui fanno capo altri marchi famosi come Cartier, Piaget, Jaeger LeCoultre, Montblanc, ha quindi fatto pulizia nei conti prima di cedere il controllo di Ynap.
Crisi di settore
Come si spiega un simile tracollo? Le piattaforme dello shopping multimarca online, spiegano gli analisti del settore, sono cresciute a gran velocità nel decennio scorso, favorite anche dal basso costo del denaro per finanziare gli investimenti, e sono riuscite a spiazzare i grandi gruppi del lusso, molto lenti a cogliere le nuove opportunità offerte dal commercio sul web.
Più tardi è stato il Covid a dare una mano alla crescita, quando i lockdown hanno costretto un numero sempre maggiore di consumatori a comprare via internet.
Da allora però il mercato è completamente cambiato. Il lusso ha perso quota, le griffe internazionali si sono riorganizzate chiudendo molti spazi ai marketplace digitali e con il rialzo dei tassi d’interesse anche gli investimenti sono diventati più onerosi.
Richemont ha tenuto botta grazie ai proventi garantiti da una scuderia di marchi tra le più ricche del mondo, ma negli ultimi anni aveva già avviato diverse trattative per liberarsi dell’azienda italiana a suo tempo acquistata a caro prezzo.
A fine 2023 è fallita all’ultimo miglio la vendita di Ynap a Farfetch, a sua volta in grande difficoltà e un anno dopo si sono chiuse le trattative con Kliger e la sua Mytheresa, ora LuxExperience, che di recente ha visto crescere i ricavi a 667 milioni, ma comunque viaggia ancora con i conti in rosso, 31 milioni di perdite nei nove mesi chiusi al 31 marzo scorso.
Adesso il futuro del gruppo si gioca in Italia. Capiremo presto se il gruppo tedesco riuscirà davvero a rilanciare Yoox. Salvando se stesso.
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