Un salto grande, ma non enorme. In attesa di un via libera definitivo dalla società civile tedesca che stenta ad arrivare. Il fatto che Mfe, la società madre di Mediaset, sia arrivata a detenere il 43,6 per cento del gruppo bavarese ProSieben.Sat1 in Germania è stato guardato in maniera decisamente differente da quanto è successo in Italia.

Nello specifico, la stampa tedesca – da sempre ostile all’universo Berlusconi, insieme a una buona parte del panorama politico, inclusa in una certa misura la Cdu che pure a livello europeo fa parte del Ppe insieme a Forza Italia – accende un faro proprio sul fatto che Mfe non ha raggiunto il traguardo del 50 per cento che si proponeva con l’offerta agli azionisti. È vero che ci sono altre due settimane a disposizione dei soci per aderire all’operazione che ha sconfitto i concorrenti cechi di Ppf, fermi al 18,4 per cento, appena due punti percentuali oltre il livello di partenza, ma – almeno per il momento – Mfe non ha raggiunto la quota di controllo. Un atteggiamento difensivo che fa il paio con la consapevolezza che ormai i giochi sono quasi fatti, ma pur sempre degno di nota.

In azienda

Certo, ormai l’opposizione si è molto ridotta rispetto alla fase iniziale dell’operazione, quando anche i vertici del gruppo erano ostili all’acquisizione, salvo poi cedere di fronte all’offerta ritoccata. Resta però poca simpatia paradossalmente proprio nelle file del partito cristianodemocratico: è atteso per le prossime settimane l’incontro tra Pier Silvio e Wolfram Weimer, il ministro della Cultura d’area moderata che da tempo ha espresso preoccupazione per l’indipendenza delle redazioni giornalistiche che cambierebbero editore in caso di completamento dell’acquisizione.

Per quanto riguarda invece il quadro tecnico, non si rilevano preoccupazioni di sorta: «A livello giuridico non c’è rischio che si venga a creare un’opinione dominante per mano di un investitore che finora non era attivo sul mercato tedesco» ha detto all’emittente locale il presidente dell’ente bavarese per i nuovi media, Thorsten Schmiege. Il via libera dell’antitrust è stato concesso già sia dalla Commissione europea che dall’ente per la tutela della concorrenza tedesco.

Il pregiudizio politico, però, resta. E Mfe viene guardata con grande attenzione dagli osservatori d’Oltralpe. Non è un caso che la Frankfurter Allgemeine Zeitung, un altro punto di riferimento del mondo cristianodemocratico, abbia dedicato nei giorni scorsi un lungo ritratto al numero uno del Biscione, analizzando da vicino anche le sue eventuali ambizioni politiche esplorate dalla stampa italiana durante l’ultima presentazione dei palinsesti di Mediaset. Le parole di Pier Silvio, secondo Matthias Rüb «suonano come una candidatura perfetta per un ministero economico nel secondo governo Meloni».

Un elemento che – come emerge anche da un pezzo più recente dello stesso quotidiano – non può essere scisso per i tedeschi dalle ambizioni economiche del gruppo che guida Berlusconi anche se, come viene segnalato, sta cercando di emanciparsi in Italia, in Spagna e in Germania dall’immagine del trash. Un progetto che ben si sposa con il bisogno di un rilancio di Prosieben.Sat1, da tempo in ritardo su altri gruppi rivali come Rtl, l’emittente privata più seguita nel panorama tedesco. Ma la reazione resta critica. Anche se il ministro Weimer potrà ben poco contro un controllo che potenzialmente il giorno dell’incontro potrebbe essere già totale.

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