È stata presentata come una legge innovativa, che garantisce agli stagisti le stesse condizioni e diritti dei lavoratori ordinari, una lotta serrata ai falsi tirocini, più spazio ai sindacati e pieno accesso alla protezione sociale. Ma la proposta di direttiva presentata il 20 marzo dalla Commissione europea nasconde qualche buco rispetto alla risoluzione del Parlamento e manca di un punto fondamentale: l’obbligo di retribuire i giovani che svolgono uno stage di lavoro.

La Commissione non ha accolto pienamente la proposta dell’Eurocamera, che lo scorso giungo aveva chiesto di prevedere un compenso per tutti i tirocini in linea con il salario minimo del paese in cui sono svolti. «È positivo che ci sia stata un’iniziativa su questo tema, ma è venuto a mancare il fulcro della proposta. In molti hanno interesse a perpetrare atti di sfruttamento» dice a Domani Benedetta Scuderi, portavoce dei giovani dei Verdi europei.

Stage non pagati

«Il lavoro dei giovani non è riconosciuto perché la metà di loro sono in stage senza essere pagati. Diciamo basta alle situazioni di abuso dei tirocinanti» ha detto il commissario europeo per il Lavoro, Nicolas Schmit, in un’intervista alla Stampa. Secondo i dati di Eurobarometro, il 78 per cento dei ragazzi afferma di aver svolto almeno un tirocinio e il 68 per cento ha trovato un lavoro grazie ad esso. Di contro, solo la metà dei giovani sono stati pagati e il 60 per cento ha avuto «totale o parziale accesso agli strumenti di protezione sociale». Con una domanda di stage prevista in crescita del 16 per cento entro il 2030, Bruxelles vuole correre ai ripari.

Il Parlamento europeo è stato la prima istituzione comunitaria a bandire i tirocini non retribuiti al suo interno, con misure entrate in vigore nel 2019, all’insediarsi dell’attuale legislatura. Anche alcuni stati membri hanno seguito questa via, mentre in Italia la strada virtuosa è stata intrapresa da poche regioni: è il caso del Lazio, che prevede un compenso minimo di 800 euro per gli stage extracurriculari, o della Lombardia, dove la soglia fissata è di 500 euro (comunque pochi per sostenere le spese in una città come Milano).

Le nuove norme

La Commissione von der Leyen ha messo sul tavolo un pacchetto di misure volte a ridisegnare il mercato del lavoro europeo. Da una parte c’è un piano d’azione per attrarre manodopera qualificata, dall’altra una proposta di direttiva per tirocini di qualità, con indicazioni chiare per gli stati. Nella sua proposta, la Commissione introduce il «principio di non discriminazione» che dovrebbe assicurare, per gli stagisti per cui è prevista una paga, che «siano trattati equamente rispetto ai dipendenti regolari».

Inoltre, la bozza di legge indica che i governi dei paesi membri devono «garantire che i tirocini non siano utilizzati per mascherare posti di lavoro regolari, attraverso controlli e ispezioni», consentire ai sindacati di «impegnarsi a nome dei tirocinanti per garantire i loro diritti» e assicurare «canali attraverso i quali essi possano denunciare pratiche scorrette». Agli stati si chiede anche di vigilare contro la pratica del lavoro nero e di condurre verifiche tramite le autorità competenti.

Se non c’è un obbligo

La risoluzione del Parlamento prevedeva invece l’obbligo di retribuzione per tutti i tirocini, con una paga in linea con il salario minimo dello stato in cui lo stage viene attivato. Dove non c’è il salario legale, come in Italia, si sarebbero dovuti considerare il salario medio per un entry level o la paga base stabilita dal contratto collettivo.

Ciò è venuto meno nella proposta di Schmit, che secondo i Verdi rischia di essere controproducente e addirittura aumentare gli stage non pagati. «La Commissione dice che se sono retribuiti devono esserlo meglio e che se non sono retribuiti, di fatto, possono continuare a non esserlo» lamenta Scuderi, secondo cui le aziende potrebbero essere incentivate a smettere di pagare gli stage dato che, pagandoli, dovrebbero farlo di più.

La proposta di direttiva sarà ora inviata all’Europarlamento e agli stati membri, che analizzeranno il testo e le misure previste. I tempi sono molto stretti, visto che le elezioni sono fissate per la prima settimana di giugno. Con la legislatura agli sgoccioli non c’è spazio per avviare l’iter legislativo. Spetterà quindi al prossimo Parlamento l’esame della direttiva, che una volta adottata dovrà essere recepita dai vari governi.

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