Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul “rapporto 161” di Ninni Cassarà e Francesco Accordino


Nell'agosto millenovecentottantuno era pervenuto al Comando Gruppo Carabinieri di Palermo un circostanziato esposto anonimo che chiariva i motivi della guerra insorta tra gli aggregati mafiosi con specifico riferimento ai tradimenti avvenuti all'interno del clan BONTATE.

Infatti l'esponente indicava nei fratelli PULLARA' Ignazio e Giovanbattista gli individui che avevano condotto in una villa di campagna della zona di Villagrazia TERESI Girolamo e i fratelli FEDERICO e il DI FRANCO Giuseppe e ivi li avevano massacrati perché i quattro erano intenzionati a vendicare la morte di Stefano BONTATE.

A proposito della villa ove i quattro erano stati uccisi aggiungeva che anche i SORCI e TERESI Giovanni con il figlio “omicida”, gli ultimi due abitanti nei pressi dei BONTATE, avevano fatto aprire “la fusione" con i corleonesi.

Secondo l'anonimo i PULLARA' avevano agito su mandato specifico di Totò RIINA e di Dino PROVENZANO forti della parentela che li lega a BRUSCA Bernardo di San Cipirrello.

Indicava quali collaboratori della strage, ROTOLO Antonino, MADONIA Francesco, Pippo CALO', Ignazio MOTISI e Matteo MOTISI, GRECO Giuseppe di NICOLO' inteso “Pino cetta”, considerato uno dei più pericolosi.

Individuava l'origine della faida nell'opposizione che BONTATE Stefano ed INZERILLO Salvatore avevano dimostrato nell'inserimento del clan dei corleonesi a Palermo, poiché gli stessi avevano sempre operato con sequestri di persona ed estorsioni.

Concludeva incitando ad una azione decisa poiché il gruppo vincente si stava impadronendo di tutta la Sicilia ed avrebbe prose8uito negli omicidi in Palermo. Quasi fosse un post scriptum menzionava FARINELLA Giuseppe di San Mauro Castelverde e SCADUTO Giovanni tra gli appartenenti al gruppo dei corleonesi. Tutti gli individui citati in tale secondo scritto anonimo sono identificati […].

Come si vede i due anonimi scritti ed inviati in tempi diversi, motivati da due fatti specifici differenti (nel primo l'arresto dei partecipanti al summit di mafia/nel secondo il sequestro e la soppressione di TERESI Girolamo, dei fratelli FEDERICO e di DI FRANCO Giuseppe), vergati in stile diverso ed indirizzati ad organi dello Stato differenti, contengono non solo indicazioni comuni relativi ai gruppi mafiosi che avevano scatenato la guerra, ma soprattutto formulano identici indizi di responsabilità a carico delle stesse persone per determinati fatti delittuosi.

Nell'anonimo pervenuto al comando del Gruppo Carabinieri nell'agosto millenovecentottantuno e quindi due mesi prima del “bliz di Via Valenza”, ai fratelli PULLARA' viene attribuita l'eliminazione delle quattro persone rimaste fedeli ai BONTATE e viene specificato che il fatto delittuoso era avvenuto in una villa della zona Villagrazia “di cui i SORCI hanno fatto fusione” e che il TERESI Giovanni con il figlio indicato come “l'omicida” dovevano essere al corrente della soppressione.

Nell'anonimo inviato alla Questura ed alla Magistratura, tra coloro "che hanno fatto il tradimento al BONTATE passando al gruppo dei corleonesi" sono enumerati Giovanni TERESI, i PULLARA' e gli SPADARO.

Inoltre alla pagina venticinque del presente rapporto nella parte nella quale sono riportate le persone indicate da fonte particolarmente qualificata quali responsabili della soppressione di TERESI Girolamo dei FEDERICO e di DI FRANCO, sono stati indicati BONTA' Antonino, TERESI Giovanni e TERESI inteso “il numero uno”.

Pertanto, anche alla luce della riscontrata presenza di PULLARA' Giovanbattista nella villa di VERNENGO, non può esservi dubbio sulla congruenza delle notizie pervenute tramite i due scritti anonimi e la fonte confidenziale.

Accertato che i fratelli PULLARA' sono certamente tra i traditori del clan BONTATE, constatato il legame di parentela con BRUSCA Bernardo nonché la già accertata amicizia con LEGGIO Luciano pare logico dedurre come aderente alla realtà, il loro passaggio con il clan dei corleonesi rappresentato dai latitanti Riina e Provenzano.

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