C’è un filo rosso che lega l’inizio e la fine della giornata di Cernobbio, in riva al Lago di Como. Il secondo giorno del Forum Ambrosetti, dedicato all’Europa, si è aperto con il messaggio del capo dello stato e si è chiuso con le parole della ministra della Giustizia. Due interventi speculari al riparo dalla mischia dei panel che affollano il workshop: quando Sergio Mattarella ha preso la parola, a metà mattino, ogni lettera è stata soppesata dagli invitati. La scena si è ripetuta in serata, quando a prendere la parola è stata Marta Cartabia. Tutti a osservare se la voce dell’uno si rispecchia in quella dell’altra, immaginando come starebbe Cartabia nel ruolo che è di Mattarella.

È un’edizione anomala del Forum Ambrosetti, inaugurato giovedì con il messaggio del presidente russo Vladimir Putin. Una tre giorni di incontri tra imprenditori, economisti e policymaker in cui ci si è chiesti se il prossimo governo di Grande coalizione in Germania sarà composto da Spd, Cdu e come terzo partito dai Verdi o dai liberali. E se in Italia dopo il governo Draghi ci sarà qualcosa di analogo, con una federazione tra Lega e Forza Italia a destra e Pd e Leu a sinistra, così da formare una grande coalizione che escluda Fratelli d’Italia e M5s. Magari proprio con Cartabia al Quirinale.

Difesa comune

Ieri mattina i lavori si sono aperti con il messaggio del presidente della Repubblica, secondo cui la risposta europea alla pandemia è stata efficace e tempestiva. Il capo dello stato ha però richiamato la necessità di sviluppare una politica estera e di sicurezza comune, che «finora è stata troppo timida»: «Di fronte alla pandemia e alle sue conseguenze, l’Unione europea ha mostrato una capacità di reazione efficace e tempestiva. Le azioni intraprese con le campagne di vaccinazione e con il sostegno alla ripresa economica confermano la bontà delle scelte prese».

Mattarella ha citato le stime economiche per i prossimi due anni, che prevedono una crescita del Pil del 6 per cento nel 2021 e del 4,4 per cento nel 2022: al quinto posto tra i paesi del G20, con un incremento a due cifre della produzione industriale. «Le risorse pubbliche messe in campo con il Recovery plan sono imponenti, tali da creare una cornice favorevole agli investimenti privati che sono attesi per alimentare una fase ancora più positiva di rilancio», ha detto Mattarella.

A proposito della situazione dell’Afghanistan conquistato dai Talebani, il presidente ha poi richiamato l’Unione europea a intensificare gli sforzi per la pace: «Un analogo impegno deve riguardare il contributo dell’Unione europea alla causa della pace, dello sviluppo, della sicurezza e della stabilità internazionale. È importante che la globalizzazione dei mercati avvenga contemporaneamente alla diffusione dei diritti, per il raggiungimento della piena dignità delle persone in ogni angolo del mondo». Di qui la necessità di una politica estera e di sicurezza comune: una materia in cui la Ue «si è mossa, sin qui, troppo timidamente».

La giornata è poi scivolata liscia con gli incontri previsti da Valerio De Molli, managing partner e Ceo di The European House Ambrosetti: un focus su Next generation Eu con il ministro della Transizione digitale, Vittorio Colao, e il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, e l’intervento del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, che ha frenato sull’apertura al nucleare di quarta generazione.

L’incontro con Renzi

Ma all’ora dell’aperitivo le orecchie erano di nuovo dritte per l’intervento di Cartabia, che ha deluso chi – tra i corridoi di Villa d’Este – cercava indizi espliciti sulla partita del Quirinale. La Guardasigilli ha dedicato alla riforma della giustizia il suo intervento: «La riforma è un’esigenza imperativa. Lo status quo non è una opzione, non possiamo stare fermi». Per Cartabia si deve intervenire sui «tempi della giustizia», anche se «il problema è più ampio, ma la questione tempo può contribuire a risanare il rapporto tra cittadini, imprese e giustizia».

Qualche accenno più generale c’è stato quando Cartabia ha risposto alle domande dei giornalisti: «Le riforme vanno portate avanti con coraggio, realismo e coralità. Non sono pessimista ma sono animata da un realistico ottimismo sulla mia riforma. La nostra società ha un gran bisogno di imparare a ricomporre i conflitti. Conviene a tutti che non si esasperino e diventino dissidi», ha spiegato la ministra.

Nonostante la diretta interessata abbia glissato sull’argomento, molto si muove già in previsione dell’elezione del capo dello stato. Venerdì sera Matteo Renzi, leader di Italia viva che ha avuto un ruolo di peso nell’elezione di Mattarella, era a Castanedolo (in provincia di Brescia) per ricordare Mino Martinazzoli, scomparso dieci anni fa. Con lui c’erano Cartabia e l’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini: «La politica deve uscire dalla dimensione del piccolo cabotaggio, deve saper tornare alla dimensione di un progetto grande. Sono felice che nel ruolo che fu di Martinazzoli ci sia oggi Marta Cartabia e non Bonafede», ha detto l’ex premier.

Una lucida interpretazione dell’incontro di Castanedolo è stata offerta ieri da Gianfranco Rotondi, l’ultimo «vero democristiano»: «Per le celebrazioni del decennale di Martinazzoli è passato nientemeno che il fiume carsico delle grandi manovre per il Quirinale», ha scritto nel suo blog sull’HuffPost.

«Venerdì Renzi ha portato i suoi due candidati al Quirinale, le due carte con cui il grande tattico di Rignano si accomoda al tavolo del risiko più spericolato della politica italiana. Renzi è già stato kingmaker di Mattarella e vuole esserlo di nuovo». Secondo Rotondi, il disegno di Renzi è noto: una forza centrale che sparigli destra e sinistra, un macronismo italiano che non può eludere la questione cattolica. Cartabia e Casini sono dentro questa narrazione. Il leader di Italia viva non sa chi dei due andrà avanti, quindi li sostiene entrambi.

 

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